Oggi rientra Sciortino e, forse, potremo capire qualcosa di più

Oggi rientra Sciortino e, forse, potremo capire qualcosa di più

Politica
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Low profile, profilo basso; sembra essere questa la parola d’ordine prevalente che circola negli ambienti della politica circa l’incendio che ha seriamente danneggiato l’auto di famiglia del sindaco Biagio Sciortino.
Alla prima reazione che alcuni volevano più decisa

(consiglio comunale subito, condanna clamorosa e pubblica del gesto con un o.d.g., riferimento ad una realtà territoriale in cui cosa nostra è forte) rispolverando vecchie parole d’ordine del tipo: “no pasaran”; sin da subito ha fatto seguito una linea “soft”, complici l’assenza del sindaco da Bagheria e un comunicato dei Carabinieri in cui si dice che non sono stati raccolti elementi utili per far pensare ad un incendio doloso.

“Ad abundantiam”: vicinanza, comprensione e solidarietà, qualche garbato accenno al Coinres, nessun accenno a cosa nostra, nei comunicati dei partiti, dei sindacati e delle associazioni.

Nessun invito perentorio o di incoraggiamento a continuare sulla strada intrapresa, nessun proclama di resistenza, nessuna linea del Piave da difendere, nessun cuore oltre l’ostacolo, nessuna intervista tv.

Archiviare subito, sembra essere il desiderio, neanche tanto nascosto dei politici, anche se la preoccupazione e la paura crescono, e crescono per tanti motivi
In effetti non è facile capire chi possa aver fatto un gesto del genere, sconsiderato e criminale.
A caldo abbiamo detto, e lo ripetiamo, perchè è la verità, che un sindaco nei suoi adempimenti quotidiani fa una serie di scelte che possono avere danneggiato piccoli e grandi interessi, e che è praticamente impossibile riuscire a trovare il/i responsabili dell’atto palesemente intimidatorio.

L'agitazione dei lavoratori del Coinres e la gestione della crisi? certo! è possibile che gente esasperata voglia in questo modo far sapere qualcosa: ma cosa?

Una protesta degli orfani della 155? Anche questo ci può stare: magari qualcuno si sarà sentito fatto fesso per impegni che poi non sono stati mantenuti, perché non potevano essere mantenuti.

La pedonalizzazione del corso? Neanche questo è da escludere: che qualche sciagurato attribuisca al sindaco l’origine dei propri guai, e che pensi di intimidire in maniera così grossolana il primo cittadino.

O anche che, qualche “cane sciolto” si sia potuto sentire “tradito” per qualche promessa non mantenuta?
Neanche questa ipotesi può essere scartata.

La lotta contro la mafia, e per la legalità e la trasparenza? Beh, su questo abbiamo qualche dubbio, peraltro come tutti gli estensori dei documenti di solidarietà, che a questi temi non fanno alcun riferimento.

Ed è chiaro quindi che questo tipo di ragionamento non porta da nessuna parte, perché porta ovunque.

Ce n’è uno invece di ragionamento che con una certa logica aiuta a capire.

Ora noi non vogliamo sfilare i grani del solito rosario, ci limitiamo a rilevare che negli ultimi mesi, nella battaglia e nel confronto politico e sociale è entrata questa nuova variabile: l’incendio di auto, i danneggiamenti, i messaggi trasversali.

Il clima politico si è avvelenato, il consiglio manca di serenità, qualche delicato equilibrio si è evidentemente incrinato.

Di chi la responsabilità?

Ecco: questa è una domanda che debbono farsi e alla quale debbono trovare una risposta, con grande coraggio le forze politiche locali.

Chi e perché, ha dato spazio, anche con le piccole abitudini e i piccoli comportamenti quotidiani, a questi fenomeni che niente hanno a che fare con il civile confronto politico anche se aspro e duro?

Serve quindi innanzitutto, che ognuno di noi, per la parte che ci compete, ma prima ancora sindaco, assessori e consiglieri, facciano un sereno e severo esame di coscienza.
E capiremo. E capiranno.

Dicevamo preoccupazione e perché no?, anche umana paura nei rappresentanti delle istituzioni.

Preoccupazione che vicende di questo genere, che speriamo non abbiano alcun seguito, possano innescare il meccanismo tritatutto dello scioglimento per mafia, e umana paura perché se non si individuano i responsabili, la politica sarà sicuramente sotto lo schiaffo e il ricatto dell’intimidazione e del gesto violento.

E Bagheria ha bisogno ora più che mai, di una politica che parli il linguaggio della chiarezza e del coraggio.