Caro presidente Di Salvo, ha tante buone ragioni, però...

Caro presidente Di Salvo, ha tante buone ragioni, però...

Politica
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Inducono a qualche considerazione le cose dette dal presidente del consiglio Bartolo Di Salvo, in una intervista rilasciata a 90011.it nei giorni scorsi:
Bartolo Di Salvo ribadisce quanto già detto in altre dichiarazioni all’indomani del voto del consiglio del 6 febbraio scorso sulla vicenda ex-poste e ribadite anche in una intervista televisiva di sabato scorso.
Cosa dice, in buona sostanza, Di Salvo?

Vorrebbe che i consiglieri ed il consiglio, venissero giudicati dall’opinione pubblica locale e nazionale, non in base a pre-giudizi che prescindono dal merito concreto e specifico delle scelte che fanno, o delle decisioni che assumono.

Dice Di Salvo: giudicatemi per quello che sono e per quello che faccio senza fare dietrologia e senza “leggere” tutti i comportamenti del consiglio comunale di Bagheria attraverso la lente deformante mafia-antimafia; e si ribella, in questo sostenuto anche dal centrosinistra, ad una rappresentazione della nostra comunità, così come è purtroppo avvenuto in alcune ricostruzioni giornalistiche, succube, e in certi casi, addirittura solidale con cosa nostra.

Per concludere: vorrebbe Di Salvo, vorremmo un po’ tutti, essere giudicati, politici e non, in maniera “normale” e non come abitanti del “paese di Provenzano”.

Diciamo subito che condividiamo al 100% le cose che dice Di Salvo.
Anzi diciamo di più: a Bagheria, giornalisticamente definito “il paese di Provenzano”, non è mai accaduto che un consigliere comunale, un assessore, un sindaco sia stato processato per contiguità con la mafia.
Con due sole eccezioni: Michelangelo Aiello, agrario e industriale dei succhi, sindaco per un breve periodo verso la fine degli anni ’60, fù, intorno ai primi anni ’80, condannato per mafia, quando non era più consigliere comunale da una decina d’anni.
E Pino Fricano, che ha in corso una indagine preliminare per il reato di concorso esterno, e che non ha ancora esitato neanche in una richiesta di rinvio a giudizio.
In tantissimi altri comuni, alla Provincia, alla Regione sono stati millanta gli inquisiti e i anche i condannati per mafia. A Bagheria, no.

Non solo, ma va aggiunto, che dagli "accessi ispettivi" del 1993, del 1999, e del 2006 in cui le pratiche del Comune furono passate al setaccio, non scaturì alcuna indagine giudiziaria.
Comunque la si pensi, questi sono i fatti.

Però il ragionamento di Di Salvo è monco, e avrebbe un valore assoluto, se, lo ripetiamo, parlassimo di una realtà “normale”.
Ma la Sicilia, e Bagheria ci sta dentro tutta quanta, non è una regione “normale”.
Non esiste al mondo una sola regione o nazione (neanche la Colombia patria dei “narcos” e del “cartello di Medellin”), dove in trenta anni sono stati uccisi due procuratori generali della Repubblica, Scaglione e Costa, un capo dell’Ufficio istruzione, Chinnici, e colui che si apprestava a diventarlo, Terranova.

Non esiste al mondo un paese in cui sono stati uccisi un presidente della Regione, Mattarella , il segretario regionale del più grande partito di opposizione, La Torre, il segretario provinciale del partito di governo, Reina.

Non esiste al mondo un paese in cui sono stati uccisi il superprefetto inviato dal governo per combattere la mafia, Dalla Chiesa, il capo della squadra mobile, Cassarà, il responsabile della squadra “catturandi” Montana, ed infine un paese, in cui sono stati uccisi gli uomini che, nel mondo, simboleggiavano la volontà di riscatto del popolo siciliano, Falcone e Borsellino, oltre, non dimentichiamoli, a centinaia di magistrati, poliziotti, carabinieri, giornalisti, imprenditori, politici, professionisti, gente comune e incolpevole.
Per chiudere con un uomo di fede, padre Puglisi, ed il piccolo Di Matteo, sciolto nell’acido.
E’ normalità questa?
E noi siciliani e bagheresi vorremmo essere giudicati in maniera “serena e normale”? Abbiamo idea di come veniamo "percepiti" noi siciliani nel resto d'Italia?

Per questo, e per concludere, il voto sulla richiesta dei Lo Iacono, doveva essere gestito, e paradossalmente voglio dire, qualunque ne potesse essere la risposta, se sì o no, in modo unitario da un consiglio che aveva comunque, come primo dovere, quello di non dividersi su una questione di tale portata.

E’ vero che conta il merito e lo specifico nelle questioni, ma talvolta, non dimentichiamolo, è più importante il metodo.
Lo dicevano già tanti secoli fa “ La moglie di Cesare, non solo deve essere onesta, ma lo deve anche sembrare”. Mutatis mutandis, l’aforisma fa al caso nostro.