Sel: Nessun tentennamento sulla gestione pubblica dell'acqua

Sel: Nessun tentennamento sulla gestione pubblica dell'acqua

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GLI ANTEFATTI.

Grazie ai referendum abrogativi del 2011, come tutti gli Italiani, anche i cittadini bagheresi, con più del 95% dei voti a favore, espressero la volontà di un ritorno alla gestione pubblica dell’acqua. Ma, come sappiamo, le battaglie per l’acqua pubblica non finirono lì perché gli esiti di quei referendum furono puntualmente disattesi dallo Stato.

Eppure proprio a Palermo, nel 2009, si era costituito il Coordinamento Nazionale "Enti Locali per l’Acqua Bene Comune e la Gestione Pubblica del Servizio Idrico" con lo scopo di coordinare Enti locali e Autorità d’Ambito Territoriale Ottimale (AATO) per la salvaguardia e la promozione di proprietà, gestione e controllo pubblici dell’acqua, intesa come bene comune.

Solo che già il 18 gennaio di un anno prima il servizio idrico integrato di Bagheria (come quello di altri 51 centri della provincia), fino ad allora gestito direttamente dal Comune, veniva acquisito dalla Acque Potabili S.p.A. di Torino. Una privatizzazione devastante: nonostante un volume d’affari annuo di 132 milioni di euro e investimenti previsti per 850 milioni (buona parte dei quali finanziati da fondi pubblici), nel 2011 l’azienda dopo solo tre anni aveva già accumulato un passivo di oltre 18 milioni di euro (più di 6 milioni l’anno). Tariffe inadeguate, costi di approvvigionamento troppo alti, una rete colabrodo, investimenti bloccati e un alto tasso di morosità: queste le criticità rilevate da Acque Potabili Siciliane S.p.A. che, di lì a poco, decise di battere in ritirata.

IL FATTO.
Alla luce di queste considerazioni, nutriamo preoccupazione per l’astensione dell’Amministrazione comunale di Bagheria dalla votazione per la nomina di AMAP a gestore unico d’ambito, venendo meno all’impegno di sottoporre al Consiglio comunale la sottoscrizione delle quote AMAP al fine di garantire la continuità del servizio idrico dal primo marzo.

Quanto alle perplessità mostrate dall’Amministrazione a proposito della manutenzione degli impianti e dello sblocco dei fondi europei per il loro rifacimento, non riusciamo a ipotizzare soluzioni alternative, giacché, secondo quanto previsto dal decreto Sblocca­Italia, tutti i comuni della Provincia, volenti o nolenti, dovranno rivolgersi obbligatoriamente al gestore unico AMAP che – ricordiamo – alimenta già parecchi quartieri di Bagheria attraverso l'acquedotto Scillato.

Come sostenuto dal comitato Liberacque, “la vicenda di APS S.p.A. dimostra che il gestore del servizio idrico integrato deve essere unico per bacino idro geografico per raggiungere l’obiettivo di un’efficienza elevata e un’economicità spinta: un soggetto pubblico che permetta quegli investimenti nelle reti non più rinviabili.” Liberacque sottolinea, infatti, come la restituzione degli impianti e
delle reti idriche ai singoli Comuni, oltre a non
essere contemplata dalla convenzione di
gestione:
· frammenta la gestione,
· annulla le economie di scala e accresce le diseconomie,
· rende impossibile l’equilibrio economico finanziario,
· aumenta i costi del servizio idrico integrato e conseguentemente la bolletta a carico dei cittadini,
· inganna lo spirito solidaristico dell’acqua quale bene comune e spalanca le porte alla gestione privata come mai prima d’ora poiché la stragrande maggioranza dei Comuni non hanno mai gestito il servizio idrico integrato ed è evidente che sarebbero costretti
ad esternalizzare la globalità delle attività con il risultato di un generalizzato ricorso al sistema degli appalti e subappalti ed ad una privatizzazione di fatto del servizio.
Oggi Bagheria è tra i 16 comuni della provincia di Palermo che non hanno votato a favore della gestione pubblica integrata di AMAP. Ma, se per alcuni comuni la scelta potrebbe essere motivata dal fatto che essi, avendo acqua in abbondanza, stiano tentando in tutti i modi di gestirla in house, per Bagheria le motivazioni dell’astensione dal voto appaiono quanto meno inconsistenti, in considerazione del fatto che sul tavolo c’è anche la spinosa questione degli impianti di depurazione.
Non affidando ad AMAP la gestione del servizio idrico bagherese, le altre soluzioni ipotizzabili (ma non realizzabili) potrebbero essere: la gestione diretta (conveniente solo nel caso in cui il Comune disponga quantomeno di cospicue fonti di approvvigionamento e di una rete idrica in buono stato: e non è il caso di Bagheria) o l’affidamento a una società privata (in controtendenza rispetto ai referendum del 2011 e sconsigliabile sulla scorta dell’esperienza di APS).

Ricordiamo con piacere che nella campagna per i referendum del 2011 e in quelle successive il Movimento 5 stelle si è sempre schierato fortemente a favore della gestione pubblica dell’acqua. Era il luglio 2014 quando la deputata M5S all’Ars Valentina Palmeri, prima firmataria di mozioni e ordini del giorno a favore dell’acqua pubblica, esprimeva apprezzamento per la disponibilità mostrata dall’assessore all’Ambiente del Comune di Palermo Cesare Lapiana a gestire, per tramite dell’azienda pubblica AMAP, il servizio idrico integrato dei comuni dell’Ato1.
Ed era il 21 febbraio 2015 (appena tre giorni fa) quando la stessa deputata regionale, in occasione di un convegno dal titolo “Acqua pubblica? Sì, grazie!”, ha illustrato il disegno di legge che consentirebbe di tornare a una gestione pubblica del servizio idrico e a una equiparazione delle tariffe tra i comuni della Sicilia.
Ci chiediamo se l’Amministrazione comunale di Bagheria e i consiglieri di maggioranza siano al corrente delle meritorie attività istituzionali svolte dai loro rappresentanti regionali.

Risoluto anche il monito lanciato dall’assessore regionale all’Energia Vania Contraffatto: “Il servizio idrico integrato comprende anche la depurazione e il servizio di fognatura, il che significa che non può essere utilmente o economicamente svolto da piccoli o grandi comuni in ordine sparso, che forse non considerano neanche tutte le conseguenze civili e penali cui vanno incontro. C’è una normativa nazionale sul tema che è chiara: i Comuni che non hanno partecipato all’incontro non pensino di aver risolto il problema”.

LA PROPOSTA.
Auspichiamo, pertanto, che l’Amministrazione comunale intraprenda – al più presto e senza ulteriori tentennamenti – il percorso dei 26 comuni della provincia che hanno già votato a favore della gestione pubblica integrata del servizio idrico (previsto, peraltro, dalla legge) procedendo all’affitto del ramo d’azienda AMAP fino al 30 settembre, evitando così la riconsegna della rete ai Comuni e i licenziamenti dei 202 dipendenti ex APS.


Sinistra Ecologia Libertà – Circolo di Bagheria