Il funerale di Maria Trupia Mineo e di Caterina Fricano: assieme, come lo furono 51 anni fa

Il funerale di Maria Trupia Mineo e di Caterina Fricano: assieme, come lo furono 51 anni fa

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E' mestiere duro il nostro quando ti trovi costretto dalle circostanze a dovere raccontare il dolore: non quello letterario, ma quello vero, crudo che le vittime di queste tragedie vivono sulla loro pelle: che è come precipitare in un gorgo della coscienza profondissimo, nero e oscuro,;e si pensa di stare vivendo un sogno bruttissimo dal quale ti vuoi liberare con il risveglio.

Ma il risveglio è peggio del sogno, perchè le bare nella loro freddezza sono là, mentre la mamma, la nonna, con il loro sorriso, la loro comprensione, il loro affetto, la  quotidianeità  dei loro comportamenti, delle loro parole, dei loro gesti, non ci sono più.

E la percezione e la consapevolezza piena del dolore arriverà lentamente, quando il grande, affettuoso abbraccio di parenti e amici che in questi giorni in qualche modo ti ha sommerso, ti ha impedito quasi di riflettere e di pensare, via via  si sbrina e si resta sostanzialmente soli  a dovere risolvere piccoli e grandi problemi, a partire dalle assenze quotidiane delle persone che ti erano più care.

E loro, i ragazzi Fricano, dovranno trovare la forza di farcela, hanno il dovere di farcela.

Ma il dolore come l'amore, la dolcezza al core del poeta sommo, 'ntender no lo può chi non lo prova'.

Per questo le nostre parole, ma non solo, sono come gusci vuoti o effimere bolle di sapone.

Ma viene da pensare alle coincidenze: 51 anni fa nonna Maria dava alla vita una nuova creatura, Caterina;  assieme oggi, come lo furono 51 anni fa in un rapporto simbiotico, se ne vanno, senza vita e in due bare diverse a poca distanza l'una dall'altra.

Allora in un percorso di vita, oggi invece in un percorso di morte.

Non sembra giusto, non è naturale; ma il destino, le coincidenze, il disegno divino, come ritiene chi crede, hanno dato stavolta questa risposta all'enigma del mistero della vita e della morte

La famiglia Fricano, i figli e nipoti delle defunte, Rosario, Isidoro, Emanuele, Francesca, è profondamente religiosa, molti erano e sono membri della Confraternità dell'Addolorata e di S.Giuseppe e dalle parole di conforto espresse da don Filippo Custode avranno tratto lenimento al loro dolore.

La vita mutata ma non tolta, l'imperscrutabile disegno divino, il caso, ( o il demonio che ci mette la coda, come siamo abituati a pensare), ma anche la mano miracolosa che ha impedito che la tragedia avesse dimensioni ancora più catastrofiche; tutto fa pensare alla presenza del sacro e del divino.

Sono oltre dieci i concelebranti tra sacerdoti e diaconi laici che affiancano don Filippo Custode e il decano della parrocchia del Santo Sepolcro padre Mario Di Lorenzo, ed almeno duemila persone stanno in una chiesa stracolma, in una piazza piena di cui  ne resta libero solo uno spicchio dove picchia l'ultimo caldo sole di settembre; e quando le due bare alle cinque in punto escono sul sagrato scatta l'applauso liberatorio, che è il riconoscimento con cui intendiamo onorare esistenze dure, di sacrifici, ma anche di fede, di dedizione e di amore verso gli altri.

Un riconoscimento spontaneo e semplice, se vogliamo, ma che contiene tanti messaggi e che consacra  una vita  esemplare che Mamma Maria e la figlia Caterina hanno condotto nel loro passaggio su questa terra.

Il parroco in chiusura di cerimonia ha chiesto di evitare per oggi l'estenuante rito degli abbracci e delle condoglianze: ci sarà modo, ci sarà tempo.

Questi ragazzi hanno adesso bisogno di stare soli, tra di loro e con se stessi, per prendere consapevolezza di quanto accaduto, per rielaborare il lutto, per accettare che da oggi saranno più soli, ma forse più forti, perchè da queste terribili esperienze si esce provati, ma si capisce, più di come possa accadere a chi non è toccato da queste tragedie, quello che conta veramente nella vita.