Cosa valgono ai nostri giorni questi toponimi? Indicano forse dei luoghi, oppure rischiano di diventare nuovi “Cutupiddi” (*)
che qualcuno forse, una volta tanto tempo fa, ha mangiato, anche se non ricorda bene come siano fatti
Senza volere rubare il mestiere agli storici, ai quali alla fine chiederemo aiuto, proviamo a rileggere insieme alcune informazioni già diffuse e facilmente recuperabili
“U Cummintieddu” indica l’Atrio Cavaliere
Si tratta più precisamente di un baglio appartenente a quella tipologia di edilizia rurale, legata alla conduzione del fondo agricolo, che si era già sviluppata nel territorio bagherese a partire dal XVI secolo anticipando l’edilizia monumentale del 700 e dell’800. Nella mappa storica del 1850 elaborata dall’Arch. Rosario Scaduto viene così indicato: “Baglio del Cavaliere Branciforte della prima metà del XVIII sec. (comunemente indicato come “u cumminteddu”)”.
Il baglio era dominato da quella che doveva essere la residenza principale: un palazzetto di cui si legge ancora l’originaria forma ad H tipica di quel genere di costruzioni.
L’edificio, oggi circondato dalle vie Polveriera (foto a fianco), Monteleone ed Acquaviva, appare estremamente rimaneggiato e risulta suddiviso in numerose abitazioni.
Alcune parti sono cadenti, molte altre sono state ricostruite ed ampliate.
Rimane comunque una testimonianza del suo antico fasto sulla parete lungo la via Polveriera, ad angolo con la via Monteleone, sulla quale è ancora oggi visibile un particolare decorativo su un relitto dell’intonaco originario (foto, in basso).
Un’anziana del luogo ricorda, tra le altre costruzioni facenti parte del baglio, una chiesetta con annessa sacrestia e fonte battesimale e, in fondo al baglio, gli alloggi di una piccola comunità di monaci (da qui l’origine del toponimo ?).
La signora colloca la chiesetta sull’attuale via polveriera e ne ricorda anche gli affreschi sulla volta oltre a una piccola torretta campanaria sormontata da una croce.
“A Cucina Economica” si riferisce invece a Piazza Indipendenza:
La Guida illustrata Bagheria Solunto del 1911 descrive in questi termini il “Palazzo Cav. Branciforti”: “Al termine della via Quattrociocchi, traversa principale del Corso Butera, s'apre uno spiazzale, ove sorge un antico palazzo di proprietà dei Brancifortí, ora quasi del tutto rovinato.Tuttavia si ammira ancora la grandiosità e la fortezza della costruzione e le porte di comunicazione che esistevano fra questo palazzo e quelli del marchese Roccaforte e del principe di Palagonia.”.
Le note, aggiunte alla Guida dal curatore della ristampa anastatica, specificano che “…Il palazzo Branciforti di cui si parla a pag. 72 della Guida sorgeva al centro della odierna piazza Indipendenza ed era conosciuto anche come “cucina economica“ e ciò perché, durante la prima guerra mondiale, era stato utilizzato come mensa per i poveri. Negli anni Venti ospitò nell'ala meridionale alcune classi delle scuole elementari. All'inizio degli anni Sessanta è stato deplorevolmente raso al suolo e sostituito da un anonimo edificio.”.
La Guida, inoltre, descrivendo l’agricoltura praticata nel territorio di Bagheria e indicando la presenza della coltivazione del gelso e l'allevamento del baco da seta “…. che doveva essere in gran conto ne primi tempi del secolo passato…”, considera che l’edifìcio di Piazza Indipendenza “…per la sua struttura e disposizione si denota chiaramente per un’antica bigattiera (*), e fors'anche filanda…”.
(*) bigattièra, sf. [sec. XIX; da bigatto]. Ambiente adibito all'allevamento del baco da seta.
Cutupiddi, indeclinabile. Interiezione che si usa per negare: nulla, affatto, no.
Sempre sull’edificio in questione l’Arch. Rosario Scaduto, nella sua recente pubblicazione su villa Palagonia, scrive: “…Per completare il quadro dello stato delle proprietà esistenti all'inizio e a metà del Settecento, vicino e adiacenti le terre dei Palagonia, occorre aggiungere …la Casina del Marchese Gravina posta un tempo nell'attuale Piazza Indipendenza, e fatta costruire nel 1756 da Girolamo Gravina e Cottone fratellastro del principe di Palagonia Ferdinando Francesco Gravina e Alliata…” e aggiunge: “…come prima detto, il fratellastro del principe di Palagonia, Girolamo Gravina Cottone, Marchese della Gadera costruì, in quella che viene chiamata in una relazione del 1882 la “chiusa”; una sua casina un tempo ubicata nell'attuale Piazza Indipendenza. La chiusa costituiva un fondo rustico ove venivano anche fatti pascolare e allevare bovini e caprini e ove erano coltivati mandorli, fichi d'India, e pochi ulivi…”.
A questo punto sorgono due domande che giriamo agli storici:
- perché la Guida del 1911 definisce l’edificio costruito dal Marchese Gravina della Gadera “Palazzo Cav. Branciforti”?
- esiste una correlazione tra il “Palazzo Cav. Branciforti”, considerato peraltro “un’antica bigattiera, e fors'anche filanda”, e il “Baglio del Cavaliere Branciforte”?