Il territorio su cui sorgono ora gli abitati di Bagheria, S.Flavia e Casteldaccia era fino al secolo scorso campagna della città di Palermo.
Queste terre appartenute in età punica, greca e romana a Solunto, dopo l’abbandono di questa nel III secolo dopo Cristo, regrediscono a foresta e un lunghissimo silenzio le avvolge fino all’età normanna quando le troviamo nel raggio d’interesse di Palermo.
Il grande geografo arabo Edrisi a metà del XII secolo registrerà, perciò, tra Termini e Palermo, solo Trabia, e. trent’anni dopo, Ibn Giobayr descriverà solo un “Qasr Sa ‘d” di difficile identificazione, ma, per alcuni, corrispondente alla contrada “Cannita”.
Nel 1134 Ruggero II concede al Monastero di S.Maria di Campogrosso (la “Chiesazza” di fronte all’abitato di Altavilla) campia Misilmeri e il diritto di far legna nella “foresta dicta Bacharia”; qualche anno dopo, nel 1184, dona al monastero del S.Salvatore di Palermo terre all’Accia.
Ancora null’altro che foresta secondo documenti del 1306, quando si accende una lite tra i frati della Magione, i procuratori regi delle foreste e i cittadini di Palermo che vantano antichi diritti consuetudinari sui boschi di Godrano, Partinico, Carini e Bacharia da cui ricavano il legname per costruire aratri e ogni altra cosa utile per le masserie e le case.
Nessun mutamento di rilievo sino ad un contartto del 1337 in cui si parla di una “mandra”.
Qualche cenno di una diversa attenzione economica a questo territorio si avverte solo a partire dalla metà del Trecento.
Nel 1347 il giudice e avvocato della Magna Regia Curia Gerardo De Medico concede all ‘Ospedale di San Bartolomeo alla Kalsa un “tenimentum terrarum” all’Accia confinante con le terre di Simone De Cesare, del S.Salvatore, della Baharia, di S.Maria dell’Ammiraglio (Ciantro), di Monte Cane.
Le terre donate dal De Medico costituiscono una vera masseria fortificata con case, torre, fortilizi, granai, vigne, fondaco, palmenti, buoi, tavole per mangiare e dormire, aratri, gioghi, vomeri e zappe ecc
Un altro documento del 1374 conferma la novità della situazione e l’interesse economico per le colture agricole, non solo per pascolo e legnatico, che prelude ad un insediamento stabile: il Ciantro della Cappella Palatina vende a Matteo Burgisi legna nel feudo dell’Accia e concede a terraggio a Chono di Calogero e Riccardo Lavanco due aratati di terra per quattro salme di grano e due di orzo ad aratato.
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Tratto dal libro La villa dei principi di Cattolica alla Bagaria, di Antonio Morreale (1999)