Da indiscrezioni che circolano insistentemente, i Carmelo Lo Iacono (omonimi e cugini) e Zarcone Dorotea, proprietari dell’edificio dell’ex-poste e richiedenti il ri-uso commerciale dell’immobile, hanno fatto notificare al sindaco Biagio Sciortino, all’assessore all’urbanistica Pietro Pagano, al responsabile del procedimento Carlo Tripoli, alla dottoressa Marina Marino, responsabile della sezione urbanistica, e al presidente del consiglio Bartolo Di Salvo, un atto di diffida tramite lo studio legale del prof. Guido Corso – ognuno chiamato in causa per gli atti di propria competenza.
In premessa vengono richiamati tutti i passaggi burocratici che avevano portato i Lo Iacono all’acquisizione dell’edificio, le sentenze del TAR Sicilia che hanno considerato legittimi i loro ricorsi, e la correttezza dell’iter formativo per la destinazione ad area commerciale dell’area ex-poste, per la quale come sostenuto nell’atto di diffida esiste già un tacito assenso formale.
Subito dopo vengono passati in rassegna gli atti e le iniziative che i soggetti cui la diffida è indirizzata avrebbero messo in campo, ognuno per la propria parte, nel tentativo di conculcare un diritto sancito con sentenza della magistratura.
Tra le altre cose, viene richiamata l’intervista che la dottoressa Marino ha rilasciato il 9 febbraio scorso al Sole 24 Ore dal titolo “Io dico no: ma i politici cedono” e i comportamenti dell’attuale amministrazione che si richiamano spesso ai principi di legalità. La prima legalità, viene fatto polemicamente notare, è il rispetto delle sentenze dei giudici.
Infine i destinatari dell’atto vengono diffidati ad astenersi da ulteriori comportamenti che possano compromettere un diritto riconosciuto dalle sentenze richiamate, e di cui sarebbero eventualmente chiamati a rispondere nelle sedi pertinenti.
Precisazione: pensiamo di dovere delle spiegazioni a quanti, cercandolo, non trovano il documento che avevamo messo in rete in formato pdf, circa la diffida inviata dai Lo Iacono e Zarcone ad alcuni tra amministratori e funzionari del Comune di Bagheria.
Avevamo deciso di pubblicare il documento, per due ordini di ragioni:
1) Perchè pur essendo un atto di parte, rappresenta in ogni caso un contributo alla conoscenza dell'argomento.
2) Perchè abbiamo ritenuto, e riteniamo che il documento non potesse considerarsi riservato, poichè inviato da uno studio legale a cittadini, che ne avrebbero potuto fare l'uso che avessero ritenuto più idoneo.
Per altro, circolando le fotocopie, non si comprende perchè si dovrebbe limitare la diffusione al pubblico del documento.
Abbiamo successivamente deciso di oscurare temporaneamente il documento per non creare ulteriore difficolta e disagio a chi ce lo aveva fornito.
Avremmo potuto, se fossimo stati in mala fede, cancellarne senza difficoltà la provenienza. Per questo valuteremo con chi si occupa di queste cose, se la sua pubblicazione, violi norme sulla privacy o abbia requisiti di riservatezza.
Se, come crediamo, non esistono nè l'una nè l'altra, delle ipotesi precedenti, rimetteremo il documento in rete.
La Redazione di Bnews