Due 'pentiti' squarciano il velo sui segreti del 'sistema Giacchetto'

Due 'pentiti' squarciano il velo sui segreti del 'sistema Giacchetto'

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Due collaboratori di Giacchetto (uno dei quali bagherese) stanno squarciando il velo sul sistemadi corruzione organizzato da Fausto Giacchetto. Sono loro che stanno scoperchiando il sistema di mazzette messo in campo dal re della pubblicità.

Ho conosciuto Giacchetto nel 2003 – racconta uno dei due – inizialmente ho ritenuto che fosse una persona perbene e corretta, ma con il passare degli anni così non si è rivelato. Nel 2006 mi convinse a costituire la “Sicily comunication srl” (oggi “Media Consulting srl“). Tale società si occupava di comunicazione: era ed è tutt’oggi un centro media. L’attività si rivelò subito proficua grazie ai clienti che mi procurava Giacchetto, in primis l’ente di formazione Ciapi. Così costituì anche un’altra società, la “Media center & management srl”. Giacchetto era davvero un leader carismatico, e col tempo è divenuto di fatto il vero proprietario/amministratore delle società. Io invece divenni il suo factotum, con uno stipendio di tremila euro. Col tempo, Giacchetto mi ha psicologicamente annullato come persona e come uomo, tutte le mie azioni sono state da lui completamente controllate”.

“Emettevo fatture di comodo, trasferivo somme di denaro in suo favore o di altri soggetti, acquistavo beni di lusso, come orologi Patek Philippe”.

Nella primavera 2008, Giacchetto incaricò il suo fidato di occuparsi della campagna elettorale di alcuni politici: “Mi disse che avrei dovuto curare, e pagare per suo conto, i rapporti con le tipografie per la stampa di tutta una serie di manifesti e fac-simili elettorali di candidati da lui sostenuti”. In quei mesi ha visto con i suoi occhi una processione di politici nello studio di Giacchetto: “Scoma, Cascio, Vitrano, Caputo, Cintola e altri che al momento non ricordo – dice il collaboratore dei pubblici ministeriGiacchetto mi disse che avrei dovuto chiedere alle tipografie che emettevano le fatture di non riportare come descrizione la fornitura del materiale elettorale”.

E così avvenne.

Dopo i rimborsi elettorali vennero i viaggi. “Ricordo un viaggio del costo di 36.350 euro effettuato in Tunisia dal 22 al 26 agosto da Giacchetto con la sua famiglia e con quella di due onorevoli”.

Il pentito parla pure di un soggiorno da 12 mila euro di Giacchetto e Scoma, con relative famiglie, nell’esclusivo hotel Quisiana di Capri.

V.A. ha descritto poi un bonifico di 3.000 euro che aveva come causale “Sara”: “Giacchetto mi disse di effettuare il bonifico in favore della soubrette Sara Tommasi“, ha messo a verbale. “Dopo qualch giorno mi fece avere una bozza di contratto di cessione dei diritti di utilizzo di immagini fotografiche tra la Media center e la Tommasi, affinché lo firmassi. Non avendo mai ricevuto il contratto firmato dalla controparte, né la fattura per il bonifico effettuato alla Tommasi chiesi notizie a Giacchetto, che mi fece intendere che non si trattava di un servizio fotografico, ma di un pagamento per delle prestazioni di altra natura”.

Se mi rifiutavo di eseguire i suoi ordini – ha spiegato – Giacchetto mi diceva: 'ti ammazzo. Oppure minacciava di licenziarmi o di non darmi lo stipendio”.

Dal 2010, Giacchetto mise in campo un’altra persona, C.S. anche lui sta collaborando con i finanzieri del nucleo di polizia tributaria.

E ha raccontato la storia di alcuni appartamenti in via Principe di Belmonte che Giacchetto dava in prestito ad alcuni politici, non si comprende a che titolo:

L’appartamento A era concesso in uso a un onorevole, almeno dal 2008 fino al dicembre 2011, quando poi si è trasferito in un altro appartamento di Giacchetto, in via Morello. Ad oggi l’appartamento A è utilizzato dall’onorevole.

da BLOGSICILIA