Il 4 dicembre gli italiani saranno chiamati alle urne per esprimere la loro posizione sulla riforma costituzionale. Un momento particolarmente importante per la nostra democrazia fondata sulla sovranità popolare che verrebbe meno se quel giorno i SÌ prevarranno sui NO.
La riforma non semplifica ma ingolfa il percorso istituzionale.
Il senato, di fatto, non verrà abolito e continuerà comunque a proporre modifiche ai disegni di legge approvati dalla Camera. Con la nuova funzione di raccordo tra Stato, regioni e comuni, si verranno solo a creare conflitti di competenza tra Stato e regioni, ancorché tra la Camera e il nuovo Senato.
La riduzione del numero dei parlamentari è poi oltremodo risibile, esattamente come i relativi costi: il Senato sarà composto da 100 senatori rispetto agli attuali 315 che non saranno eletti direttamente dai cittadini ma verranno scelti dai consigli regionali e dai partiti.
Qualcuno potrebbe dire che comunque i consiglieri regionali vengono eletti dai cittadini, senza tenere conto che questo modus operandi si traduce in dittatura della maggioranza, amplificato dall'Italicum! E gli italiani veramente vorranno rinunciare ai diritti conquistati con il suffragio universale e alla democrazia diretta in favore dell'oligarchia statale?
Inoltre, i risparmi derivanti dalla riduzione del numero dei parlamentari si aggirano complessivamente a 57,7 milioni di euro: il Senato costerà 540 milioni di euro perché nulla cambia sui costi di gestione della macchina burocratica, degli immobili, dei servizi e del personale che non saranno eliminati!
La revisione del Titolo V concentra il potere sullo Stato e parzialmente sulle regioni, togliendo autonomia ai comuni, e perciò la riforma interviene annullando il primo canale diretto dei cittadini con le istituzioni più vicine territorialmente.
Il CNEL non è un organo inefficace, ma è stato usato male. Sopprimerlo significa rinunciare alla nostra democrazia economica e alla possibilità di creare una casa comune delle parti sociali. Va infine ricordato che i 64 consiglieri del CNEL da gennaio 2015, come da Legge di Stabilità, non percepiscono più alcuna indennità, rimborso spese, e portafoglio per le attività svolte.
Dalle mezze verità e dalle menzogne profuse con gli slogan ma anche dallo stesso quesito referendario, è chiaro che questo referendum sia stato strumentalizzato dal Governo in carica come banco di prova per testare il proprio gradimento.
Ma gli italiani stupidi non sono, e il 4 dicembre difenderanno i propri diritti votando convintamente il proprio NO, senza scendere a compromessi o dando credito a false promesse.
Comitato "IO VOTO NO" Bagheria