(...) Per trasmettere tutti gli elementi della pazzia del principe di Palagonia, eccone l’elenco. Uomini: mendicanti dei due sessi, spagnuoli e spagnuole, mori, turchi, gobbi, deformi di tutti i generi, nani, musicanti, pulcinella, soldati vestiti all’antica, dei e dee, costumi francesi antichi, soldati con giberne e uose, esseri mitologici con aggiunte comiche
(Achille e Chitone con pulcinella).
Bestie: parti isolate delle stesse, cavalli con mani d’uomo, corpi umani con teste equine, scimmie deformi, numerosi draghi e serpenti, zampe svariatissime e figure di ogni genere, sdoppiamenti e scambi di teste.
Vasi: tutte le varietà di mostri e di cartocci che terminano in pance di vasi e piedistalli. Immaginate tali figure a bizzeffe, senza senso e senza ragione, messe assieme senza scelta né discernimento, immaginate questi zoccoli e piedistalli e deformità allineate a perdita d’occhio: e proverete il penoso sentimento che opprime chi si trova a passare sotto le verghe da questa follia.
Accostandoci alla villa siamo accolti dalle braccia di un avancortile semicircolare: il muro di fondo nel quale s’apre il portone ha l’aspetto di una fortezza. Una statua egiziana immurata, una fontana asciutta, vasi e statue sparsi di qua e di là disordinatamente. Entriamo nel cortile della villa che, come di solito è circolare ed attorniato da basse costruzioni disposte a piccoli semicerchi, perché non venga meno la varietà. Il pavimento è in massima parte erboso. Come in un camposanto abbandonato, ecco vasi di marmo stranamente decorati che risalgono al principe padre, e nani e mostri dell’epoca recente gettati alla rinfusa e che finora non sono riusciti a trovarsi un posto; si passa anche davanti ad una pergola piena zeppa di vecchi vasi e di altre ghirigorate pietre.
Ma l’assurdità di una mente priva di gusto si rivela al massimo grado nel fatto che i cornicioni delle costruzioni minori sono sghembi, pendono a destra o a sinistra, così che il senso dell’orizzontale o della verticale, che insomma ci fa uomini ed è fondamento di ogni euritmia, riesce tormentato e torturato in noi. E anche questi tetti sono popolati e decorati di idre di piccoli busti e di orchestre di scimmie ed altre dabbenaggini.
Draghi alternati a dei, un atlante che regge non il cielo ma una botte di vino se poi si spera di scampare da queste assurdità nella villa, costruita dal padre e dall’esterno abbastanza ragionevole, ecco che poco dopo il portone si incontra la testa coronata di lauro di un imperatore romano sul corpo di un nano che a sua volta cavalca un delfino...
* Tratto da "Viaggio in Italia - Sicilia", di W. Goethe, nella traduzione di Emilio Castellani.