Un fiume, due maneggevoli videocamere ad alta definizione ed il desiderio di risalire alla fonte di un'emozione, di una storia, di un punto geografico della nostra isola: questi gli ingredienti essenziali del documentario Oreto - The urban adventure.
Realizzato dal palermitano Igor D'india, videomaker freelance classe '84, il video ha debuttato ieri sera negli affollatissimi locali dell'associazione PaLab di Piazzetta del Fondaco a Palermo, ed è stato un tale successo da meritare un doppio turno di proiezione per consentire la visione a tutti gli intervenuti.
In trenta minuti di immagini, solo raramente interrotte da qualche sbigottito commento personale, Igor D'india ci racconta l'avanzato stato di degrado in cui versano le acque di quello che un tempo era uno dei maggiori serbatoi idrici della Conca d'oro palermitana. Ormai poco meno che una discarica a cielo aperto, e poco più che un rigagnolo, l'Oreto è stato percorso per circa 20 km dal nostro avventuriero post-moderno in un arco temporale che va dall’autunno del 2010 all’estate del 2011.
La sua armatura? Una muta 5 millimetri, un canotto - per i tratti più difficili a seguito delle abbondanti pioggie stagionali - ed un primitivo machete per i percorsi più impervi fra le rocce. Seguendo la serpentina segnata dal letto del fiume, che va dalla foce presso il Sant'Erasmo in cui il fiume si unisce al Tirreno e fino al punto più prossimo alla sorgiva dell'Oreto, poco sotto la frazione monrealese di Pioppo, Igor intraprende un viaggio fra le fanghiglie tossiche del fiume, rinvenendo rifiuti solidi d'ogni tipo, detriti, materiali di scarto, ma anche una tartaruga tropicale (finita lì chissà come!) e qualche pesce "trioculus"...
Al di là del grande valore documentaristico del video (è infatti la prima attestazione visiva che abbiamo di una simile impresa) e del profondo senso di denuncia "morale" del disastro del fiume Oreto, ciò che ne viene fuori è un delicato diario di viaggio in immagini, immagini in cui traspare, a volte, un greve senso di pena e di impotenza, ed altre in cui affiora, inspiegabile, una flebile speranza, come la carezza di un'illusione nella certezza che la Natura sia sempre più forte di qualunque umana stupidità.
Igor D'india ha dichiarato sul suo lavoro «Il mio non è un documentario storico o una inchiesta, ma la mia personale esperienza all’interno del fiume e il rapporto che si è creato tra me e quello che osservavo dall’alto come una fogna a cielo aperto. Ho scoperto in realtà un percorso d’acqua che mi ha insegnato il senso di eternità. Siamo tutti preoccupati di dover salvare il fiume. Ma io, standoci dentro, ho vissuto una situazione di continuità. Il problema non è salvare l’Oreto, ma noi stessi. Perché il fiume è sempre stato là e continuerà a scorrere per sempre, anche millenni dopo la nostra scomparsa e noi stupidamente non ce lo stiamo godendo. Oggi è un non luogo, dove significato e significante non camminano insieme da tempo. Il problema principale purtroppo è la gente che ci vive intorno, che deve essere educata dalle istituzioni a rispettare il fiume, con una lunga opera di convincimento. Solo dopo si potrà parlare di riserva. Alla fine il mio è solo un documento-video che regalo alla comunità».
Guarda il trailer del documentario sul sito personale dell'autore www.igordindia.it
Guarda tutto il documentario andando qui http://everydayndia.wordpress.com/2012/03/06/oreto-the-urban-adventure-il-film/
Oreto - The urban adventure. Guarda il video
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