Bagheria, ma non solo, destinata a 'scomparire' nel progetto delle tre città metropolitane

Bagheria, ma non solo, destinata a 'scomparire' nel progetto delle tre città metropolitane

Politica
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Scarsa attenzione e pochi commenti sul merito, ha suscitato il disegno di legge approvato dalla giunta regionale siciliana di procedere ad una riforma radicale del sistema delle autonomie locali, che dopo il provvedimento di abolizione delle Province pensa di procedere alla creazione di tre grandi città metropolitane, Palermo, Catania e Messina che ingloberanno al loro interno oltre cinquanta comuni, destinati così a scomparire in quanto realtà amministrative autonome.

Nel caso di Palermo, abbiamo letto che nel disegno di legge approvato dalla giunta Crocetta, a perdere la loro autonomia sarebbero venti comuni dell'intorno della città e tra questi grossi comuni a partire da Bagheria, Monreale, Misilmeri, sino a Misterbianco e Motta Sant'Anastasia in provincia di Catania e Villafranca Tirrena per quanto riguarda Messina.

Senza volerla fare lunga comunità con secoli di storia diventerebbero poco meno che 'quartieri' di Palermo, come nel nostro caso

Da quello che si legge sui giornali, l'esigenza di questa riforma nasce dalla necessità di creare Enti territoriali  che sotto siffatta forma ( la città metropolitana) potrebero essere destinatarie di notevoli risorse europee e si andrebbe incontro ad uanaesigenza di razionalizzzione di funzionie competenze dopo l'abolizione, sinora solo sulla carta, delle province.

Le tre grandi città metropolitane, oltre a quelli attuali, avrebbero poteri e competenze che sono stati delle disciolte provincie, anche funzioni in questo momento attribuite alla Regione.

Ricordiamo per inciso che l'abolizione delle province prevede anche la nascita dei liberi consorzi tra comuni; siamo quindi alla vigilia di un mutamento epocale nell'assetto delle autonomie locali che segnerà il nostro futuro prossimo.

Certo qualche perplessità possiamo esprimerla, e non è certo la preoccupazione legata al fatto che verrebbero eliminato il sindaco e i consigli comunali ridotti a piccole assemblee con sette membri nel caso di Bagheria compreso il presidente, mentre la città metropolitana verrebbe guidata da un consiglio di 35 membri, come nel caso di Palermo, e da un sindaco con una giunta di 9 assessori al massimo.

La riforma approvata prevede infine un consiglio metropolitano che vedrebbe presenti tutti i presidenti delle municipalità che fanno parte delle città metropolitane.

Si legge, secondo quanto dichiarato da Crocetta, che la filosofia della riforma è quella di avvicinarci al modello francese e belga, che confessiamo di non conoscere.

Sarebbe il caso però che chi per vocazione o passione o mestiere si dedica alla cura della cosa pubblica, esprimesse qualche parere più argomentato sui vantaggi ( o gli svantaggi) di questa riforma che ha già suscitato allarme negli ambienti della politica: non è difficile prevedere che i partiti, tutti i partiti, nessuno escluso, difficilmente accetteranno questa radicale cura dimagrante e la mutilazione della cancellazione dei consigli comunali e le prebende e il potere che la loro esistenza oggi garantisce.

Certo un problema di perdità di identità esiste, ed è un aspetto che non va sottovalutato, e non parliamo tanto e solo di grandi comunità come Bagheria, Misilmeri e Monreale, per limitarci alla Provincia di Palermo, ma anche di realtà territoriali più piccole ma storicamente più strutturate e con specifiche caratteristiche che rischiano veramente di essere cancellate.

E' certo che di fronte alle sfide di oggi, l'Italia dei mille comuni e dei mille campanili, ha bisogno di un generale processo di svecchiamento, come ha bisogno di essere rinnovato il concetto di rappresentanza politica; è importante però che una riforma come quella che si prefigura avvenga con un confronto più aperto e incisivo con le forze politiche , sociali e culturali delle comunità coinvolte.

Angelo Gargano

Una foto degli anni '50 di Bagheria dall'alto (Archivio A.Restivo)