Nascono da questo profondo sommovimento economico sociale e culturale alcune delle figure che domineranno la cultura non solo siciliana ma nazionale, il giurista Francesco Scaduto che non a caso scrive Stato e Chiesa in Sicilia che rimane ancora oggi un’opera fondamentale del nuovo diritto ecclesiastico; Giuseppe Bagnera (in foto, n.d.r.) insigne matematico, e Giuseppe Cirincione, oculista di fama internazionale.
Ma il boom economico provocato dallo sfruttamento intensivo delle terre dell’Accia non ha soltanto questi effetti.
L’accumulazione diffusa di capitali consente di utilizzare quanto la tecnica mette a disposizione della bonifica agraria: macchine a vapore e pompe idrauliche.
Scompaiono dal paesaggio della fascia costiera le antiche “senie” e vengono sostituite da potenti impianti idraulici che consentono la irrigazione degli antichi uliveti e in qualche caso anche le falde del Catalfano, di Giancaldo e di Consuono.
La disponibilità di una ricca falda idrica non eccessivamente profonda consente così di trasformare anche la costa e nascono così i limoneti che costituiranno d’ora in poi la fonte di ricchezza di Bagheria.
La esistenza di questi giardini consentirà alla fine del secolo, quando la filossera distrugge i vigneti dell’Accia, di trovare altre vie di sviluppo economico. L’ex feudo ecclesiatico in attesa di essere nuovamente piantato a vite viene coltivato a ortaggi (pomodori, piselli, lelenzane etc). E questi forniscono la materia prima per una miriade di piccole industrie di conserve alimentari che conquisteranno in pochi anni i mercati dell’africa Settentrionale e Orientale (la salsa e la caponata di Bagheria arrivano sino a Gibuti!). Un migliaio di operai (in gran parte donne) troveranno occupazione in queste fabbriche dalle cui enormi caldaie usciranno sino alla prima guerra mondiale qualche cosa come 14 milioni di scatolette di salsa ogni anno.
SVILUPPO AGRICOLO E INDUSTRIALE
E’ questo forse il periodo di più intenso sviluppo di Bagheria sia sotto l’aspetto economico sia sotto l’aspetto sociale politico e culturale.
Sarebbe però un grosso errore credere che si tratti di una specie di mitica età dell’oro.
La stessa natura di questo sviluppo provoca nuove tensioni e nuove esplosioni di violenza.
La distruzione dei vigneti dell’Accia provoca alla fine del secolo la prima ondata di emigrazione in massa. Oltre due mila bagheresi sono costretti a cercare oltre oceano, negli Stati uniti o in Argentina, un pezzo di pane.
La possibilità di trasformare in giardini di limoni la fascia costiera acuisce la lotta per la conquista degli antichi girati che ancora circondano le ville. Questo spiega la particolare virulenza che il fenomeno mafioso acquista in quegli anni a Bagheria.
Nella storia della criminalità siciliana, ancora oggi, hanno un posto di tutto rispetto le vicende terribili della cosidetta setta dei Fratuzzi, una associazione a delinquere capeggiata, secondo le accuse della magistratura, dai maggiorenti del paese, sindaco e assessori in prima fila.
Queste vicende diedero luogo nel 1878 ad un clamoroso processo nel quale, figuravano assieme ad un centinaio di comuni cittadini il sindaco e tutta la giunta comunale dell’epoca.
Si trattava di rispettabilissimi professionisti e ricchi proprietari
La lotta per il trasferimento in mani borghesi dei vecchi girati aristocratici durerà a lungo e si protrarrà in pratica fino al primo dopoguerra.
Ovviamente anche la lotta politica sarà largamente influenzata da queste vicende, specie sul piano municipale.
Il Comune, come è intuitivo anche se non amministra grandi ricchezze e non gestisce grandi appalti è però una base importante per il predominio politico.
Una caratteristica della società bagherese in questo periodo è una notevole sfasatura rispetto ai mutamenti che contemporaneamente avvengono nella società siciliana.
I sindacati di classe che nel resto dell’Isola nascono con i Fasci dei lavoratori alla fine dell’Ottocento, a Bagheria a Novecento inoltrato sono completamente assenti.
C’è la lega dei picconieri (una categoria numericamente importante) ma non c’è quella dei braccianti che pure sono migliaia. E la stessa lega dei picconieri ha le caratteristiche della vecchia società operaia, cioè dell’associazione di mutuo soccorso.
Bisognerà aspettare il secondo dopoguerra per vedere sorgere a Bagheria la Camera del Lavoro e gli altri sindacati confederali.
Bagheria non partecipa al movimento dei Fasci siciliani ma insorge per stessi motivi vent’anni dopo!
tratto da "Peppino Speciale, Giornalista, politico, storico"
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