Gianfranco Fini, uomo della Provvidenza?

Gianfranco Fini, uomo della Provvidenza?

Politica
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Una fastidiosa influenza ci ha impedito lunedì mattino di potere partecipare all’incontro che Fini ha avuto con gli studenti di Bagheria all’ Istituto d’arte.
Una occasione anche per noi, professionalmente importante, che nostro malgrado abbiamo mancato.
Abbiamo seguito le tappe della sua visita attraverso le immagini e le dichiarazioni che ha rilasciato ai “media”.


La sollecitazione di una nostra lettrice (o lettore), Paloma, ci offre il destro per ragionare, sia pure con un certo ritardo, oltre che su Gianfranco Fini e sui sommovimenti e sugli umori politici che le sue prese di posizioni recenti e meno recenti , sottendono, anche sulle cose che ha detto nel suo breve soggiorno siciliano, ed in particolare sulle affermazioni riguardanti la necessità di un vero e proprio “rigetto” da parte dei giovani del voto clientelare e la “ribellione” nei comportamenti e nelle coscienze contro la mafia, assimilata ad una vera e propria dittatura.

Partiamo dalle cose dette in Sicilia: diciamo che in una Sicilia, purtroppo terra di mafia e culla del clientelismo più sfrenato, non poteva dire cose diverse: la nostra speranza è che oltre a convincere qualche giovane, cosa possibile, Fini sia riuscito a convincere qualcuno di quei politici di lungo o breve corso, comunali, provinciali o regionali che a frotte gli stavano accanto, perchè la raccomandazione prima che ai giovani andava fatta ai politici.
E su questo nutriamo qualche fondato dubbio. Ma andiamo oltre.

Sul Fini leader politico, non abbiamo, cara Paloma, niente di più da dire rispetto a quello che scrivono in questi giorni commentatori autorevolissimi ( ti rimandiamo all’editoriale di Scalfari di domenica su Repubblica), e all’opinione che di lui hanno le forze del centrosinistra.

Ormai archiviate perché consapevoli e strategiche alcune posizioni che suscitarono sorpresa e meraviglia: dalla visita in Israele al riconoscimento dei valori fondanti della nostra Repubblica, resistenza e lotta contro il nazifascismo, accettazione consapevole che la società verso la quale ci avviamo dovrà essere multireligiosa, multirazziale, multiculturale, la Costituzione baluardo non formale della democrazia, ecc...

Nelle ultime settimane nei suoi interventi è emersa la difesa del ruolo del Parlamento e soprattutto i temi dell’autonomia , della divisione dei poteri e dei rispettivi ruoli, degli equilibri e dei contrappesi tra Parlamento, Governo e Magistratura, , e più di recente nelle assemblea di scioglimento di A. N. le coraggiose prese di posizione sul nuovo partito, che deve essere laico, plurale, non xenofobo etc... etc...

E tutto questo in un momento in cui con il massimo cinismo Berlusconi parla solo di dare maggior potere al Presidente del consiglio (o a quello della Repubblica pensando al domani), o di far votare in Parlamento solo i capigruppo, trasformando magari Montecitorio in un’aula sorda e buia, un tempo aspirazione del vero padre politico di Berlusconi.
Altro che De Gasperi e Craxi.

Tutte queste prese di posizioni, non ultima la condanna del voto del Senato sulla cosiddetta legge di fine vita, “un errore” lo ha definito Fini, da Stato etico e non laico, ne hanno fatto nel tempo un vero uomo delle istituzioni, un uomo del quale cioè tutti, maggioranza e opposizione, si possono fidare.
E questo malgrado in gioventù fosse, almeno così si dice, il pupillo di Giorgio Almirante segretario dell’allora Movimento Sociale, che non era certo un padrinaggio rassicurante.

Esattamente 40 anni fa scattata davanti alla Università “la Sapienza” di Roma ci fù una foto che fece epoca e scandalo: Almirante circondato dai picchiatori missini e tra questi l’on. Giulio Caradonna armati di bastone, pronti a impedire l’ingresso dentro l’Università degli studenti “rossi”.
Di acqua da allora ne è passata sotto i ponti, se il “figlioccio” politico di Almirante riscuote la piena fiducia dei sinceri democratici.

Nelle ultime settimane Fini, dal congresso di scioglimento di A.N. sino a quello fondativo del P.D.L., si è ritagliato il ruolo di leader vero,( anche perché ha l’anagrafe dalla sua), di un partito di centrodestra, che Fini vuole depurare degli aspetti di gestione personalistica, dai conflitti di interesse, dalle incrostazioni di autoritarismo, e da nostalgìe ormai antistoriche.

La domanda che mi faccio e che speravo di potergli fare, e che sottintende una preoccupazione era proprio questa: tutti negli ultimi anni e negli ultimi mesi e giorni abbiamo visto e letto dei mal di pancia, delle stoccate, e degli scontri sulle questioni sopradette, tra lui e Berlusconi.
Neanche nel suo ex-partito è messo bene: i suoi interventi ricevono sempre di più applausi formali e poco convinti; almeno questo riferiscono i cronisti.
E’ proprio convinto Fini di poter portare, quando la “spinta propulsiva” di Berlusconi si sarà esaurita il partito del P.D.L, che ha “dentro la pancia” anche pulsioni di una destra becera, autoritaria e razzista, sulle sue posizioni, e farne un partito che sia veramente espressione di una destra moderna ed europea?

Nell’attesa concludiamo con il titolo dell’articolo di E. Scalfari: ”Meno male che c’è Fini”.


Angelo Gargano