Attualità

Dieci anni esatti di vita è durata l'esperienza del Museo del giocattolo a Bagheria al palazzo Cutò, che in questo periodo è stata sede di uno dei due soli musei di questo genere esistenti in Italia, l'altro è ad Angera sul lago di Como, nella casa dei Borromeo, gli eredi di San Carlo Borromeo.

In dieci anni, dal 20 novembre 2004,  decine di migliaia di grandi e piccini hanno spalancato gli occhi davanti alle bambole senza tempo, le Barbie ante litteram, agli abiti, alle bici, alle carrozzine, alle trottole, ai pattini, ai pezzi di legno incrociati che parlano il linguaggio eterno dei bambini che giocano con nulla e con tutto.

Un piccolo ma inimitabile gioiello che soltanto la disattenzione, per usare un eufemismo, di una classe politica e dirigente può permettere che la nostra comunità perda.

Il Museo del giocattolo, museo di nicchia per eccellenza è assieme al Museo del manifesto cinematografico, frutto della generosa donazione di Filippo Lo Medico e alla raccolta di memorie civiche di Angelo Restivo, una delle cose più raffinate che ci siano a Bagheria.

Un museo frutto dei sacrifici e della passione  di Pietro Piraino Papoff che ha dedicato tutta la vita alla ricerca e all'acquisizione di esemplari di giocattoli, abiti, personaggi in cera dei tempi passati, riuscendo a mettere assieme anche qualche esemplare unico: tale è una piccola pistola di legno realizzata da un internato nei campi di concentramento nazisti, per dare uno strumento di gioco  ad un bambino, sia pure in condizioni drammatiche di detenzione, e un organo di Barberìa del periodo napoleonico.

La gran parte degli oltre mille pezzi che compongono la raccolta, per dire del loro valore storico e artistico, sono sotto la tutela ed il vincolo della Sovrintendenza ai Beni culturali e del Ministero competente.

Recentemente anche  l'intera collezione delle cere con  motivi sacri e profani, quasi esclusivamente delle scuole siciliana e napoletana, è stata posta con decreto sotto il vincolo della Sovrintendenza.

Quando andiamo a trovare Pietro Piraino a palazzo Cutò, ti prende lo sconforto perchè ormai quasi tutti i pezzi sono stati riposti negli scatoli di cartone, catalogati, imballati con cura e amore; le vetrine sono ormai povere e spoglie in quegli ambienti che sino a qualche giorno fa erano un trionfo di colori.

Cosa è accaduto? semplicemente nulla.

Gli impegni solennemente assunti, il lavoro preparatorio per il trasferimento in quella che era stata pensata e strutturata come sede del museo del giocattolo, e cioè la rinata Certosa, pare di capire che sono stati di fatto annullati e che i locali della Certosa  verranno occupati da altri e da  altro.

 Il Museo del giocattolo, nella Bagheria città di cultura, nella Bagheria che deve puntare sul turismo, così come recitano i politici nei loro cicalecci quotidiani, non avrà posto; anzi dovrà cedere i locali al DAMS acronimo incomprensibile per i più e che per Bagheria è rimasto solo tale, perchè non si è mai riempito di veri contenuti, ed i locali pare saranno destinati a sede di un istituendo Museo del cinema, idea ancora fumosa, i cui contorni non sono chiari nemmeno a chi la propone.

Chi realizzerà e cosa sarà questo Museo del cinema? Nessuno ne sa nulla, non se ne è mai parlato in nessuna sede istituzionale, una proposta buttata là qualche tempo fa durante i festeggiamenti per  Peppuccio Tornatore, incautamente tirato in ballo nell'ultima sua apparizione pubblica a Bagheria, e il cui nome viene speso  generosamente come inevitabile testimonial del progetto, e che però cadeva dalle nuvole: 'Sì certo, una bella idea da approfondire, ma è tempo di vacchie magre'

Insomma per un Museo del cinema a Bagheria ci vogliono soldi, tanti soldi,  ma anche e soprattutto chiarezza e trasparenza che sinora sono stati pari a zero.

Intanto, per mettersi al sicuro, si sbaracca quello che c'era, e che non ci sarà più: le migliaia di pagine Internet che parlano del Museo del giocattolo a Bagheria saranno materiale di archivio per gli storici.

altPiraino ci racconta una storia che ha dell'incredibile: ormai da due anni si lavorarava ad una soluzione definitiva per il Museo del giocattolo, sia dal punto di vista della location che dal punto di vista giuridico-normativo.

I locali, si diceva, sarebbero stati quelli della restaurata Certosa, in cui peraltro, proprio con la collaborazione di Piraino, alcuni  servizi erano stati strutturali e dimensionati sulle esigenze del Museo dei giocattolo, e dove oltre al Museo avrebbe avuto sede una scuola di ceroplastica, arte i cui esperti si contano oggi sulle dita di una mano, e due di queste dita dita sono Pietro Piraino e la figlia Laila.

In un eccesso di entusiasmo si parlò di ricreare quelle cere, rese eterne nelle testimonianze dei viaggiatori del '700, che di quella Certosa rimasero ammaliati: un'idea affascinante.

In estate Pietro Piraino attraversò un brutto momento, perchè gli era stata diagnosticata una patologia che gli avrebbe impedito di accudire, come avrebbe voluto, la sua creatura: mandò una mail al comune manifestando, in quel momento di sconforto, la sua indisponibilità ad andare avanti.

Nel giro di due settimane però la situazione cambiò: un intervento, in un centro specialistico, avrebbe potuto ridare a Pietro Piraino la piena efficienza fisica, e di questo il responsabile del Museo informò gli amministratori.

Silenzio assoluto, mentre alla prima mail era seguita una precipitosa presa d'atto e un sostanziale benservito.

Adesso la situazione è cambiata: noi pensiamo di interpretare il desiderio dei bagheresi che amano, malgrado tutto,  questa città, che non vogliono cancellare un altro piccolo pezzo della Bagheria colta e accogliente: non stiamo parlando di paccotiglia, parliamo di testimonianze straordinarie che, se opportunamente valorizzate, possono richiamare un turismo di nicchia, le scuole in particolare.

Ci permettiamo di fare un appello al sindaco Vincenzo Lo Meo e all'assessore alla cultura Dora Favatella Lo Cascio: si vada ad un approfondimento della questione, e non si facciano prevalere sugli interessi generali, piccoli interessi particolaristici e di bottega.

Si trovi una soluzione possibile per dare degna e definitiva sistemazione al Museo del giocattolo a Bagheria, che non va considerato piccolo e inutile gioiello da rivendere dal rigattiere.

Sarebbe una colpa gravissima rendersi responsabili della perdita di questo piccolo, grande patrimonio; sarebbe imperdonabile fare spallucce pensando che i baaarioti digeriscono e accettano tutto, perchè ci sono molti segni che fanno pensare che non è più così.

 

 

A Benedetto Mineo, amministratore delegato di Equitalia, il quotidiano La Repubblica nell'inserto economico del lunedì dedica una intera pagina curata da Giovanni Valentini, una delle firme più prestigiose del quotidiano fondato da Eugenio Scalfari, che già nel titolo definisce Mineo, l'uomo della 'svolta di una Equitalia dal volto umano'.

E le pezze d'appoggio per giustificare questa nuova filosofia dell'amministratore delegato di Equitalia ci sono tutte.

Benedetto Mineo, Benni per gli amici, 52 anni, appassionato di pallacanestro ed il cui padre Giovanni fu negli anni '70 uno dei maggiorenti della Democrazia Cristiana bagherese, dopo una breve apparizione in politica (a cavallo degli anni '90  fu consigliere comunale anche lui per la Democrazia cristiana), ha percorso tutto il cursus honorum all'interno della Regione siciliana.

Vicecapo di gabinetto di Totò Cuffaro, dirigente generale del Dipartimento finanze e credito dell' Asessorato alle finanze con Cintola e Lo Porto, non riconfermato da Raffaele Lombardo che lo emarginò, ebbe l'occasione buona quando Attilio Befera presidente di Equitalia gli offri di lavorare con lui.

Per un certo periodo fu a Napoli dove si occupò della liquidazione di una miriade di agenzie di riscossione, quindi il grande salto nel ruolo di amministratore delegato di Equitalia, che essendo l'Agenzia di riscossione di tasse e imposte, non si era guadagnata una bella immagine, in un momento economico come quello che attraversiamo.

Le sue presenze a Bagheria si sono sempre più diradate da quando nel 2005 si trasferì a Palermo; a Bagheria torna ormai solo per stare assieme ai suoi familiari.

altMineo sta portando avanti con grande energia e convinzione un riposizionamento dell'immagine o per meglio dire della percezione che il contribuente ha di Equitalia: ha iniziato nel maggio scorso quando, traendo spunto da una vicenda di cronaca (un piccolo imprenditore pugliese aveva scritto una lettera  alla Gazzetta del Mezzogiorno in cui manifestava il proprio proposito di suicidarsi perchè non riusciva a pagare le tasse), indirizzò una lettera ai dirigenti di Equitalia in cui si fissavano le linee guida della nuova filosofia di Equitalia 

Il rapporto con i cittadini sia sempre 'orientato alla sensibilità', basato sul 'dialogo' e sulla valutazione 'caso per caso', consigliava la lettera.

'Siamo consapevoli - aggiungeva Mineo in quella nota - che l'arrivo di una richiesta dall'agente della riscossione in un  momento come quello che stiamo vivendo, possa infrangere equilibri già instabile faccia emergere un sentimento di resa, poi di vergogna, che si traduce nell'incapacità stessa di chiedere aiuto'.

Ed ancora 'non possiamo permetterci di commettere errori, o di avere un comportamento non adeguatamente orientato alla sensibilità che queste circostanze richiedono'

E concludeva ' Non si tratta di venire meno al rispetto delle funzioni che ci sono assegnate, ma di proseguire sulla strada che già l'anno scorso abbiamo aperto con l'introduzione in ogni provincia del cosiddetto sportello amico'.

E questo di 'sportello amico' è uno dei motivi che ritorna nella chiaccherata con Valentini, al cui interno vengono trattati casi particolari delle fasce sociali più deboli, anziani, pensionati e piccoli imprenditori.

'Nessuno di noi paga le tasse volentieri' spiega Mineo a Valentini, 'ma il contribuente deve avere almeno la sensazione di pagare un servizio al giusto prezzo'.

Per ammettere in chiusura 'non c'è dubbio che una pressione fiscale così alta rende difficile esigere il pagamento delle tasse'.

In sintonia con quanto Attilio Befera il presidente di Equitalia si era lasciato scappare qualche giorno fa affermando che esisteva una 'evasione di necessità', correggendo poi la frase in 'evasione per liquidità'.

 

Nella foto interna  Benedetto Mineo nel ritratto realizzato dal disegnatore Darlush Radpur e pubblicato su Repubblica

 

 

 

 

E' consuetudine ormai parlare di "attacco alla democrazia" e di "violazione dei principi costituzionali" soprattutto quando si parla di giustizia, di sentenze politicizzate, di decadenze, un po' meno se ne parla quando si assiste alla morte di migranti che fuggono la guerra e la povertà, ancora meno quando si tratta della dignità dei carcerati.

Eppure la nostra democrazia, la nostra meravigliosa costituzione viene quotidianamente violentata davanti ai nostri occhi, spesso, con il nostro consenso, con il nostro silenzio e con la rassegnazione di un popolo che ha perso l'abitudine di "protestare".

La democrazia si fonda sulla partecipazione e una delle sue forme è proprio la protesta, far sentire la propria voce, dissentire da scelte politiche, da leggi e riforme che ledono i diritti dell'uomo, di ogni cittadino.

Nonostante tutto ci siamo sorbiti, quasi indolore, la Riforma Gelmini che ha devastato la scuola e l'università, una legge - può definirsi anch'essa un "porcellum"- che non ha tenuto conto delle realtà scolastiche, degli orientamenti pedagogici, non ha messo al centro lo studente ( bambino o giovane che fosse) ma solo un bilanciamento di conti, come se il vero spreco fosse lo stipendio di 1200 euro di una maestra e non gli stipendi e pensioni d'oro di migliaia di dirigenti dello stato e manager che offendono l'uomo.

La scuola vive perennemente sotto assedio, il suo ruolo delegittimato, ignorato, dalla politica e dai governi nazionali, regionali e locali. Il diritto allo studio non è messo in discussione certo, è stato, nei fatti, completamente abolito, annientato, quindi non c'è più motivo di parlarne.

Invece bisogna alzare la voce, bisogna unirsi nella protesta e condividere il dramma di tante famiglie che non possono comprare i libri ai propri bambini che piangono e si mortificano, famiglie che lottano da sole perché al loro figlio disabile non viene garantita né l'assistenza né l'insegnane di sostegno.

Dovremmo, infine ascoltare la voce degli studenti, gli unici ancora che hanno l'entusiasmo e la voglia di protestare, di dire la loro, di schierarsi contro il sistema, studenti che vengono classificati troppo giovani, nullafacenti alla ricerca di occasioni per non fare scuola, per fare vacanze anticipate. Invece loro vivono in prima linea il dramma di una scuola calpestata, ignorata, una scuola che soffre per la sua edilizia decadente, per l'assenza di bidelli e di assistenti igienico sanitari, frutto di politiche regionali scriteriate e mi riferisco all'abolizione delle province, le cui competenze in materia di scuola rimangono nel limbo, non consentendo in questo modo alle istituzioni scolastiche superiori di poter garantire le lezioni.

Dobbiamo essere accanto a questi studenti, agli insegnanti, alle famiglie, come cittadini, come componenti di una comunità, come istituzioni. chi governa ha più responsabilità, è chiamato a "fare" di più e invece noi siamo impegnati a discutere di beghe interne, di decadenze, di falchi e colombe, di rottamatori e rottamati, dimenticandoci del rispetto e la tutela della "dignità" di ogni uomo e di ogni donna.

Emanuele Tornatore 

 

Un evento nell’evento: nell’occasione della proiezione del docu-film “La voce di Impastato” del regista Ivan Vadori la Città di Bagheria ha organizzato una due giorni dedicata a Peppino Impastato, giornalista e attivista siciliano noto per le sue denunce contro le attività mafiose a seguito delle quali fu assassinato il 9 maggio 1978. A 35 anni dalla scomparsa dell'attivista siciliano ritorna dirompente la figura di Impastato grazie a questa opera realizzato dal regista friulano Ivan Vadori.

Il 23 ottobre, alle ore 10.00, presso l'auditorium dell'istituto scolastico ITES "Don Luigi Sturzo", in via S. Ignazio di Loyola n. 7, a Bagheria verrà lanciato il film di Vadori con un video realizzato dall’operatore video bagherese Marco Morana cui seguirà il trailer del film, seguirà un dibattito che vedrà tra gli ospiti il magistrato Nino Di Matteo, l'avvocato Giovanni Chinnici, figlio del magistrato Rocco Chinnici, e Giovanni Impastato fratello di Peppino. 

La partecipazione è riservata ai gruppi di studenti delle scuole che hanno data la propria adesione all’incontro mattutino.

Sempre mercoledì 23 ottobre, alle ore 20:30, presso il cinema Excelsior, in via Ciro Scianna n. 34 a Bagheria, si svolgerà la prima proiezione del docu-film "La voce di Impastato".

La proiezione del film verrà preceduta da un dibattito cui prenderanno parte il regista Ivan Vadori, il magistrato Michele Ruvolo, l'avvocato Giovanni Chinnici e Giovanni Impastato. La visione del film e' riservata a quanti hanno già provveduto alla prenotazione del biglietto via mail o recandosi presso l’ufficio stampa comunale ove sin da oggi si potranno ritirare i biglietti fino a mercoledì 23 ottobre alle ore 17.00.

Il 24 ottobre, alle ore 09:00, sempre presso il cinema Excelsior, in via Ciro Scianna n. 34 a Bagheria, lsi terrà la seconda proiezione del docu-film "La voce di Impastato" che sarà dedicata agli studenti. La visione e' riservata infatti ai gruppi di studenti delle scuole che hanno già fornito la propria adesione.

"Paolo Borsellino - dichiara il vice sindaco Massimo Mineo - non smetteva di ripetere "parlate della mafia. Parlatene alla radio, in televisione, sui giornali. Però parlatene". Non bisogna mai abbasserà la guardia, mai cedere alla tentazione, mai dimenticare, avere paura si ma mai soccombere. Perché si rimanga sentinelle di libertà diventa fondamentale cogliere tutte le iniziative che possano apportare un significativo contributo alla lotta alla mafia".

"Il docufilm "La voce di Impastato" da semplice proiezione - continua il vice sindaco - e' diventato una due giorni dove istituzioni tutte, studenti, associazioni e cittadini interessati hanno trovato piena e forte sinergia per organizzare momenti di studio e approfondimento su quello che deve essere la costante lotta alla mafia e a tutto quello che deturpa la nostra libertà e ruba il nostro futuro".

I giornalisti che intendono partecipare sono pregati di contattare l’ufficio stampa comunale: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. mobile: 347.0014952.

"Un ringraziamento particolare - conclude il vice sindaco Mineo - alla professoressa Manuela Pipitone e alla dottoressa Lavinia Vela. Sono state loro che hanno reso possibile la realizzazione dell'evento" e alle associazioni Bagheria Bene Comune, Aspra Comunità marinara, all’Ites Don Luigi Sturzo e a tutti gli sponsor.

Ufficio Stampa del comune di Bagheria

 

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