Siamo nel 1969 e William eredita quello che di lì a breve si rivelerà essere il suo tesoro: una collezione di 33 giri rock lasciatagli dalla sorella, appena più grande di lui ed in partenza per un viaggio, via da una madre troppo apprensiva, iperprotettiva e piena di pregiudizi.
Per William è una vera rivelazione; rapito dalla esuberante, adrenalinica ed irresistibile energia di questa musica, lo ritroviamo, quattro anni dopo, redattore di articoli musicali per il giornalino della scuola, e su una rivista specializzata poi.
Grazie ad una serie di eventi fortunosi, finirà per assistere ad un concerto degli "Stillwater", la band emergente più osannata del momento, ed a pubblicare un articolo che attirerà l'attenzione del direttore della prestigiosa rivista musicale "Rolling stone".
Sulle orme della sorella, partirà anche lui, ma questa volta al seguito degli Stillwater, in tournèe negli States, per scrivere il suo pezzo "da copertina".Questo, in sintesi, l'incipit "autobiografico" del regista, Cameron Crowe, che nel personaggio di William mette se stesso, raccontando l'inizio della sua carriera (appena quindicenne) come giornalista musicale, in preda all'esplosione per quella grande passione che mai lo lascerà: la musica, o per meglio dire, il rock.
Sono gli anni che vedono le arene di mezzo mondo celebrare le gesta di bands come Led Zeppelin, Black Sabbath, Allman Brothers Band, Lynyrd Skynyrd, Blue Oyster Cult. Gli anni in cui riviste come "Creem " e "Rolling Stone" celebrano il loro momento di maggior fervore creativo. E Come William nel film, anche il regista, giovanissimo, venne chiamato dalla rivista Rolling Stone per seguire il tour di una popolarissima band, quella dei Led Zeppelin. Ma gli Stillwater del film di Crowe, a differenza di Page e compagni, non hanno ancora raggiunto lo status di rock-star, sono "quasi famosi" e il tour nel quale anche il giovane protagonista si imbarca rappresenta la linea di confine che li separa dal successo...
Il film, realizzato nel 2000, è un revival degli anni Settanta: un vero e proprio tuffo nei seventies, coi negozi di abbigliamento stracolmi di pantaloni a vita bassa, fantasie fiorate, colori pastello, ed accessori "esagerati", occhialoni, collane colorate per la moda delle scapigliatissime "grupies". Sono gli anni del boom "sesso droga e rock & roll", quando le ragazzine, in piena tempesta ormonale e desiderose di emancipazione, erano disposte a qualsiasi cosa pur di seguire in torunèe i gruppi più in voga, e quando, quella "nuova musica" affascinava un'intera gioventù alla ricerca di cerca di libertà, autoaffermazione, anticonformismo. Ed è proprio la musica a segnare il passo di un'epoca, a dettare il ritmo con cui cambia lo stile di vita in America, e subito dopo, estendendosi a macchia di leopardo, in tutto il resto del mondo occidentale.
Da queste note partiva la contestazione e lo stimolo al cambiamento che proseguiva quell'impulso di rinnovamento inaugurato dal fatidico '68. La musica, allora forse ancor più di adesso, rappresentava lo strumento più nazional-popolare, accessibile ad un numero infinito di persone, vogliose di scambiarsi esperienze, raccontarsi le speranze, le paure, ma anche i sogni di libertà e di ribellione di un'intera generazione, al di là delle politiche e dei partiti, perchè era una musica che parlava direttamente al cuore degli uomini e delle donne attraverso le sue vibrazioni.
L'eco di questa grande trasformazione musicale e sociale, in realtà ancora oggi da comprendere fino in fondo, giunse a contagiare anche il nostro stivale, decidendo l'ora delle grandi riforme (per esempio nella scuola, in fabbrica...) e dando un grande impulso anche quì al fiorire di formazioni musicali. Pensiamo ai PFM, a Rino Gaetano, allo stile "progressive" degli Area, delle Orme e dei Banco di Mutuo Soccorso, ed ancora a Guccini, Battiato, Jannacci, Gaber... inarrestabili nella scalata alla vetta delle classifiche, con la loro impressionante armata di 33 e 45 giri al seguito e con le loro battaglie espresse nei testi delle canzoni.
Nelle hit dei 45 giri era perlopiù la musica leggera italiana a farla da padrona, mentre il rock di origine anglosassone si attestava in un'area d'ascolto più di nicchia: campeggiavano Lucio Battisti, Claudio Baglioni, Patty Pravo, Massimo Ranieri, I Camaleonti, la Vanoni, e fra gli stranieri Santana, Led Zeppelin, Deep Purple, Simon & Garfunkel, Elton John, Pink Floyd e DonMcLean, per dirne alcuni. Ma la lista di citazioni potrebbe continuare molto a lungo, specie se consideriamo che proprio nella seconda metà degli '70 si ebbe il grande exploit del mercato discografico, con gran lavoro per agenti, musicisti ed etichette discografiche che condividevano non solo i progetti musicali, ma molto più spesso dei veri e propri "manifesti" culturali, musicali, sociali.
Quasi famosi è una visione obbligatoria per quanti si sono identificati almeno una volta nella frase, ormai storica e pluricitata, "il rock'n'roll mi ha salvato la vita"... ed è tuttoggi fra i contributi più preziosi ai quei formidabili anni. Non a caso, il film ha ottenuto un Golden Globe come migliore commedia e un premio Oscar per la sceneggiatura.
Credo che il modo migliore per fare arrivare ai giorni nostri, un respiro di quell'epoca, sia riproporvi un pezzo tratto dalla colonna sonora del film... Simple Man, Lynyrd Skynyrd.
"Boy, don't you worry... you'll find yourself.
Follow you heart and nothing else.
And you can do this if you try.
All I want for you my son,
Is to be satisfied."
"Almost Famous": piccola riflessione sull'onda rock degli anni Settanta - di Marina Galioto
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