E' consuetudine ormai parlare di "attacco alla democrazia" e di "violazione dei principi costituzionali" soprattutto quando si parla di giustizia, di sentenze politicizzate, di decadenze, un po' meno se ne parla quando si assiste alla morte di migranti che fuggono la guerra e la povertà, ancora meno quando si tratta della dignità dei carcerati.
Eppure la nostra democrazia, la nostra meravigliosa costituzione viene quotidianamente violentata davanti ai nostri occhi, spesso, con il nostro consenso, con il nostro silenzio e con la rassegnazione di un popolo che ha perso l'abitudine di "protestare".
La democrazia si fonda sulla partecipazione e una delle sue forme è proprio la protesta, far sentire la propria voce, dissentire da scelte politiche, da leggi e riforme che ledono i diritti dell'uomo, di ogni cittadino.
Nonostante tutto ci siamo sorbiti, quasi indolore, la Riforma Gelmini che ha devastato la scuola e l'università, una legge - può definirsi anch'essa un "porcellum"- che non ha tenuto conto delle realtà scolastiche, degli orientamenti pedagogici, non ha messo al centro lo studente ( bambino o giovane che fosse) ma solo un bilanciamento di conti, come se il vero spreco fosse lo stipendio di 1200 euro di una maestra e non gli stipendi e pensioni d'oro di migliaia di dirigenti dello stato e manager che offendono l'uomo.
La scuola vive perennemente sotto assedio, il suo ruolo delegittimato, ignorato, dalla politica e dai governi nazionali, regionali e locali. Il diritto allo studio non è messo in discussione certo, è stato, nei fatti, completamente abolito, annientato, quindi non c'è più motivo di parlarne.
Invece bisogna alzare la voce, bisogna unirsi nella protesta e condividere il dramma di tante famiglie che non possono comprare i libri ai propri bambini che piangono e si mortificano, famiglie che lottano da sole perché al loro figlio disabile non viene garantita né l'assistenza né l'insegnane di sostegno.
Dovremmo, infine ascoltare la voce degli studenti, gli unici ancora che hanno l'entusiasmo e la voglia di protestare, di dire la loro, di schierarsi contro il sistema, studenti che vengono classificati troppo giovani, nullafacenti alla ricerca di occasioni per non fare scuola, per fare vacanze anticipate. Invece loro vivono in prima linea il dramma di una scuola calpestata, ignorata, una scuola che soffre per la sua edilizia decadente, per l'assenza di bidelli e di assistenti igienico sanitari, frutto di politiche regionali scriteriate e mi riferisco all'abolizione delle province, le cui competenze in materia di scuola rimangono nel limbo, non consentendo in questo modo alle istituzioni scolastiche superiori di poter garantire le lezioni.
Dobbiamo essere accanto a questi studenti, agli insegnanti, alle famiglie, come cittadini, come componenti di una comunità, come istituzioni. chi governa ha più responsabilità, è chiamato a "fare" di più e invece noi siamo impegnati a discutere di beghe interne, di decadenze, di falchi e colombe, di rottamatori e rottamati, dimenticandoci del rispetto e la tutela della "dignità" di ogni uomo e di ogni donna.
Emanuele Tornatore
La Scuola, esempio palese di una democrazia violata - di Emanuele Tornatore
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