Forse la Sicilia di queste immagini sta definitivamente scomparendo.
Forse addirittura non esiste più.
Forse io non sapevo, quando cominciavo a fotografare, a poco più di 16 anni , che la fotografia è un formidabile strumento della memoria. O forse lo sapevo benissimo.
Sto parlando di memoria, non di nostalgia.
La nostalgia è un sentimento che mi è sempre sembrato molle, ipocrita.
Non credo mi appartenga.
Non mi sembra ci sia granchè di cui avere nostalgia per quegli anni, salvo, naturalmente, il calore del sole, il mare, la luce inimitabile, l’intelligenza delle conversazioni con gli amici, la ricchezza umana del mondo contadino, il sapore dei limoni mangiati a fette, il profumo della zagara e del gelsomino, il senso della storia profonda, la gioventù, certo, la speranza.
Non si può di sicuro avere nostalgia per quel mondo duro, ingiusto, violento, ipocrita, rassegnato, per la povertà, per la miseria.
Per questo non c’è bisogno di nostalgia; quel mondo c’è ancora purtroppo, perfino la povertà, se no più, per fortuna, la miseria.
Per quello servono piuttosto indignazione ed energia e coraggio. Sì, forse di energia e coraggio ce n’erano di più; certo c’era, credo, più speranza.
La mia storia personale mi ha portato, da quasi quaranta anni a vivere fuori dalla Sicilia, da quella Sicilia.
Sapevo, anzi, di essere fuggito dalla Sicilia, da quella Sicilia.
Forse questo sentimento è durato finchè è durata, come per ogni distacco l’illusione di un ritorno possibile.
Poi, a poco a poco, ho scoperto con gli anni che non si va mai via completamente dalla Sicilia, non si distrugge dentro di sé una appartenenza così drammaticamente forte.
E ho scoperto anche che il ritorno, ogni ritorno, è impossibile.
Una volta ho sentito un grande intellettuale ebreo dire che il racconto comincia quando si prende atto che il ritorno è impossibile.
Così è stato anche per me.
La Sicilia che desideravo, che credevo di desiderare, di essermi lasciato alle spalle è così tornata ad essere presente- ma non era mai stata assente- nei miei pensieri, nella mia memoria, nella mia coscienza, nel mio racconto..
Ho capito che quelle tante fotografie fatte prima di partire e dopo, nei ritorni brevi e dolci e dolorosi, sono io.
Che anche le fotografie che ho fatto nei tanti luoghi del mondo dove il mio mestiere mi ha portato sono state e ancora lo sono immagini viste con i miei occhi di siciliano.
Ho capito che queste immagini sono frammenti di un autoritratto.
Questi frammenti di memoria, con mia sorpresa, sono spesso ricevute come frammenti dell’autoritratto di chi le guarda.
Come se fossero schegge di uno specchio in cui altri uomini e donne, con vite e storie diverse dalla mia si guardano e si riconoscono.
Per questa generosità non saprò mai esprimere abbastanza la mia gratitudine.
Tratto da Sicilia dentro di Ferdinando Scianna
collana de "I tascabili dell'arte" curata da Ezio Pagano di "MUSEUM"