Attualità

La querelle tra l'ing. Nino D'amato e l'ing. Giuseppe Bagnera che si trascina ormai dal mese di maggio del 2007  arriva ad una svolta.

Il 25 giugno 2013 il GUP presso il Tribunale di Palermo, Dott. Piergiorgio Morosini, ha rinviato a giudizio l’ing. Giuseppe Bagnera e l’ex Sindaco di Santa Flavia Nicolò Lo Coco contestando loro il reato di diffamazione a mezzo stampa commesso nei confronti dell’ing. Nino D’Amato.

Come si ricorderà la vicenda nasce dalla pubblicazione del libro “Storia documentale del Porto di Porticello”, redatto e pubblicato dall’ing. Nino D’Amato nel mese di maggio 2007, per confutare e smentire le argomentazioni e i meriti posti a base della delibera di intestazione del Porto di Porticello alla memoria dell’On.le Giuseppe Bagnera.

A seguito di ciò era scaturita la presa di posizione da parte dell’ing. Bagnera che intimava e diffidava, con numerosi manifesti murali affissi in tutto il Comune di Santa Flavia, l’ing. D’Amato a ritrattare, quanto affermato nel proprio libro storiografico.

Poiché l’ing. D’Amato non riteneva di smentire alcunché, essendo basato il proprio libro su inconfutabili prove documentali, l’ing. Bagnera il 19 luglio 2008 distribuiva in Largo Trizzanò a Porticello un testo dal titolo “La mia risposta a Nino D’Amato”, che, secondo l’interpretazione dell’ing. D’Amato, era fortemente offensivo e lesivo dell’onore e del decoro della propria persona, e di quella dell’omonimo zio, comm. Antonino D’Amato, Sindaco del Comune di Santa Flavia in tutto l’arco temporale in cui venne programmato e realizzato il Porto di Porticello.

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In particolare nella risposta del Bagnera si affermava testualmente: 'Non ho bisogno di dimostrare personalmente al D'Amato con documenti ciò che è una realtà storica da tutti riconosciuta, nè voglio contestare pagina per pagina tutte le scellerate affermazioni e le enormi falsità scritte su mio padre, perchè ne scaturirebbe una lunga e inutile polemica'

Ha evitato la lunga ed inutile polemica l'ing. Giuseppe Bagnera figlio, ma non è riuscito ad  evitare il rinvio a giudizio del GIP Morosini.

Nel testo del Bagnera era altresì allegata una memoria dell’ex Sindaco Nicolò Lo Coco, anch’essa ritenuta dal D’Amato fortemente offensiva nei confronti dello zio comm. D’Amato ex Sindaco; tesi anche questa condivisa dal Gip.


La vicenda quindi si è trasferita in Tribunale; l’ing. Nino D’Amato è difeso dall’Avv. Tania Naro, gli imputati dall’Avv. Enrico Sorgi.


 

I conflitti all’interno dei componenti della famiglia mafiosa di Bagheria non sono solo dovute al comportamento di Carmelo Bartolone che morde il freno perché intende contare di più nell’organigramma di direzione mafioso bagherese ; c’è ne un altro di conflitto, documentato da una mole di intercettazioni che testimoniano che anche Sergio Flamia, al di là dell’atteggiamento di rispetto formale, lo chiama Zu Ginu e gli da del Lei, mal tollera a volte la leadership di Gino Di Salvo.

E sono decine le occasioni in cui Flamia lascia trasparire una manifesta insofferenza nel modo di gestire le cose da parte del Di Salvo, soprattutto per quanto riguarda la gestione delle risorse della 'famiglia'.

A partire dall’investitura di capofamiglia, che sarebbe stata in qualche modo una scelta di necessità dovuta al fatto che il Flamia che avrebbe potuto aspirare a tale ruolo, era appena uscito di galera ed era fortemente attenzionato dalle autorità di polizia, mentre il Di Salvo sembrava essere meno sotto pressione.

Quelle che seguono sono le intercettazioni testuali, effettuate per la gran parte all’interno di un furgone Renault Kangoo in uso a Gagliano Vincenzo, e le chiose dell’A. G.

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FLAMIA: "gli abbiamo dato questa cosa perchè lui si può muovere ed è giusto che...anche per un senso di rispetto di una persona più grande...minchia ma lui non lo capisce...a lui gli sembra, gli sembra che abbia qualche passo avanti di me...o di te...” dice: "vero è...ti sembra che noi non siamo persone che facciamo caso a queste cose..."...vero è che non facciamo caso a queste cose...io....lo faccio fare lo faccio sfare...mi viene conveniente perchè se sbatte la faccia...la sbatte lui....però quando lui sbatte la faccia poi qualcuno viene da me: "ma tu perchè gli hai dato questo spazio di fare..."
 

GAGLIANO: ...certo la responsabilità...vuol dire la responsabilità è tua...

FLAMIA: ...minchia...non lo vuole capire...gliel'ho detto tre volte proprio di brutto: "ZU GI'...non si dimentichi che quando è successo quel discorso...a me è arrivata la notizia che vossia di dentro non doveva uscire più..." ...dice:"ma sono tragedie" "e ma o sono tragedie o non sono tragedie....intanto io dovevo fare il dovere che doveva andarci vossia…invece no..gli ho detto..mi sono messo davanti."

FLAMIA indicava in ZARCONE Antonino la prima minaccia del DI SALVO Giacinto, asserendo di averlo allontanato più volte allor quando aveva cercato di minare la “leadership” del DI SALVO: “a quello l'ho cacciato un pò di volte…a NINO un po’ di volte l'ho cacciato....ecco quanto si dice che un episodio una cosa ti cambia la vita…ti può cambiare la vita....”.


Nell’ulteriore tratto di conversazione FLAMIA rendeva partecipe il GAGLIANO Vincenzo che se fosse in grado di poter scegliere abbandonerebbe tutti andandosene in campagna ma GAGLIANO contestava il fatto che secondo lui FLAMIA aveva sbagliato ad esporsi: “…secondo me hai sbagliato a sederti nuovamente al tavolo…”.

FLAMIA precisava che inizialmente non aveva intenzione di ricoprire alcun ruolo ma che a causa del DI SALVO Giacinto era stato costretto ad avere un ruolo attivo nella famiglia mafiosa di Bagheria per sostenere proprio l’azione di comando del DI SALVO, supportandolo inoltre nel corso di alcuni tentativi di insubordinazione posti in essere da appartenenti ad altre famiglie mafiose: “non volevo…io…vero…questo gran cornuto mi è venuto a consumare...questo gran cornuto...perchè a me che michià mi interessa ...che minchia me ne avess...che minchia me ne fotteva a me di GINO se forse se lo volevano mangiare o non se lo volevano mangiare...se il paese se lo prendevano gli estranei se pe......che minchia mi intere.... perchè che me lo ha lasciato mio padre il paese di Bagheria...a me mio padre niente mi ha lasciato... un pò di debiti mi ha lasciato...”.

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FLAMIA: ENZO, ti giuro...ma per l'anima di mio padre...ti giuro…che io a mio padre veramente ci voleva bene…ti giuro sopra i miei nipoti…sopra i miei figli…che se io lo potessi fare...lo potessi fare…io me ne andrei in campagna e non scenderei neanche un minuto…ma che la spesa?....”KATIA vai a farla tu”...per non guardare a nessuno in faccia… sono stanco ENZO di vedere queste cose storte…di vedere queste cose...sono stanco...ma ti giuro vero...minchia ti ho giurato sulle cose più care vero che ho ...sono stanco non ce la faccio più....

GAGLIANO: …secondo me hai sbagliato a sederti nuovamente al tavolo…


FLAMIA: ...che minchia me ne avess...che minchia me ne fotteva a me di GINO se forse se lo volevano mangiare o non se lo volevano mangiare...se il paese se lo...c'ho messo la faccia...per parargli i colpi a vossia...ed il culo a vossia..." ...dice:" perchè?" ..."no...vossia merita questo ed altro...minchia"...gli ho detto: "però le cose diciamocele" ...gli ho detto: "non volevo…io… ma vero… grandissimo cornuto che è..mi ha rovinato questo gran cornuto ...ma vero mi ha rovinato...minchia a quello l'avevo cacciato via che io non volevo sapere più niente...e lui va a fare un bordello mi fa chiamare da VINCENZO il ...(incomprensibile)...per sistemare le cose.… minchia quando uno dice consuma case...perché ti giuro vero ENZO non volevo sapere più niente...

GAGLIANO: una volta me lo hai detto...

FLAMIA: ...non volevo sapere più niente!! ... non ne volevo sentire più niente perché sono stanco ho la minchia gonfia di combattere con tutte queste tragedie..e con tutta questa gentaglia perché sono gentaglia...sono gentaglia....che per me la differenza tra un "magnaccio" che prende la moglie e la porta a fottere e lui non cambia niente!!! Non cambia niente perché dovendo andare …. facendo i "magnacci" per fa...per campare sopra le persone...cornuto che sei!!! se hai abilità vai a guadagnare il pane...vattene a rubare...vattene a fare rapine gran cornuto che sei...no che tu...(pausa) ... da come sta camminando lui una brutta vecchiaia avrà...di come sta camminando lui avrà una brutta vecchiaia perché quello che si semina no cosa si semina si raccoglie ENZO...io sono sicuro che appena a noi altri ...(incomprensibile)...chi è che mette piedi... un lavoro a lui non glielo faranno prendere più...lhè...quando viene qualche persona da me...

GAGLIANO: ...altro che uno...

FLAMIA: ...ma ti giuro veramente...io non voglio sapere più niente...io..appena ci liberiamo di questo "fatto" ora...se il Signore vuole che...arriviamo a sistemare la cosa che non succede niente...prima delle ferie...gli dico: "mi dovete fare un favore...io ho tanti problemi...sbrigatevela voi altri...perchè io per ora ho troppi impegni per andare dietro a questi discorsi... se ci dovessero essere discorsi delicati, discorsi seri, me lo fate sapere che sono a disposizione... me ne esco da questa tarantella perchè... non ci sono le condizioni ENZO...e neanche le persone”.

Continua

 

 

 

Sono giorni, settimane, mesi che noi cittadini di Santa Flavia e Porticello assistiamo sgomenti all’inarrestabile e preoccupante accumulo di ingenti quantità di immondizia, a ridosso delle case, e al formarsi, in alcuni punti di raccolta a pochi metri dalle abitazioni, di vere e proprie discariche. 

Come sta accadendo a via Giovanni Falcone diventata di recente una specie di inceneritore a cielo aperto.

Siamo costretti ormai ad andare quotidianamente per vie maleodoranti ed è una sfida improvvida osare passeggiare, per esempio, nella zona di Piano Stenditore accompagnati dalle esalazioni malsane prodotte dai rifiuti ivi ammassati.

L’emergenza ecologica che stiamo vivendo è di per sé una grave emergenza sanitaria al cui aggravamento contribuisce il gesto insano di alcuni ignoti (persone esasperate, ma ignare delle conseguenze del loro atto?) che danno fuoco a tali bombe ecologiche.

Accade sempre più spesso infatti di dover respirare un’aria contaminata dalle tossine sprigionate dalla loro combustione.

Questa occorrenza peraltro si verifica in una cittadina che fino a qualche tempo fa usufruiva di alcuni, sia pur sparuti e non sempre efficienti, punti di raccolta differenziata.

Abbiamo invece assistito alla scomparsa progressiva dei cassonetti appositi e al selvaggio ammassarsi dell’indifferenzato con gli esiti sopra denunziati.

E’ nota l’annosa e sorprendente pazienza di cui sono capaci i siciliani. Essa, come vediamo, continua ad esercitarsi anche a discapito della loro salute.

Tuttavia, avere pazienza, in questo caso, non è prova di virtù, ma di colpevole connivenza. Per questo decidiamo di denunciare questo stato di cose chiedendo con forza alle autorità competenti di tutelare l’ambiente e la salute dei cittadini. E colpisce l’assordante silenzio dei mass-media che dovrebbero attivarsi per denunciare questo stato di cose.

Si rivendica a viva voce, dunque, una soluzione radicale del problema che non può essere affrontato solo con rimozioni eccezionali per poi tornare a veder crescere nuove montagne di rifiuti. Occorre creare un virtuoso sistema di raccolta differenziata che si colleghi con forme di riciclo economicamente produttivo.

I firmatari di questa petizione si dichiarano disponibili a dare un contributo fattivo per l’ideazione di programmi alternativi di smaltimento e di riciclaggio.

Primi firmatari: 

Domenica Perrone, Maria Carmela Sorci, Caterina Balistreri Marino, Gabriella De Lisi.

Per quanti volessero aderire copia della petizione è esposta a Santa Flavia e Porticello presso luoghi di aggregazione e attività commerciali pubbliche.

 

Vi riportiamo riferitoci dall'.avv. Daniela Di Carlo lo stralcio della sentenza della Commissione provinciale Tributaria in cui si spiegano molto chiaramente le ragioni dell'illegittimità del raddoppio della Tarsu deliberata dal sindaco Vincenzo Lo Meo nell'agosto del 2011.

Precisiamo ancora una volta che la sentenza ha valore solo nei confronti del singolo ricorrente, e non vale 'erga omnes' cioè nei confronti di tutti.

La Giustizia Tributaria con un’articolata ed approfondita motivazione accoglie la doglianza del ricorrente stabilendo che il provvedimento con il quale la Giunta Municipale ha deliberato di aumentare del doppio l’aliquota TARSU è viziato da incompetenza funzionale.

Si legge nel testo della pronuncia: “la determinazione della tariffa TARSU costituisce un atto di carattere generale ed astratto e conseguentemente rientra negli atti di carattere regolamentare, comunque espressamente attribuiti alla competenza del Consiglio Comunale.

In buona sostanza – ci spiega l’avv. Daniela Di Carlo - il Collegio ha ribadito, con ineccepibile chiarezza, che negli enti locali siciliani, a differenza di quanto avviene nel resto del territorio nazionale, la competenza per ogni aspetto che concerne l’ordinamento dei tributi, ivi compresa la disciplina delle aliquote, spetta al Consiglio Comunale.

Seguendo il descritto percorso logico, la Commissione Tributaria  provinciale ha annullato la cartella impugnata poiché la pretesa tributaria alla stessa sottesa trova la sua fonte nella delibera illegittima e, in quanto tale, disapplicabile.

I Giudici della prima sezione hanno, pertanto, svolto un accertamento incidentale, relativamente alla illegittimità della delibera comunale, al fine di dichiarare illegittimo l’atto impositivo rappresentato dalla cartella di pagamento.

Il Comune potrebbe, se lo volesse, interporre appello, presso la Commissione tributaria regionale.  

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