Attualità

Vi riportiamo riferitoci dall'.avv. Daniela Di Carlo lo stralcio della sentenza della Commissione provinciale Tributaria in cui si spiegano molto chiaramente le ragioni dell'illegittimità del raddoppio della Tarsu deliberata dal sindaco Vincenzo Lo Meo nell'agosto del 2011.

Precisiamo ancora una volta che la sentenza ha valore solo nei confronti del singolo ricorrente, e non vale 'erga omnes' cioè nei confronti di tutti.

La Giustizia Tributaria con un’articolata ed approfondita motivazione accoglie la doglianza del ricorrente stabilendo che il provvedimento con il quale la Giunta Municipale ha deliberato di aumentare del doppio l’aliquota TARSU è viziato da incompetenza funzionale.

Si legge nel testo della pronuncia: “la determinazione della tariffa TARSU costituisce un atto di carattere generale ed astratto e conseguentemente rientra negli atti di carattere regolamentare, comunque espressamente attribuiti alla competenza del Consiglio Comunale.

In buona sostanza – ci spiega l’avv. Daniela Di Carlo - il Collegio ha ribadito, con ineccepibile chiarezza, che negli enti locali siciliani, a differenza di quanto avviene nel resto del territorio nazionale, la competenza per ogni aspetto che concerne l’ordinamento dei tributi, ivi compresa la disciplina delle aliquote, spetta al Consiglio Comunale.

Seguendo il descritto percorso logico, la Commissione Tributaria  provinciale ha annullato la cartella impugnata poiché la pretesa tributaria alla stessa sottesa trova la sua fonte nella delibera illegittima e, in quanto tale, disapplicabile.

I Giudici della prima sezione hanno, pertanto, svolto un accertamento incidentale, relativamente alla illegittimità della delibera comunale, al fine di dichiarare illegittimo l’atto impositivo rappresentato dalla cartella di pagamento.

Il Comune potrebbe, se lo volesse, interporre appello, presso la Commissione tributaria regionale.  

La Commissione Tributaria Provinciale di Palermo -sez I con sentenza n.271/01/13 ha accolto il ricorso introdotto dal sig. R. R. avente ad oggetto il raddoppio TARSU per l'anno 2011.

E' una notizia che rischia di innescare una serie di ricorsi a catena che farebbero saltare tutti i conti dell'amministrazione.


Com'è noto la G.M di Bagheria con delibera n.9/2011 ha deliberato il raddoppio dell'aliquota TARSU a partire dall'anno 2011. Tale delibera, non è superfluo ricordarlo, non è mai stata approvata dal Consiglio Comunale.

In conseguenza di ciò i cittadini, che già avevano versato la somma dovuta per la TARSU 2011, si sono visti recapitare avvisi di pagamento e successivamente cartelle di pagamento con le quali veniva intimato l'ulteriore pagamento della TARSU in esecuzione della delibera di Giunta.

Molti dei cittadini bagheresi hanno impugnato le cartelle di pagamento innanzi alla Commissione Tributaria Provinciale di Palermo.

Il primo di questi ricorsi,  discusso in pubblica udienza in data 10. giugno u.s. davanti alla Commissione tributaria dall'avv. Daniela Di Carlo, una professionista bagherese con studio in corso Umberto, è stato accolto dalla Commissione che ha proceduto ad annullare la cartella impugnata.

Questo come dicevamo è il primo provvedimento di annullamento: c'è da prevedere che gli altri già presentati e che saranno trattate nelle prossime udienze, per analogia seguiranno a ruota.

L'avv. Daniela Di Carlo ha presentato una cinquantina di ricorsi di cittadini contro il raddoppio Tarsu.

Va precisato che l'annullamento non  vale 'erga omnes', cioè nei confronti di tutti i cittadini, ma solo nei confronti dei ricorrenti.

Nei prossimi giorni saranno rese note le motivazioni della sentenza che provvederemo a farvi conoscere.
 

Due collaboratori di Giacchetto (uno dei quali bagherese) stanno squarciando il velo sul sistemadi corruzione organizzato da Fausto Giacchetto. Sono loro che stanno scoperchiando il sistema di mazzette messo in campo dal re della pubblicità.

Ho conosciuto Giacchetto nel 2003 – racconta uno dei due – inizialmente ho ritenuto che fosse una persona perbene e corretta, ma con il passare degli anni così non si è rivelato. Nel 2006 mi convinse a costituire la “Sicily comunication srl” (oggi “Media Consulting srl“). Tale società si occupava di comunicazione: era ed è tutt’oggi un centro media. L’attività si rivelò subito proficua grazie ai clienti che mi procurava Giacchetto, in primis l’ente di formazione Ciapi. Così costituì anche un’altra società, la “Media center & management srl”. Giacchetto era davvero un leader carismatico, e col tempo è divenuto di fatto il vero proprietario/amministratore delle società. Io invece divenni il suo factotum, con uno stipendio di tremila euro. Col tempo, Giacchetto mi ha psicologicamente annullato come persona e come uomo, tutte le mie azioni sono state da lui completamente controllate”.

“Emettevo fatture di comodo, trasferivo somme di denaro in suo favore o di altri soggetti, acquistavo beni di lusso, come orologi Patek Philippe”.

Nella primavera 2008, Giacchetto incaricò il suo fidato di occuparsi della campagna elettorale di alcuni politici: “Mi disse che avrei dovuto curare, e pagare per suo conto, i rapporti con le tipografie per la stampa di tutta una serie di manifesti e fac-simili elettorali di candidati da lui sostenuti”. In quei mesi ha visto con i suoi occhi una processione di politici nello studio di Giacchetto: “Scoma, Cascio, Vitrano, Caputo, Cintola e altri che al momento non ricordo – dice il collaboratore dei pubblici ministeriGiacchetto mi disse che avrei dovuto chiedere alle tipografie che emettevano le fatture di non riportare come descrizione la fornitura del materiale elettorale”.

E così avvenne.

Dopo i rimborsi elettorali vennero i viaggi. “Ricordo un viaggio del costo di 36.350 euro effettuato in Tunisia dal 22 al 26 agosto da Giacchetto con la sua famiglia e con quella di due onorevoli”.

Il pentito parla pure di un soggiorno da 12 mila euro di Giacchetto e Scoma, con relative famiglie, nell’esclusivo hotel Quisiana di Capri.

V.A. ha descritto poi un bonifico di 3.000 euro che aveva come causale “Sara”: “Giacchetto mi disse di effettuare il bonifico in favore della soubrette Sara Tommasi“, ha messo a verbale. “Dopo qualch giorno mi fece avere una bozza di contratto di cessione dei diritti di utilizzo di immagini fotografiche tra la Media center e la Tommasi, affinché lo firmassi. Non avendo mai ricevuto il contratto firmato dalla controparte, né la fattura per il bonifico effettuato alla Tommasi chiesi notizie a Giacchetto, che mi fece intendere che non si trattava di un servizio fotografico, ma di un pagamento per delle prestazioni di altra natura”.

Se mi rifiutavo di eseguire i suoi ordini – ha spiegato – Giacchetto mi diceva: 'ti ammazzo. Oppure minacciava di licenziarmi o di non darmi lo stipendio”.

Dal 2010, Giacchetto mise in campo un’altra persona, C.S. anche lui sta collaborando con i finanzieri del nucleo di polizia tributaria.

E ha raccontato la storia di alcuni appartamenti in via Principe di Belmonte che Giacchetto dava in prestito ad alcuni politici, non si comprende a che titolo:

L’appartamento A era concesso in uso a un onorevole, almeno dal 2008 fino al dicembre 2011, quando poi si è trasferito in un altro appartamento di Giacchetto, in via Morello. Ad oggi l’appartamento A è utilizzato dall’onorevole.

da BLOGSICILIA

Il tribunale amministrativo regionale, Tar Palermo, ha definitivamente rigettato il ricorso proposto da alcuni commercianti e residenti contro l istituzione dell'isola pedonale lungo corso Umberto I.

Il Collegio ha infatti ritenuto legittima la scelta operata dall'amministrazione comunale la quale, si legge, nella sentenza, ha individuato e posto in essere le misure ritenute più adeguate al fine di soddisfare le esigenze della collettività.

Ancora nella sentenza si legge: “la istituzione di zone pedonali è una scelta finalizzata alla tutela di interessi aventi rilievo costituzionale (tutela del patrimonio storico artistico, della salute, dell'ambiente, della libertà di circolazione), la quale è caratterizzata da elevata discrezionalità, che può essere sindacata in sede giurisdizionale solo nei limiti della illogicità, della incoerenza o della inattendibilità. Nella fattispecie in esame, ad avviso del collegio, non si riscontrano tali vizi, in quanto dalla delibera del Consiglio comunale n. 9 del 18 febbraio 2009 (avente ad oggetto “Mozione urgente … “Mobilità nel centro storico di Bagheria e misure connesse””) emerge che tale misura è stata preceduta da un ampio dibattito con le forze politiche, le associazioni di categoria e gruppi di cittadini a conclusione del quale è stato decisa la pedonalizzazione…”

La sentenza è visionabile sul sito web del TAR Sicilia.

I commercianti sono stati condannati al pagamento delle spese processuali.

L'amministrazione era difesa dal responsabile dell'ufficio Legale comunale, avvocato Angela Rizzo.

ufficio stampa comune di Bagheria

 

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