Conoscere la storia della chiesa parrocchiale di Bagheria significa conoscere la complessa storia di tutto il territorio e della città Bagheria. Il fonte battesimale della chiesa Madre rappresenta un “monumento” della nostra storia collettiva, un fondamento della nostra identità culturale, senza memoria e senza identità nessun essere umano e dunque collettività potrà aver un futuro.
Penso che il convegno sul 300° anniversario della fondazione della parrocchia della Natività della Beata Vergine Maria Bagheria 1708-2008 costituisce un ulteriore contributo alla conoscenza e sviluppo della storia e dell’identità collettiva di Bagheria, senza la quale è impensabile la crescita umana e culturale di tutti i cittadini.
In un documento del 1632, redatto dal notaio Giacinto Cinquemani di Palermo, viene citata una chiesa rurale dedicata alla Natività della Vergine Maria, esistente a Bagheria e ubicata nel luogo ove dal principio della seconda metà del XVII secolo comincerà ad essere edificata la residenza suburbana di Giuseppe Branciforte, secondo principe di Pietraperzia, quinto principe di Leonforte, barone di Tavi e conte di Raccuia (1614-1698).
Il notaio Cinquemani ci informa che il sacerdote Antonino Pilo e Calvello possedeva alcune terre con chiesa ubicate nella contrada palermitana della «bacaria».
Il Pilo, dopo avere ottenuto la licenza all’arcivescovo di Palermo Giannettino Doria (1573-1642), volle fondare in detta chiesa un beneficio di 4 onze annue. Sempre il Pilo assegnò detto beneficio al chierico Francesco Maria Pilo e Mollo, con molta probabilità un suo parente. Infatti il chierico Francesco Maria Pilo e Mollo per onze 4 si impegnò a celebrare o a far celebrare, nella suddetta chiesa di Bagheria, una messa nel giorno della festa della «Nativitatis Marie», cioè l’8 settembre di ogni anno.
Già dal 1653 Giuseppe Branciforti, una delle figure più rilevanti del XVII secolo in Sicilia, comincerà a comprare terre e manufatti rurali nel territorio di Bagheria sia per la coltivazione di derrate alimentari che per l’allevamento ma anche per costruivi la sua residenza stagionale, in osservanza dei dettati della moda del tempo. Fra i tanti terreni, coltivati soprattutto a vigneto e oliveto e fabbricati rurali, il Branciforte acquistò anche la chiesa della Nativitatis Marie Matris Domini nostri Jesu Christi del sacerdote Antonino Pilo.
Morto Giuseppe Branciforte, nei primi anni del Settecento, la sorella donna Agata Branciforte e il nipote don Nicolò Placido Branciforte, si ritrovarono ad essere eredi del titolo di principi di Pietraperzia, Leonforte e Butera e dunque dei suoi beni e anche del «dominio e possessione d’un loco nella contrada della Bagaria con suo casino chiesa e molte case attorno, la magnificenza e comando dei quali, come è ben noto ha ritirato molta gente ed in cui habitare in maniera che hoggi il suddetto numero di quella è assai avanzato».
Possiamo immaginare quanta gente si fosse raccolta fra la seconda metà del Seicento e i primissimi anni del Settecento attorno al «magnifico casino» dei principi di Pietraperzia e Butera, come servitori, agricoltori, artigiani e muratori con le loro rispettive famiglie.
Dunque molto utile doveva risultare la presenza di una chiesa ma anche che in essa si celebrassero tutti i sacramenti e probabilmente non solo le messe quando erano presenti in villa i membri della famiglia Branciforte.
Per il doveroso rispetto dei defunti nella contrada della Bagaria donna Agata Branciforte assieme al nipote Nicolò Placido Branciforte, il 14 novembre del 1702, avevano ottenuto, dopo infinite suppliche fatte all’arcivescovo di Palermo Ferdinando de Bazan (dal 1685 al 1702), la licenza di seppellire nella piccola chiesa del SS Rosario esistente nel loro casino con Bagheria, i «cadaveri defunti comuni». Tale iniziativa nasceva dall’esigenza di «non incorrersi al grave e spesso inconveniente di restare più giorni insepolti i cadaveri di quei defunti cagionato dalla lontananza del luogo ove prima si solevano seppellire».
Inoltre nel 1707 i Branciforti ottennero dall’archivescovo di Palermo Giuseppe Gasch (1653-1729) di fondare nella chiesa della Natività di Maria di Bagheria una chiesa parrocchiale, cioè una chiesa ove era assicurata la cura delle anime di tutte le persone che dimoravano nel territorio ad assa assegnato.
Donna Agata e Nicolò Placido si impegnarono a sostenere totalmente le spese per il culto e principalmente a dotare la chiesa già esistente vicino la loro villa-palazzo a Bagheria di un parroco, di cappellani, di un sacrestano, di un fonte battesimale, di arredi, ecc.
Il primo battesimo della chiesa parrocchiale di Bagheria venne celebrato il 21 maggio del 1708 dal parroco Giuseppe Di Giovanni.
Al bambino battezzato vennero dati i nomi di Nicola Placido, Filippo, Giuseppe e Giovanni, probabilmente per ricordare tutte le persone che avevano reso possibile la creazione di una chiesa parrocchiale a Bagheria. Il sacerdote palermitano Antonino Mongitore (1663-1743), canonico della chiesa Metropolitana di Palermo, ci informa di aver visitato nel 1739 la chiesa, succursale della Cattedrale di Palermo, della Natività di Maria Vergine di Bagheria, osservando che la stessa era posta a sinistra del casino del principe di Butera. Pochi anni prima, fra il 1732 e il 1735, nella chiesa parrocchiale dei Butera venne eseguito un vasto programma edilizio per il suo ampliamento, nuova decorazione e arredo.
Infatti, nel libri contabili di don Ercole Michele Branciforte e Gravina (1693-1764), marito di Caterina Branciforte e Ventimiglia (1691-1763), principessa di Butera relativi ai loro possedimenti a Bagheria si può leggere che i lavori servirono per «la reedificazione della Parrocchiale Chiesa». Alla fine di detti lavori ecco come doveva apparire la prima chiesa parrocchiale di Bagheria: la chiesa era disposta a tre navate e possedeva le seguenti dimensioni: «lunga canne 7 [mt 14,11] e larga canne 6 e palmi 3 [mt 12,87] oltre cappellone».
Al centro dell’abside «ben proporzionato» era collocato il «quadro della natività di Maria Vergine cui è la chiesa dedicata e il Tabernacolo del SS.mo che perpetuamente si osserva». Nel fianco destro dell’altare maggiore vi era la «Cappella del SS. Crocifisso» e nello stesso lato le «Cappelle della SS. Trinità, della Sacra Famiglia e Settangeli». Nel lato sinistro, accanto all’abside era ubicata «la Cappella dell’Immacolata Concezione di Maria Vergine e poi la Cappella di S. Maria Maddalena, SS. Rosario e Madonna del Carmine».
Nella chiesa «vicino la porta v’ha il fonte battesimale, poiché è questa chiesa parrocchiale, filiale della Chiesa Cattedrale, coltivata dal parroco e cappellani».
Salvatore Branciforti, principe di Butera (1727-1799), nel 1768, mentre veniva realizzato lo «stradone»-l’attuale corso Butera- e l’ala settentrionale di palazzo Butera di Bagheria fece demolire la chiesa parrocchiale della Natività della Vergine Maria (riedificata trentatre anni prima) e con essa il campanile, la sacrestia e le abitazioni del clero e del sacrista, probabilmente perché ubicati vicino al nuovo corso, di fronte la costruenda nuova ala del palazzo Branciforti-Butera.
Contemporaneamente alla costruzione di corso Butera venne tracciato lo «stradonello» - l’attuale corso Umberto I - e di fronte ad esso venne realizzata un’ampia piazza e l’attuale chiesa Madre, che mantenne la vecchia dedicazione alla Natività della Vergine Maria. In essa venne trasferito il fonte battesimale, ove ancora oggi vengono battezzati i bambini nati della parrocchia della chiesa Madre e la totalità dei cittadini Bagheresi fino al 1932, anno della nascita della parrocchia del Santo Sepolcro.
Quando nel 1771 la chiesa Madre di Bagheria venne aperta al culto il fonte battesimale era ubicato nell’apposito ambiente posto a sinistra.
Oggi, nel rispetto delle norme liturgiche, l’attuale parroco padre Giovanni La Mendola ha fatto sistemare l’antico fonte battesimale a destra dell’area dell’abside, mentre a sinistra è stato posto l’ambone e al centro l’altare. Il fonte battesimale dell’antica chiesa parrocchiale, fondata nel 1708, è costituito da un piedistallo di pietra grigia di “Billiemi”, alto 1,02 mt (pari a 4 palmi) e da una conca, avente forma di conchiglia, di marmo bianco di Carrara, del diametro di 0,763 mt (pari a 3 palmi).
In foto, Rosario Scaduto (1959). Architetto e ricercatore di restauro nella Facoltà di Architettura di Palermo. E' autore di vari contributi nell'ambito delle teorie e della storia del Restauro dei Monumenti.
Ha progettato e diretto interventi di restauro e allistemento musueale.
Ricordiamo, fra le altre, la pubblicazione "La pietra d'Aspra: storia e utilizzo", edito da Flaccovio e l'ultimo "Villa Palagonia: storia e restauro", edito da Eugenio Maria Falcone Editore (2008).
nelle foto:
1) il documento originale che riporta la trascrizione dei primi due battesimi che si svolsero nella Chiesa della Natività.
2) La culla a forma di conchiglia ,di legno con intarsi dorati, prezioso manufatto dei primi del '700 , di cui parla la Maraini nel suo libro "Bagheria"
3) Una stampa raffigurante, palazzo Butera, la residenza dei Branciforte a Bagheria.