Attualità

E' il numero di accessi che il nostro sito ha realizzato nel corso del 2013, che significa un incremento di circa il 40% rispetto allo scorso anno, con una media quotidiana di oltre seimila accessi.

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Sono numeri che oltre a riempirci di legittimo orgoglio ci rimandano ad una sempre maggiore responsabilità nei confronti dei nostri lettori, che hanno mostrato di apprezzare il nostro lavoro.

Alla vigilia dell'inizio del 7° anno di vita del nostro sito queste affermazioni sono un ottimo viatico sulla strada intrapresa ormai sei anni fa; in questi sei anni abbiamo pubblicato 11.345 articoli la gran parte prodotti dalla nostra redazione..

Grazie ancora ai nostri lettori e auguri !

La redazione di bagherianews.com

La chiusura dell'anno ha portato a Bagheria e nel territorio alcuni segnali positivi: in politica i tre mesi guadagnati per evitare il dissesto saranno risolutivi per capire cosa ci aspetta nel futuro prossimo.

Sul dissesto abbiamo detto quasi tutto: che sarebbe una tragedia, per i cittadini, per le imprese, per i dipendenti comunali, per Bagheria. Arriverebbero i commissari e abbiamo abbastanza anni per ricordarci come eravamo amministrati nei periodi in cui il comune è stato per due volte commissariato per mafia.

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Il risultato era quello di un paese che andava a rotoli: qualche tiratina antimafiosa, qualche sfilatina, un pò di fumo negli occhi, ma gli affari continuavano sempre.

Lo Meo fa bene a scommettere tutto sul salvataggio dal dissesto, sul quale anche se non ha le responsabilità prevalenti, qualcosina di suo lo ha messo.

A questo punto però o Vincenzo Lo Meo riesce con la collaborazione del consiglio comunale, Lui e la sua amministrazione, a salvare Bagheria dal baratro finanziario, e gliene verrà merito, altrimenti, come scrivevamo qualche giorno fa, è meglio che tolga il disturbo e chiuda questa esperienza.

Altri segnali positivi in politica non ne vediamo: continuiamo a pensare che, intesa complessivamente, la politica, a Bagheria e non solo, non abbia percepito la gravità della crisi e continui a comportarsi come se la burrasca dovesse passare da sola, senza che i politici, loro per primi, facciano qualche sacrificio.

Ma sembra una speranza malriposta.

La tirata di orecchie alla politica nel messaggio di fine anno del presidente Napolitano ne è la prova più evidente. Un pò di ottimismo viene dal dinamismo e dai programmi di Renzi: i fatti li vedremo.alt

Un buon segnale è venuto anche questo negli ultimi giorni dell'anno dal fatto che ben tre bagheresi che operano in settori diversi dell'economia abbiano trovato una presenza su platee nazionali: abbiamo visto su Rai 1, nella trasmissione Uno mattina, a rappresentare un segmento di mercato in sicura crescita, e cioè quello della commercializzazione dei prodotti agricoli biologici, il presidente della Ecofruit, Rosario Provino, assieme ad una ecccellenza della ristorazione, il titolare del ristorante 'I pupi' Tony Lo Coco.

Su Italiapiù l'inserto mensile del quotidiano economico il Sole 24 ore ha trovato invece, nel numero di dicembre, ampio spazio l'esperienza della Flott di Aspra guidata da Tommaso Tomasello, impresa che sta mietendo i risultati più significativi nel campo delle esportazioni.

A questi si aggiungono le centinaia di bagheresi, donne e uomini, giovani e meno giovani, che occupano ruoli importanti nel mondo dell'Università, della ricerca, delle imprese e delle multinazionali in Italia efuori d'Italia: Ryan Air e Nokia due nomi per tutti, dove in ruoli di grande responsabilità lavorano due nostri concittadini.

Ma un importante segnale viene anche da quegli imprenditori che non si sono piegati al pizzo, a partire da Gianluca Calì sono in tanti, e ce lo dicono le cronache dell'operazione Argo, gli operatori d'impresa che dicono no a cosa nostra.

Ed un'altra spia che induce all'ottimismo, viene dal sondaggio del giornale on line livesicilia.it che incorona il magistrato Nino Di Matteo, anche lui proveniente dal nostro territorio, siciliano dell'anno.

altMa ad attendere i prossimi mesi con preoccupazione e paura sono in tanti: le ricadute dell'arresto in flagranza di reato dell'ingegnere Giovanni Mercadante, negli ultimi diciotto anni dirigente dell'Ufficio tecnico, e il pentimento di Sergio Flamia fanno pensare che tra qualche mese su Bagheria si abbatterà uno tsunami giudiziario mai visto.

Gli arresti di Antonino Di Bella e Diego Lo Paro con gli approfondimenti di indagine all'interno del Coinres, prima o poi arriveranno a conclusione ed allora potremmo sapere chi, come e perchè faceva scattare ad arte le emergenze rifiuti, che provocavano danni economici enormi, danni di immagine irreparabili e una indegna qualità di vita per gli abitanti di decine di paesi interi ridotti a discariche

Nel frattempo i quattro collaboratori di giustizia del territorio, Sergio Flamia a Bagheria, Giuseppe Carbone a Casteldaccia, mister X ad Altavilla Milicia, e Stefano Lo Verso a Ficarazzi, si preparano a far saltare in aria un sistema mafioso che non aveva mai conosciuto crisi a Bagheria.

Sapremo i perchè dei delitti, delle malversazioni e degli attentati, conosceremo se e perchè a Bagheria e nel territorio si preparava, come sembra, una nuova sanguinosa guerra di mafia dopo quelle cruentissime del 1982 e del 1989, e probabilmente sapremo anche se nei comuni del territorio la politica ed i politici hanno veramente combattuto la mafia come nelle manifestazioni pubbliche si affannano a dire, o no.

 

Non abbiamo mai avuto particolare propensione per le smancerie pseudo sentimentalistiche e per il  buonismo melenso che sottende spesso l'ipocrisia, ma questa piccola composizione di Natale scritta da un bambino, ormai decenne, adottato, sia pure nella sua ingenuità, ci fa però capire quanto forte e pregnante sia il tema della solidarietà e dell'accoglienza. 

In premessa una riflessione del papà del bambino sul tema delle adozioni.

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Quando l’amore diventa accoglienza: la felicità di un bambino “adottato”  - di Roberto Lo Meo

In questo periodo di Natale vi raccontiamo la storia di una adozione internazionale avvenuta un paio di anni fa a Bagheria, dove una giovane coppia ha adottato 3 bambini, compiendo un grande gesto di amore e di accoglienza.

Sono tante le storie di genitori che decidono di affrontare questa esperienza, anche se il tema dell’adozione rimane ancora un “tabù”.

In ogni parte del mondo vi sono bambini che aspettano di diventare figli. Ma essere adottati non è facile, perché non è facile adottare.

Tutti bambini e le bambine del mondo dovrebbero avere una famiglia in grado di crescere con l’affetto e le cure di cui hanno bisogno, ma solo una piccolissima parte di fortunati vedono aprirsi le porte di una casa dove una mamma e un papà, anche se non biologici, sono pronti ad accoglierli per dare alle loro vite spezzate una speranza.

E se l’esperienza di diventare madre o padre è sicuramente tra le più belle e gratificanti che un individuo possa fare nel corso della propria esistenza, quella di adottare un bambino racchiude in sé qualcosa di speciale.

Siamo molto contenti di questa esperienza, la rifaremmo; è un'esperienza forte, ricca, che dà significato alla parola famiglia.

Avere un figlio adottivo è aprire nella propria famiglia uno spazio non solo fisico, ma soprattutto mentale per l’accoglienza di un bambino o di una bambina, con una sua storia, e che ha bisogno di continuarla con dei nuovi genitori.

Crediamo che ogni bambino abbia diritto ad una famiglia: quella d'origine se è possibile, un'altra famiglia che lo accolga come figlio se la sua non esiste più o non può assicurargli quello di cui ha bisogno. Il bambino ha diritto alla famiglia perché ne ha bisogno per crescere in modo normale e positivo.

I nostri bambini ci hanno accolto subito come i “loro genitori” e sono molto affezionati a noi. Per noi è come se fossero sempre vissuti a casa nostra e ora non immagineremmo mai la nostra vita senza di loro.

Nel nostro caso non vi è stato un bambino portato da una cicogna, ma una cicogna che ha portato nel suo fagotto una mamma e un papà.  

UN   BAMBINO   FELICE

Prima vivevo lontano,

ero straniero e ora sono italiano !!!

Qui in Italia ho trovato una famiglia,

bella e numerosa, che meraviglia !!!

Dei grandi un giorno mi dissero: “sei stato adottato”

e in un altro paese mi hanno portato.

Ho un nuovo papà e una nuova mamma

che mi fanno felice cantando la ninna nanna.

Ora mangio, dormo, studio e gioco

e a voi sembra poco ?

A me no, che non avevo niente

e tutto ciò non mi passava per la mente !!!

Di tutto quello che ho mi accontento

e per questo sono felice e contento !!!

Attilio Lo Meo
 

Una serie di coincidenze favorevoli ci hanno consentito di festeggiare la settimana del Natale con una parte importante della nostra famiglia, figlio maggiore, nuora e nipotino che non vediamo spesso, perché residenti in Marocco.

Da un canto i voli diretti (e a buonissimo mercato) di Ryan Air sia da Agadir che da Palermo verso Dusseldorf, e dall’altro la generosa ospitalità di un familiare nel suo albergo a Ratingen, paesone ad una decina di chilometri dalla città di Dusseldorf, capitale della Renania Westfalia, una delle più ricche regioni  d' Europa, che da sola realizza il 20% dell'intero PIL tedesco e con un reddito procapite tra i più alti, se non il più alto, d’Europa.

L’altra faccia dell’Europa, quella opulenta appunto, che fa da contraltare all'Europa sconvolta da una crisi recessiva che sembra interminabile dei paesi del Club Mediterrranèe, l’Italia in primis

Qualche impressione-flash: per i tedeschi e per diversi popoli del Nord, il Natale è una festa che va al di là della valenza religiosa, tanto è straordinariamente sentita e partecipata.

Le grandi città del Nord Europa a partire dai primi di novembre cambiano radicalmente aspetto: Londra, Berlino, Amsterdam, Parigi, Dusseldorf  vivono due mesi veramente speciali.

altLe luminarie che inondano di luce le strade, l’arredo non solo delle vetrine delle attività commerciali, ma anche delle abitazioni private che non si limitano al semplice albero natalizio ma ad una serie di arredi che vanno dalle decalcomanìe o alle tendine delle finestre disegnate con la classica slitta trainata da renne, ai personaggi della tradizione natalizia disseminati nei giardinetti davanti le case.

Sin dai giorni che precedono il Natale è un fluire ininterrotto di una folla sterminata che invade le centinaia di negozi delle aree commerciali e pedonali e i tipici mercatini di Natale con gente che a Dusseldorf, ci dicono,  arriva per fare gli acquisti  anche dalla vicina Olanda: una ricchezza ben visibile ed esibita che fa assomigliare la nostra Milano zona Duomo, che abbiamo visto più o meno nello stesso periodo, una scialba e squallida periferia.

E' sin troppo chiaro che la Germania non soffra nessuna crisi: i tedeschi spendono generosamente e allegramente facendo crescere investimenti, occupazione e produzione, e sarà anche per questo che l'unico loro problema è tenere sotto stretta osservazione il debito pubblico italiano,  la cui esplosione potrebbe mettere a rischio le loro condizioni di vita.

Ratingen dove dormiamo è un paesone quasi fantasma: casette e villette ordinate, strade pulite, giardinetti curati,  qualche ciclista, pochissimi pedoni, da soli o in coppia  che nel 60-70% dei casi  escono di casa per fare un pò di jogging o per portare a spasso i cani: una sorta di riedizione in versione 'gotica' di 'The Truman show'


L’alimentazione e la ristorazione

Sapevamo per sentito dire dei fiumi di grassi e di colesterolo che ingeriscono i tedeschi, per via anche del clima più freddo: e bastano un paio di incursioni in qualche birreria per il canonico stinco di maiale con patate ( ma per fortuna ad evitare guerre di religione in famiglia i tedeschi cucinano anche lo stinco di vitello) innaffiato da abbondante birra scura, per avere una spiegazione del fatto che mentre in Italia i valori per fare diagnosi di ipertensione sono 90 di minima e 130 di massima, in Germania questi valori sono 100 di minima e 140 di massima.
Un po’ come facciamo gli italiani quando vogliamo rimuovere un problema di inquinamento, per esempio con l'arsenico nell'acqua: portiamo più in alto i valori di accettabilità e ci mettiamo la coscienza a posto, così i tedeschi con la loro pressione.

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In una pizzeria di proprietà italiana la Va Piano di piazza Martin Lutero, al centro di Dusseldorf, scopriamo un sistema di ordinazione originale: quando entri ti muniscono di una carta di credito con la quale fai le ordinazioni ai vari box nella hall (pizza e panini, pasta e primi piatti, secondi piatti e insalate, beveraggi ecc.) e ti vai quindi a sedere al  tavolo prescelto: sarà lo squillo di un apparecchietto che ti hanno preventivamente fornito che ti avvisa che i piatti sono pronti e puoi andarli a rittirare.

Quando finisci passi dalla cassa, presenti la carta di debito e paghi quanto dovuto. Ma non è per questa novità che vi parliamo della pizzeria Va Piano.

altE’ che tra le fotografie esposte all'interno del locale, c’è n’è una che ritrae Bagheria: l’odore di casa lo sentiamo subito e riconosciamo una delle foto scattata da Ferdinando Scianna per una festa di San Giuseppe ( foto accanto) che fa bella mostra tra altre foto di ambientazione milanese che ritraggono la Galleria, Giorgio Gaber, ecc….

Chiediamo il perché della presenza di questa foto: ma nessuno, tra il pizzaiolo tedesco sposato con una napoletana, il cameriere turco ed il cassiere siriano sa darci una spiegazione.

E sempre a proposito di cucina, mentre a tavola con i familiari la vigilia di Natale, gustiamo il piatto tipico tedesco, che è una una sorta di insalate di patate, cetriolo, cipolle, condita con maionese e aceto balsamico che accompagna le sette-otto varietà di wurstel e salsicce che vengono portate a tavola, noi stiamo a sognare il nostro ‘sfincione’ ricordando con una certa supponenza agli astanti che le moderne contaminazioni con altri ingredienti che vengono aggiunti  sono del tutto fuori luogo, perché non esistendo all’epoca i frigoriferi, si usavano come materie prime esclusivamente prodotti freschi di stagione: quindi il primosale, la ricotta, lo scalogno, l’olio di oliva, le sarde che pescate in estate andavano in maturazione da novembre e dicembre in poi, ecc.

Ad un certo punto interviene Zohra, e ci spiega che in Marocco esiste un cibo di strada, un pò come da noi, u pane ca meusa, e ce lo descrive: si fa l’impasto con farina e lievito come a voler fare una pastella, poi quando la pasta sta ben lievitando lo si prende a porzioni con un cucchiaio e si versa nell’olio bollente, successivamente il prodotto quando assume consistenza e si indora, si toglie dalla padella e si condisce all'esterno con la cannella e lo zucchero: da noi in Marocco, conclude, si chiama sfincia.

Da non crederci!

Ma guarda un pò, proprio quelle sfincie che riempivano gli occhi e le pance di noi ragazzini la vigilia del capodanno e che avremmo giurato prodotto siciliano D.O.C. è qualcosa che ci hanno portato gli arabi chiamandolo prima di noi a scanso di equivoci.... sfincia, a rivendicare il copyright.

Ma per completare le risonanze linguistiche del siciliano con l'arabo vi citiamo quella più incredibile: se vi capita di andare al suk di Agadir o Marrakesh e dovete comprare, che so un chilo di arance, superate la legittima perplessità e chiedete tranquillamente un chilo di limoni: proprio così le arance si chiamano limoni.

Forse il motivo dell'apparente contraddizione risiede nel fatto che la pianta  del limone deriva dall'innesto di quello che noi, a Bagheria almeno, chiamavamo arancio selvaggio o arancio cartasciu.

E limone allora in marocchino come si dice? semplice, si dice hamd

Angelo Gargano

foto di copertina di Zohra Gargano


 

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