L'APPARENZA INGANNA 1 – La prima foto diffusa dai media di Giuseppe Massimo Bossetti, presunto assassino di Yara Gambirasio, lo ritrae seduto su un divano con in braccio due cani e un gatto. Se si osserva bene si nota che l’uomo sembra indossare, oltre a una camicia a scacchi grigia, quelli che appaiono come i pantaloni di una tuta da ginnastica in acetato. Di un colore azzurro elettrico. Se così fosse, se si trattasse veramente di una tuta in acetato, questa sarebbe l’ennesima conferma di una mia vecchia tesi: “il declino di un Paese lo si può pesare misurando la diffusione delle tute da ginnastica in acetato tra la sua popolazione maschile”. Tute quasi mai usate per attività ginniche, ma per andarci in giro, abbigliamento informale. Larghe, comode, nascondono pance, inestetismi, imbarazzi, simboleggiano uno sbracamento più grande, una forma di incuria manifesta, una deriva verso un abbandono del quale non si intravedono gli argini. Non sai mai chi si nasconde sotto una tuta in acetato, diffidate di quell’aria così friendly, disimpegnata, da bricolage durante un sabato pomeriggio. Attenzione, a volte piccoli particolari senza importanza ci possono salvare.
L’APPARENZA INGANNA 2 – Diego Marmo è il nuovo assessore alla Legalità e alla Sicurezza dei cittadini del Comune di Pompei. Chi è Diego Marmo? È stato protagonista di uno dei più clamorosi errori giudiziari della storia italiana. Negli anni ‘80 era il pm nel maxiprocesso alla camorra che vedeva Enzo Tortora (poi assolto con formula piena) tra gli imputati. Sua, durante il processo, l’affermazione ricca di enfasi e veemenza con cui inchiodò Tortora alle sue presunte responsabilità: “L’ultima persona che si voleva portare in questo processo era proprio lui, ma, signori miei, più si cercavano le prove della sua innocenza, più saltavano fuori quelle della sua colpevolezza”. Errore macroscopico, da dilaniarti la coscienza. In Italia è previsto un premio: Assessore alla Legalità.
L’APPARENZA INGANNA 3 – Torniamo alla foto del presunto assassino di Yara Gambirasio. L’elemento che salta agli occhi, ben prima della tuta in acetato, è la presenza dei due cani, del gatto e del presunto assassino, tutti insieme appassionatamente. A parte gli sguardi, di gran lunga quello del Bossetti è il meno vispo (per usare un eufemismo) dei quattro, e questo potrebbe mettere seriamente in discussione la presunta superiorità della razza umana sulle altre razze animali, è l’amore del Bossetti per gli animali che risalta fortemente, è la carica simbolica del cane e del gatto insieme grazie all’opera di mediazione dell’uomo quella che ci viene consegnata chiavi in mano. L’uomo che sa amare gli animali. Siccome siamo in pieno clima mondiali di calcio, io, un gol a porta libera, non me lo lascio scappare (non sono mica Balotelli – dalle imprecazioni che sono filtrate dentro la mia stanza durante Italia-Costarica, ho capito questo). L’intera questione gira sulla presunta superiorità morale degli Amanti degli animali rispetto alla galassia silente, piena di sensi di colpa e occhi bassi, degli “Indifferenti” (tutto quel resto del mondo che si vergogna di esserlo, che lo vorrebbe poter abbracciare un cane, accarezzargli la testa, lasciarsi leccare senza arretrare. Ma non ci riesce, bloccato da ataviche paure, istintive ritrosie, insuperabili repulsioni). Non c’è dubbio che in questo confronto tra quelli che definiremo gli Amanti (con la A maiuscola) e gli Indifferenti, grazie alla foto di Bossetti, i secondi segnano un punto a loro favore. E direi: finalmente. Basta capo chino, basta doversi giustificare con frasi del tipo “io non ho nulla contro gli animali, io li rispetto, sia chiaro, ci tengo a sottolinearlo, e che, secondo me, gli animali dovrebbero vivere nel loro habitat…”, mentre l’interlocutore che tiene al guinzaglio il suo dobermann ti osserva alternando compassione e rassegnazione e tu sai che sia lui che il cane stanno pensando: “poveretto”. Con la foto di Bossetti immortalato assieme a cani e gatti, crolla, ufficialmente, un pilastro del pensiero dominante, e cioè: “di quelli che amano gli animali ci si può fidare sempre un tantino di più rispetto a quelli che non li amano”. Questo luogo comune che sottintende una contrapposizione ancora più grande tra le due macro categorie, altruismo ed egoismo, va in frantumi. Gli Indifferenti escano allo scoperto, non hanno più nulla di cui vergognarsi, sono gli altri che dovranno riporre in un angolo le loro granitiche certezze. La sicurezza, un tantino arrogante, di considerarsi dalla parte dei giusti. E ammettiamolo, non se ne può più di persone che quando il loro cane ti salta addosso e tu indietreggi infastidito, esclamano: "ma non ti fa niente!!!" (frase, puntualmente, accompagnata da uno sguardo di commiserazione denso di superiorità), e poi aggiungono "è un giocherellone" (e chi se ne frega, vorremmo sottolineare), e, forse, per rassicurarci, rincarano: "fa con tutti così" (mentre le perle di sudore fanno la loro comparsa sulla nostra fronte, figlie della lotta intestina tra due forze contrapposte: l’autocontrollo e il bisogno di scappare). Il cane degli Amanti ti lecca e tu povero rappresentante degli Indifferenti rimani schifato? Il problema non sono loro – intendo, gli Amanti; che non si scompongono - non è il loro cane, il problema sei tu. Allora, proviamo, per assurdo, ad invertire le cose. Se il cane degli Amanti ha una sorta di diritto naturale a provare a leccare la guancia di un malcapitato, può l’Indifferente, non dotato di compagnia canina, leccare direttamente lui la guancia del padrone del cane, ricambiandogli la cortesia? Come reagirebbe quest’ultimo? Perché ciò che è permesso al cane deve essere negato all’uomo? Supponiamo che in preda ad un attimo di follia l’Indifferente frustrato superi il senso di schifo e di nausea e tuffandosi dentro una sorta di triangolo del leccalecca pratichi sul padrone del cane il gesto che l’animale sta infliggendo a lui; in questo caso, l’Amante degli animali come la prenderebbe? Scatterebbe la denuncia penale per molestie? E perché se il cane dell’Amante può provare ad urinare sul cerchio in lega dell’auto dell’Indifferente, la stessa cosa non può fare l’Indifferente sul tettuccio apribile dell’auto dell’Amante? (ovviamente, mentre il tettuccio è aperto e l’Amante è alla guida). Perché quello che fa il cane all’uomo è così simpatico e quello che l’uomo (Indifferente) vorrebbe ricambiare all’uomo (Amante) è così censurabile?
L’APPARENZA INGANNA 4 – Anche la giustizia può sbagliare. Ci mancherebbe. Che ci mettiamo a scagliare le pietre?!? Però è un concetto che accetti a fatica, se la giustizia sbaglia allora è ingiusta, siamo di fronte a una contraddizione in termini. Difficile accettare. Impossibile, invece, mandare giù le recenti dichiarazioni di Antonio Iovine, camorrista tra i più spietati e ora collaboratore di giustizia. Ha riferito di tariffari, 250 mila euro per una assoluzione in appello. Secondo Iovine “nel Tribunale di Napoli esisteva tutta una struttura che riusciva ad aggiustare i processi”, si dirà: “la solita strategia della macchina del fango”. Può darsi. Quello che inquieta è che Iovine fu, veramente, assolto in appello, dopo essere stato condannato in primo grado all’ergastolo, per un duplice omicidio avvenuto nel Casertano. Dopo il suo pentimento, il camorrista pentito ha invece confessato di essere stato l’autore dei delitti. Ti gela il sangue solo a pensarci. Perché se diventa una grande associazione tra Controllato, Controllore e Giustizia, crolla qualsiasi ipotesi, anche lontana, di democrazia. È il caos.
L’APPARENZA INGANNA 5 – Ancora problemi con le donne in casa Berlusconi. E sempre per il solito motivo: superficialità, assenza di controlli preventivi. Che il problema sia l’età o gli acari, siamo alle solite. Dudù, il cane di Silvio, si è beccato gli acari da Dudina, una cagnolina fatta arrivare da un allevamento. È sempre una campagna acquisti. Purtroppo, nessuno si è preoccupato di controllare lo stato di salute di Dudina. Occorreva bloccare gli acari, come si dovevano sequestrare i telefonini con le videocamere alle olgettine. E ora, Dudù, è costretto a portare una sorta di t-shirt per non leccarsi il pelo. T-shirt firmata Ralph Lauren. Mentre, la palla al piede che rischia Silvio per il processo “Ruby” potrebbe anche non essere griffata.
L’APPARENZA INGANNA 6 – Dato che mi sono già inimicata gli animalisti di ogni risma con la storia della foto del presunto assassino di Yara, continuo la mia personale e masochistica opera di demolizione toccando un altro ambito inviolabile secondo il manuale del politicamente corretto: le misure a favore della disabilità. In particolare, mi riferisco, all’assegnazione ai disabili degli stalli di sosta presso le proprie residenze. Premessa: la misura – in linea di principio - non si discute. Ovvio. Però, ho la sensazione (mi voglio esporre) che a Bagheria ci sia un proliferare (ma non ho dati alla mano e a me piace ragionare alla luce dei numeri, e non conosco i criteri di assegnazione) di questa forma di permesso che, valutando a spanne, non sembra avere apparente riscontro guardandosi intorno. Non sembra esserci, per fortuna, questo esercito di persone prive di un sufficiente grado di salute da necessitare il parcheggio sotto casa. Ma, malgrado ciò, le aree riservate ad personam, mi pare, ripeto, mi pare, stiano aumentando. Se l’amministrazione ci dà qualche numero e ci smentisce, meglio. Ci scuseremo pubblicamente. Verificare a tutela di chi ha effettivamente bisogno e per evitare che si trasformi in una forma di malcostume. Anche perché, la mia impressione, è che questo tipo di autorizzazione venga concessa soprattutto nelle aree dove trovare un parcheggio è più difficile, come se in quelle zone si concentrassero le disabilità. Ricordiamoci che a Bagheria abbiamo una tradizione. Siamo il paese della gente che piazzava (e piazza) le sedie davanti casa per impedire il parcheggio, le piante, i secchi, le colate di cemento. Non vorrei che le assegnazioni delle aree di stallo si trasformassero in una sofisticata e legale evoluzione di una tendenza tutta baariota di considerare come proprio territorio anche quello posto qualche metro oltre quella che è la propria soglia di casa.
LA FRASE – Solo le persone superficiali non giudicano dalle apparenze. (Oscar Wilde, Il ritratto di Dorian Gray).
Giusi Buttitta
L'Apparenza inganna - di Giusi Buttitta
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