Baarìa, e un papà cattolico - di Antonio Belvedere

Baarìa, e un papà cattolico - di Antonio Belvedere

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E' difficile aggiungere qualcosa di nuovo a ciò che di Baaria è già stato detto e scritto. Mi sono emozionato in molti momenti del film, le ricostruzioni sono belle e struggenti, la parlata è quella che ci è familiare,

a volte sembra persino di sentire e vedere lo stesso Peppuccio muoversi e parlare attraverso la voce e le movenze del protagonista, si ride e ci si commuove.



La campagna elettorale, con la Bianchina in giro ad urlare “vota e fai votare…” mi ha ricordato quella del 64, quando a 9 anni urlavo al megafono anch’io “vota e fai votare per il mio papà”.

Sul tetto della FIAT 500 giardinetta bianca c’era un gran pannello con l’immagine di un campanile dove svolazzavano colombe della pace e la scritta Lista Civica Bagherese.

 

Le elezioni andarono bene, papà fu eletto anche Sindaco di Bagheria e mio fratello che nacque in quel periodo rimase per noi sempre “

u figghiu ru sinnacu

”. Papà era un uomo buono e onesto. Fu per alcuni anni anche presidente dell’Azione Cattolica, che aveva sede nei locali della parrocchia del SS. Sepolcro. Aveva perso il padre che era ancora bambino, e poi erano morti un fratello e una sorella durante gli anni della guerra.


Di questi lutti familiari non ci parlò mai, erano una ferita troppo grande e forse mai rimarginata. Sapemmo qualcosa dalla zia Maria. La zia Mimma pare non avesse retto allo spavento per i bombardamenti (o, non ricordo bene, il famoso scoppio della polveriera”), lo zio Nino (del quale porto il nome) si ammalò di nervi fino a morirne, a causa dello stress innescato dalle intimidazioni ricevute da qualche prepotente che voleva appropriarsi del suo terreno. Storie entrambi, che Baaria mi ha ricordato in alcune scene.



Papa' non era tagliato per la politica ma poiché anche lui “i cosi tuorti un li putieva viriri”, si era lanciato allo sbaraglio con un gruppo di volenterosi

, in gran parte provenienti dal mondo cattolico in collisione con la DC di Gioia. La giunta ebbe anche l’appoggio dei consiglieri del PCI di allora, almeno ricordo. Con i comunisti il rapporto di papà fu sempre di grande diffidenza. E c’è da capirlo considerato il clima di allora. Ma erano i rapporti umani a prevalere sulle ideologie. Mi ha commosso un episodio raccontatomi dal compianto Peppino Speciale. I due erano coetanei ed erano stati compagni di liceo. Si erano persi di vista e quando si incontrarono, nei primi anni Cinquanta, Peppino gli comunicò la sua decisione di iscriversi al PCI.



Mio padre tentò prima di farlo ragionare, senza successo. Alla fine concluse: “Se questa è la tua scelta, io non potrò che pregare per la tua anima”

. Nei mesi in cui ricopri il mandato di Sindaco, nel 1965, fu varata la Commissione d’Inchiesta sulla Speculazione Edlizia, che produsse un voluminoso dossier di indagini e di accuse. La speculazione edilizia però, avviata già nel 59 con la distruzione del parco di Villa Butera, sarebbe andata avanti senza soste. Negli anni 60 fu la volta del giardino neoclassico di Villa Valguarnera a scomparire sotto le ruspe degli speculatori. E poi senza soste il cemento con le sue metastasi invase il paesaggio e le menti, e

Baaria

diventò a poco a poco la Bagheria deprimente di oggi.



Ho visto il film in una piccola sala di Palermo, dove oggi ho scelto di abitare, insieme ad un’amica baariota.

Spesso anticipavamo le battute, come quella di Mario Lanza morente, o Beppe Fiorello che declama “tutti scrivinu…..” e noi prima di lui…”sei penni centu liri…”. Per la verità ero deluso che qualcuno non urlasse “pironetti per uomo e per donna” o “u baariuotu vinci pi sasizza” anche se la salsiccia c’era e la scena era esilarante.



All’uscita eravamo come sospesi a mezz’aria, non riuscivamo a capire come ci sentivamo, quale giudizio avevamo del film, troppo difficile staccarsi da quelle immagini struggenti,

e troppo negativo è il giudizio sulla Bagheria attuale per identificarci pienamente come baarioti.

 

E' stato comunque un momento intenso per avviare un confronto con il nostro passato, per misurare i percorsi fatti, per chiederci quanto contino ancora per noi queste radici baariote. Che per Peppuccio sembrano contare moltissimo. Forse anche per noi che ad un certo punto della nostra vita abbiamo capito che non c’era nulla da fare per Baaria. Perché troppo sproporzionate le forze in campo. Comunque grazie a Peppuccio per questo bel regalo.




Antonio Belvedere, 30 settembre 2009