Entrando a Bagheria, sui lati della strada vedemmo dei carri rovesciati a pancia in su, con una complicazione di intagli e di firme minute, bianche e gialle di vernice, come budella stese al sole.
Erano carri in costruzione davanti all’antica bottega di una famiglia di illustri pittori di carri, i fratelli Ducato fu Michele.
Sulla porta incrostata di strati di colore come un tavolozza abbandonata, stava scritto, forse per un moderno influsso dei tempi, “Ducato bros-Pictures”; ma dentro l’androne dove i fratelli e i loro aiutanti lavoravano spiccava, in grandi caratteri, la sentenza antica “Dio solo è grande”.
Ci fermammo ad ammirare l’abilità con cui un lavorante ornava e filettava una ruota, facendola girare sotto il suo pennello, mentre uno dei padroni era intento a dipingere, su una ottima imprimitura ad olio, un pannello con una scena di battaglia tra Bradamante e Dama Rovenza, con splendidi colori tradizionali , il vermiglio, il giallo, il verde e l’azzurro.
Dappertutto, nella bottega, stavano sportelli e pannelli, e casse di fuso intagliate con San Giorgio, coi ferramenti e gli arabeschi, e chiavi scolpite col Bambino Gesù, e barroni con le loro teste, e traversine o chiomazzelli, fondi di cassa e tavolazzi: tutte le parti di quei meravigliosi strumenti che percorrono le strade di Sicilia, preparate e dipinte secondo i preziosi disegni tramandati dal padre, di cui era piena una grande cassa in un angolo.
Sulla porta incrostata di strati di colore come un tavolozza abbandonata, stava scritto, forse per un moderno influsso dei tempi, “Ducato bros-Pictures”; ma dentro l’androne dove i fratelli e i loro aiutanti lavoravano spiccava, in grandi caratteri, la sentenza antica “Dio solo è grande”.
Ci fermammo ad ammirare l’abilità con cui un lavorante ornava e filettava una ruota, facendola girare sotto il suo pennello, mentre uno dei padroni era intento a dipingere, su una ottima imprimitura ad olio, un pannello con una scena di battaglia tra Bradamante e Dama Rovenza, con splendidi colori tradizionali , il vermiglio, il giallo, il verde e l’azzurro.
Dappertutto, nella bottega, stavano sportelli e pannelli, e casse di fuso intagliate con San Giorgio, coi ferramenti e gli arabeschi, e chiavi scolpite col Bambino Gesù, e barroni con le loro teste, e traversine o chiomazzelli, fondi di cassa e tavolazzi: tutte le parti di quei meravigliosi strumenti che percorrono le strade di Sicilia, preparate e dipinte secondo i preziosi disegni tramandati dal padre, di cui era piena una grande cassa in un angolo.
Carlo Levi : Le parole sono pietre - Einaudi 1975
Immagine presa dalla rete