Adesso la rottura è pubblica e palese: la maggioranza non c’è più. Dentro il Partito democratico ormai ognuno sembra andare per la sua strada. Due tornate di consiglio, mattutina e pomeridiana, per cercare di portare faticosamente in porto,(a fine novembre, e questo è già un record), un Piano triennale ( e annuale) delle opere pubbliche, che come sempre è infarcito di ottime intenzioni e di poca sostanza.
E paradossalmente, è su un’opera che forse neanche i nostri nipoti vedranno mai, il famoso posteggio sotterraneo che dovrebbe sorgere sotto il complesso delle scuole “G. Cirrincione”, che si polemizza per l’intera giornata.
Un progetto di opera previsto già nei passati piani triennali, da realizzare in “project financing”, per il quale però non è arrivata alcuna “manifestazione di interesse”, e che è diventato la pietra dello scandalo.
Un emendamento presentato dai dissidenti del P.D, Amato in testa, che ne chiedono la cancellazione dall’elenco di opere del Piano triennale, suscita per l’intero pomeriggio un batti e ribatti dai toni durissimi e polemici, che impegnano almeno una quindicina di consiglieri di maggioranza e di opposizione.
Il sindaco Biagio Sciortino, è presente solo nella prima parte della giornata, e nel pomeriggio la sua assenza aggrava di fatto le divisioni che sembrerebbero insanabili tra i quattro dissidenti del P.D.,( ma alla fine però, uno dei quattro, Giovanni Di Bernardo, non parteciperà al voto sull’emendamento) e le altre forze di maggioranza.
E’ in effetti una questione di principio, anche perché negli anni scorsi l’opera è stata inserita nelle’elenco con il voto favorevole e di tutti.
E non solo: tutti sanno che è una opera che difficilmente si realizzerà, almeno nel breve-medio periodo.
E allora?
Questa sorta di emendamento-civetta si vuole farlo diventare il terreno dello scontro, simbolo di una contrapposizione che difficilmente troverà un punto di equilibrio.
L’opposizione accusa duramente l’U.D.C., che a detta di G. Castronovo , A.Amato, M. Aiello vuole tenere sotto il tallone questa maggioranza per dimostrare chi conta e chi comanda veramente.
I consiglieri lealisti del P.D., E. Gulli e E. Cilea, cercano di smorzare i toni, ed alla fine al momento del voto sull’emendamento, si asterranno, per evitare di approfondire la frattura con gli altri consiglieri del P.D.
Il consigliere Amoroso non ha peli sulla lingua:”Di fronte allo sfacelo più totale di oggi, e meglio tornare a votare”. Tesi condivisa da F.Lima che invoca le dimissioni di sindaco assessori e consiglieri, ma al momento del voto però si astiene aiutando così la maggioranza a bloccare l’emendamento ( gli astenuti vengono computati come voti contrari).
C. Viscuso e G. Barone sottolineano invece l’urgenza e la necessità dell'opera, soprattutto ora con il Corso Umberto chiuso al traffico veicolare. ,
Con C.Viscuso che si rivolge provocatoriamente a quanti chiedono le dimissioni degli altri, invitando loro ad essere coerenti e dimettersi per primi, con F.Gurrado che fa da pompiere e con involontaria ironia proclama “Non c’è nessuna crisi”; come se nascondersi la verità servisse ad esorcizzarla.
Con G. Tripoli che dice di essere stanco di questa seduta confusa e rissosa e lascia l’aula, evitando così però di dover esprimere un voto, e di farci sapere come la pensa.
L’emendamento per un soffio viene respinto: c’è spazio per una polemica a distanza tra il consigliere R. Giammanco e la consigliere G. Coniglio, che al momento del voto era assente perché chiamata al cellulare da casa
Assenza voluta sembra voler dire R.Giammanco, per dare una mano surrettiziamente alla maggioranza; la Coniglio si indigna, poi tutto torna tranquillo.
Questo per dire del clima di accuse e controaccuse, del tutti contro tutti
Dopo il voto sull’emendamento di cui si è detto si decide di aggiornarsi a mercoledì 25 Novembre alle 10.30.
Per approvare definitivamente il Piano triennale ( e annuale) della opere pubbliche debbono essere discussi e votati ancora quattro emendamenti.
Forse entro Natale ce la faranno.
Un consiglio comunale per concludere, quello di lunedì, in cui ognuno gioca la sua partita e recita una prece per la propria causa, in vista di un più che probabile rimescolamento di carte, che non dovrebbe tardare molto.