˝Gentili (e)lettori, In vista delle imminenti elezioni regionali, vorrei sottoporre alla vostra attenzione un tema, apparentemente intricato, che negli ultimi tempi ha trovato molto spazio nelle testate giornalistiche, nei programmi tv o fra le semplici chiacchere da bar.
Mi rifersico all’oramai annosa questione della scelta tra competenza ed onestà in ambito politico. Ovviamente tutti sarebbero in accordo nel ritenere giusto che entrambe queste qualità fossero presenti in un candidato politico. Ma, poichè si è deficitari di gente del genere, allora molti sono arrivati a chiedersi quale sia il male minore: un politico onesto ma incompetente o uno competente ma disonesto?
Qui di seguito vorrei esprimere la mia opinione e aprire un eventuale dibattito.
Credo che tutti abbiamo chiaro in cosa consista l’agire onestamente. D’altraparte scegliere tra il bene e il male è per la maggiorparte della gente qualcosa di istintivo a prescindere da leggi o proibizioni varie. Quindi, vorrei soffermarmi sull’altro aspetto, ossia la competenza in ambito politico. A tal proposito viene naturale chiedersi cosa sia la competenza in ambito politico, se si può acquisire, o insegnare. Permettetemi di fare un banale esempio di competenza in un’altra area che servirà ai fini del mio ragionamento.
Chi fra voi salirebbe su di un aereo il cui pilota non ha alcuna esperienza di volo ed è stato bocciato a tutti gli esami per prendere il brevetto di volo? Allo stesso tempo vi chiedo, chi fra voi andrebbe in aereo pilotato da un espertissimo pilota con anni di addestramento alla spalle ma che, per esempio, non paga le tasse, lascia l’auto in doppia fila e si allaccia alla presa di corrente del vicino? Beh, credo che a nessuno di noi quando va in aereo importi sapere se il pilota sia onesto o meno, bensì diamo per scontato che abbia una certa esperienza o comunque un rudimentale addestramento. Questo è un banale esempio in cui l’onestà non conta poi molto ma la capacità di sapere pilotare un aereo è tutto ciò che vale.
Entriamo ora nella sfera politica. In cosa consiste questa famigerata competenza che i più grandi partiti si ritengono gli unici depositari, ritenendone sprovvisti, allo stesso tempo, i partiti o movimenti più giovani?
Per rispondere a questa domanda vorrei portare un esempio strettamente personale. Guardando indietro negli anni, a quando militavo tra le fila della sinistra giovanile ed avevo modo, così, di partecipare alle riunioni dei vari partiti (ai tempi i DS, forza italia e l’UDC erano in Sicilia i più votati), ho il ricordo ancora vivido di come la “competenza” che accomunava gli esponenti di questi partiti consisteva in una esperta abilità nell’ archittettare machiavellici intrighi di palazzo per raggiungere cariche elitarie all’interno dello stesso partito.
Si partecipava alle manifestazioni non per gridare le proprie ragioni ma come vetrina pubblica. Si stringevano mani e elargivano sorrisi per fini propagandistici. Si prometteva la luna per accaparrarsi una manciata di voti in più. Per impressionare la gente più incolta si usavano parole altisonanti, prestando molta attenzione all’uso del congiuntivo più che alla veridicità delle affermazioni. In altre parole, la “competenza” era quella capacità di aggrazziarsi la benevolenza di una gran parte dell’elettorato promettendo l’impossibile, di fare leva su amici fidati per fare numero alle riunioni, di stringere becere alleanze pur di assicurarsi un posto in prima fila o anche di cambiare casacca a seconda da dove tirava il vento. Simboli diversi, ma lo stesso sistema intriso di ipocrisia.
Ideali? Idee? Programmi? Se ne sentiva parlare soltanto nella prossimità della campagna elettorale. Per tutto il resto del tempo si spendevano le energie per raggiungere pulpiti da cui poter far sentire la propria voce che urlava slogan e illusorie conquiste.
Parimenti, ho avuto modo di constatare come questo sistema di fare politica venisse insegnato negli stessi partiti. Fucine di nuove generazioni che, però, non erano per niente diverse dalle vecchie. Stesso modus operandi. Stesso modo di parlare. Stesse promesse, parole diverse (forse). Invece di ricambio generazionale si sarebbe dovuto inneggiare ad un ricambio mentale che, credo, non si sia avverato.
A onor del vero, voglio sottolineare che la maggiorparte della gente che ricopriva cariche di rilievo in questi partiti non fosse per niente disonesta, ossia non aveva legami col mondo mafioso e non era corrotta. Tuttavia, il suo intento non era quello di perseguire un ideale, o di attuare un miglioramento per la collettività, fosse stato anche solo aggiustare un marciapiede rovinato, bensì (mi ripeto) di arrivare a posizioni di potere solo per ambizione personale.
A mio parere, avendo avuto modo di guardare dietro le quinte di una tale messinscena, questa è stata ed è la competenza di gran parte della classe politica (locale come nazionale).
Una “competenza” non abbastanza competente però a giudicare dai risultati.
Guardiamo ora a quali effetti può portare l’onestà morale ed intellettuale di qualcuno che ha potere decisionale sul normale svolgimento dell’amministrazione di un comune, di una regione, ecc.
L’integrità morale di una persona che riveste una carica pubblica e il suo intento di perseguire gli interessi della comunità, dovrebbero bastare ad evitare che le strade quando piove si sbriciolino come croste di pane perchè costruite con materiali scadenti. Dovrebbero bastare ad ultimare la costruzione delle strade in tempi ragionevoli. Dovrevvero bastare affinchè il territorio non venga deturpato e le montagne divorate. Dovrebbero bastare affinchè non si erigano villette a ridosso del mare facendolo diventare una piscina privata. Dovrebbero bastare per evitare che intere ville liberty vengano distrutte per fare posto a tonnellate di cemento. Dovrebbero bastare a non favoreggiare la mafia o fare voto di scambio. Dovrebbero bastare ad evitare di mettere su consorzi per la raccolta dei rifiuti che non raccolgono i rifiuti. Dovrebbero bastare a non favorire le banche o piccoli gruppi di potere a svantaggio dei più deboli, e l’elenco potrebbe continuare ad libitum. Insomma, per tornare all’esempio del pilota, queste due qualità fondamentali rappresenterebbero in ambito politico, quella competenza (senza virgolette) di cui una regione come la Sicilia avrebbe bisogno, il brevetto per far volare la cosa pubblica.
Ci tengo anche a precisare che la mia riflessione, del tutto opinabile, vuole anche essere una risposta a quanti tacciano di incompetenza i movimenti più recenti, come il M5S. Se per “incompetenza” s’intende il rifiuto di sottoporsi ad un totale asservimento ai dettami imposti dai vertici dei partiti per tenere in vita il vecchio sistema di fare politica, allora lo considererei un tratto di cui vantarsi.
A quanti poi dicono che la vittoria di movimenti che mancano di competenza ed esperienza sarebbe una sciagura, rispondo che nel peggiore dei casi possibili non si va incontro a cataclismi o tsunami. In caso di fallimento, si torna semplicemente al voto. Mi risulta difficile credere che si possa realizzare una situazione peggiore di quella odierna.
Invito quindi gli elettori a riflettere chi, nello scenario politico italiano contemporaneo, abbia i suddetti requisiti e se essi siano sufficienti per una buona amministrazione. Auguro a tutti un voto coscienzioso e sereno.
Nicolò Lo Piparo
Research fellow at the National Institute of Informatics, Tokyo, Japan