Sono quattro gli imputati condannati, mentre per altri 6 è scattata la prescrizione, nel processo per le presunte tangenti al distaccamento del corpo forestale di Bagheria, presieduto da Antonio Fasciana.
Il presunto giro di corruzione era venuto a galla - scrive Riccardo Lo Verso su LIvesicilia - mentre i poliziotti indagavano, tra il 2011 e il 2012, sui nuovi assetti mafiosi in una grossa fetta della provincia palermitana. In particolare, nella zona di Termini Imerese.
La Procura, rappresentata dal procuratore aggiunto Sergio Demontis e dal sostituto Andrea Fusco, lo ha definito “un sistema con le modalità tipiche delle associazioni criminali”. Dietro il pagamento di somme di denaro i pubblici ufficiali avrebbero chiuso un occhio su abusi edilizi e reati ambientali. Da qui le accuse di corruzione, induzione indebita a dare o promettere utilità, omessa denuncia e abuso d’ufficio, una parte delle quali cancellata dalla prescrizione.
Tutto iniziò a bordo di una Bmw X3. L’imprenditore Rosario Azzarello parlava con un amico. Un tale Giacomino. Sulla macchina gli agenti della sezione Criminalità organizzata della Squadra mobile avevano piazzato una microspia: “… al grosso gli dai la pastella più grossa, il piccolo fa finta che non sa niente… lo sanno tutti e due che hanno mangiato e non si infamano l’uno con l’altro”.
Queste le condanne inflitte dal Tribunale: Pietro Rammacca 3 anni e 6 mesi, Rosario Spataro 3 anni e 4 mesi, Giovanni Fontana 2 anni, Domenico Bruno 4 anni e un mese.
Non doversi procedere per prescrizione nei confronti di Rosario Azzarello, Filippo Azzarello, Rosario Luigi Abbate, Maurizio Monastero, Tommaso D’India e Francesco lima. Gli atti sono stati trasmessi alla Procura della Corte dei Conti per valutare i profili di danno erariale.