Si va a Gibilrossa
“Allorquando i mille si rimisero in marcia dopo un giorno di riposo a Calatafimi…gli abiti borghesi indossati dai nove decimi cadevano loro di dosso a brandelli; le loro scarpe andavano in pezzi, molti si trascinavano arrancando penosamente, altri avevano la testa o qualche membro fasciato” ( 21 )
Il 20 maggio, attraverso la montagna, faticosamente, e disposti per uno, giunsero a Parco ( oggi Altofonte ).
Durante il cammino “la pioggia non cessava. Eravamo fracidi fino alla pelle…verso mezzanotte si udì un colpo d’arma da fuoco, che scosse tutti sino all’ultimo della fila…trovammo un cavallo disteso morto sul margine del sentiero, e si disse che era di Bixio: il quale irato, perché coi nitriti poteva scoprirci al nemico, gli aveva scaricato nel cranio la sua pistola”. ( 22 )
Era quasi la mezzanotte del 25 quando entrarono in Misilmeri dove non vi era casa che non avesse illuminate le sue finestre. Alle 3 antimeridiane del 26, nella casa che alloggiava Garibaldi e dove s’era recato il capo delle guerriglie di Gibilrossa Giuseppe La Masa, si svolse il consiglio di guerra che decise, alle sei meno un quarto, l’assalto su Palermo.
Racconta Abba: “All’alba ci raccogliemmo, e ci fu detto che entro un’ora si sarebbe pigliata la montagna…Entrai in un bugigattolo per bere una tazza di caffè, e vi trovai Bixio
d’un umore sì nero a vederlo, che me ne tornai indietro e andai sulla piazza, dov’era un acquaiolo che andava dondolando la botticella come una campana, e vendeva bevande ai nostri che gli affollavano il campo. Egli guardava quel che bevevano con certi occhi, con certo riso, che mi pareva volesse avvelenare i bicchieri. M’allontanai anche di là”. ( 23 )Erano quasi le sette del mattino quando i Mille, tolti ai luoghi che li alloggiavano dagli squilli d’una tromba, marciarono fuori di Misilmeri per Gibilrossa. Là “si erano accozzate parecchie bande siciliane, altre venute da Mezzojuso col La Masa, altre da Bagheria col Fuxa, altre dai dintorni raggranellate dai fratelli Mastricchi”. ( 24 )
Il campo delle guerriglie di Gibilrossa si era cominciato a formare dal 20 maggio; era variopinto e, sicuramente, rumoroso.
In una lettera del 21 maggio, a firma di Liborio Arrigo, vice presidente del Comitato Rivoluzionario di Termini Imerese, inviata al “prode generale La Masa in Gibilrossa”, leggiamo: “Signore. Si presentano al campo in servizio delle guerriglie num. 6 individui qui sotto segnati cioè, n. 2 trombette, n. 2 clarini, un trombone, ed una cornetta, spesati da questo comitato i quali serviranno a tutto quello che ella disporrà”. ( 25 )
E da una lettera del 24 maggio, a firma di Pietro Scaduto, vice presidente del Comitato Rivoluzionario di Bagheria, anch’essa inviata al La Masa, apprendiamo che: “La banda musicale non può venire in cotesta contrada…poiché alcuni musicanti trovansi ammalati, ed alcuni allontanati dal paese, in guisa che il numero per la musica non trovasi completo e capace a poter suonare”. ( 26 )
In quel campo, ove non era difficile sentire i suoni di un qualche strumento musicale o di una banda al completo, i garibaldini, e quelli delle squadre rimasti dopo Calatafimi, si congiunsero quella mattina con gli altri siciliani; questi erano circa quattromila e Garibaldi li passò in rivista.
Là arrivarono anche due ufficiali americani e tre inglesi, marinai di navi ancorate nel porto di Palermo, portando notizie ed informazioni sui napoletani; vi giunse anche il corrispondente del Times, Nandor Eber, ungherese, che Garibaldi avrebbe nominato colonnello delle camicie rosse.
Ma era giornalista e scrisse dei seguaci più fidi di Garibaldi e di quegli stranieri, di “quella svariata folla di gente…raccolta intorno ad una fumante caldaia, dentro cui era a bollire gran parte di una vitella, e un altro recipiente pieno di cipolle, e una catasta di pane fresco e un barile di vino di Marsala.Ciascuno servivasi da sé in modo comunistico, adoperando dita e coltello e bevendo nel solo bicchiere di stagno che c’era. Gli è solo nelle guerre irregolari che possono nella loro maggior perfezione godersi siffatte scene” ( 27 )
“Potevano essere le sette pomeridiane, quando ci riponemmo in via, e a notte chiusa, uno dietro l’altro, ci trovammo a scendere giù per un sentiero, appena tracciato”. ( 28 )
Riferimenti bibliografici
21) George Macaulay Trevelyan, op. cit., p. 348,22)Giuseppe Cesare Abba, Da Quarto al Volturno, op. cit., p. 29,
23) Ivi, p. 34,
24) Giacinto De Sivo, op. cit., p. 66,
25) Rapidi cenni e documenti storici della rivoluzione del 1860 riguardanti la città di Termini estratti dagli atti di quel comitato distrettuale dei signori A.B. e M. S., Stamperia di G.B. Lorsnaider, Palermo 1861, p. 36, books.google.com/…/Rapidi_cenni_e_documenti_storici_della_r.htm…
26) Giuseppe La Masa, Alcuni fatti e documenti della Rivoluzione dell’Italia Meridionale del 1860 riguardanti i siciliani e La Masa, Tipografia Scolastica-Sebastiano franco e figli- Torino 1861, p. 111, books.google.com/…/Alcuni_fatti_e_documenti_della_Rivoluzio.htm ( Pietro Scordato )
27) La rivoluzione siciliana raccontata da un testimone oculare, Stabilimento Tipografico delle Belle Arti, Napoli 1860, p. 4, books.google.com …/La_rivoluzione_siciliana_raccontata_da_u.htm…
28) Giuseppe Cesare Abba, Da Quarto al Volturno, op. cit., p. 36,
Scene dall'impresa garibaldina - di Biagio Napoli 3 Puntata
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