Il successo dello Sfincione Fest 2024 non si misura solo nei numeri di presenze – che pur rilevanti, restano semplici statistiche – ma nel significato profondo che questa manifestazione ha acquisito nel panorama enogastronomico siciliano e nell’intero territorio di Bagheria.
Un evento che ha ridato dignità e valore a Bagheria e alla sua popolazione, trasformandola da luogo simbolo dello scafazzo, emblema dell’anticultura alimentare, a vera e propria “destinazione del gusto”.
Lo scafazzo, infatti, era una pratica aberrante che prevedeva la distruzione di enormi quantità di prodotti agricoli, soprattutto arance, con lo scopo di mantenere artificialmente alti i prezzi sul mercato. Imposizione delle politiche comunitarie dell'epoca, tale misura mirava a stabilizzare i mercati e a proteggere i produttori da fluttuazioni troppo brusche dei prezzi. Tuttavia, il risultato fu esattamente l’opposto: milioni di tonnellate di prodotti agricoli, spesso di eccellente qualità, venivano distrutti, causando uno spreco incredibile di risorse e infliggendo danni all’ambiente. Questa pratica contribuì a danneggiare irrimediabilmente l’immagine dei prodotti agricoli siciliani, associandoli a uno spreco incontrollato e all'inefficienza. Nonostante le buone intenzioni iniziali, lo scafazzo non riuscì a risolvere le problematiche strutturali del settore agricolo; anzi, alimentò un circolo vizioso di dipendenza dalle sovvenzioni e di instabilità dei mercati. Bagheria, con la sua tradizione agrumicola, fu una delle zone più colpite da questo fenomeno.
Oggi, grazie allo Sfincione Fest 2024, Bagheria ha trovato il suo riscatto. Il simbolo di questa trasformazione è proprio lo sfincione, piatto tradizionale che ha innescato una vera e propria rivoluzione culturale e sociale. Il merito di tale rinascita va all’associazione “Piana d’Oro”, che con sagacia, impegno e passione ha lavorato instancabilmente per raggiungere questo straordinario successo.
Il riconoscimento va anche a Michele Balistreri, Adalberto Catanzaro, Antonio Fricano. Senza clamori né proclami, hanno saputo trasformare la città in una “destinazione del gusto”, avviando un riscatto che non è solo economico, ma anche culturale. Un sostegno fondamentale è giunto dall’amministrazione comunale, con il sindaco Filippo Maria Tripoli e gli assessori Francesco Gurrado, Daniela Vella e Antonella Insinga, che hanno creduto fermamente negli eventi organizzati durante la tre giorni di Bagheria, sostenendo il progetto con entusiasmo e visione.
Lo Sfincione Fest non è solo la celebrazione del cibo, ma è diventata la festa del riscatto della cultura gastronomica, un vero simbolo di legalità e di coesione sociale. Il cibo, infatti, non è solo nutrimento: esso rappresenta un atto di condivisione, un modo per esprimere il volto democratico di una comunità. E proprio in questo contesto, lo Sfincione Fest di Bagheria diventa la festa che riscatta l’intera comunità – sia quella istituzionale che culturale e gastronomica – assumendo un ruolo fondamentale nel restituire alla città un’identità forte e riconoscibile. Un’identità che, come diceva il grande etnologo bagherese Nino Buttitta, è un “marchio di fabbrica” che può raccontare la storia di un popolo attraverso i suoi sapori, i suoi odori e i suoi colori.
La cucina siciliana, infatti, come ha osservato Antonino Buttitta, occupa un posto fondamentale nel panorama culturale e storico dell’isola: “Occupa tutti i punti dell’intero segmento, ai cui estremi stanno natura e cultura, assunte nei loro caratteri differenziali”.
La gastronomia siciliana racconta la storia millenaria dell’isola, i cambiamenti del suo paesaggio agrario, e i miracoli di una civiltà che ha saputo costruire il proprio equilibrio vitale attorno a pochi prodotti tipici, frutto della terra e della pastorizia.
Bagheria, oggi, si afferma come una vera e propria destinazione del gusto, grazie non solo alla tradizione culinaria legata allo sfincione, ma anche al prestigio delle sue strutture gastronomiche, come la conquista delle due stelle Michelin, i catering delle fascinose ville oramai meta di tanti matrimoni che con il suo arcifamoso “arco azzurro” di Mongerbino hanno consacrato Bagheria a città dell’amore, le trattorie storiche che offrono cucina tradizionale di alta qualità, i panificatori premiati a livello nazionale e le aziende rinomate nella lavorazione delle acciughe, il lavoro certosino di Slow Food, l’Associazione dei produttori di limoni (APO), ecc. Questo riconoscimento arriva dalla resilienza della popolazione bagherese, che ha saputo superare le difficoltà storiche, trasformando un passato di scarsità e spreco in un futuro di eccellenza gastronomica.
Oggi, Bagheria è una città che si sta affermando come un punto di riferimento non solo per i siciliani, ma anche per i turisti alla ricerca di un'autentica esperienza gastronomica, simbolo di una rinnovata consapevolezza e valorizzazione della propria tradizione culinaria.