Il Dio dei Mafiosi, di Augusto Cavadi: verrà presentato venerdì 20 a Villa Cattolica

Il Dio dei Mafiosi, di Augusto Cavadi: verrà presentato venerdì 20 a Villa Cattolica

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Verrà presentato venerdì 20 novembre, alle ore 17.30 presso la sala di Villa Cattolica a Bagheria, il libro di Augusto Cavadi "Il Dio dei Mafiosi" (edizioni San Paolo 2009).
Ne discuteranno con l'autore Francesco M. Stabile (storico della Chiesa) e Maurizio Padovano (docente del Liceo Classico F. Scaduto di Bagheria).

Scarica la locandina di presentazione del libro

Segue recensione del volume a cura Gianni Vattimo, già pubblicata su L'Espresso del 29/10/09.

 

COSCA E CHIESA
di Gianni Vattimo

 

Che la mafia sia un fenomeno profondamente radicato nella cultura italiana, specialmente della Sicilia, e anche in una parte della tradizione religiosa del nostro cattolicissimo Paese, si può vedere confermato dal bel libro di Augusto Cavadi ora pubblicato da da una grande casa editrice cattolica, la San Paolo ("Il Dio dei mafiosi", pp. 243, euro 18).

 

Nel porsi il problema di spiegare come mai una associazione sanguinaria come la mafia annoveri tra i propri componenti e capi tanti, non banalmente ipocriti, credenti,

Cavadi offre nel suo libro un affascinante ritratto della cultura siciliana, e più ampiamente italiana,

e di una larga parte della cultura cattolica che ancora è maggioritaria nel nostro Paese (e nei risultati elettorali). Intanto, la mafia non è solo un affare di delinquenza comune, ma una sorta di ideologia complessiva che solo come tale può impegnare i suoi membri fino alla morte. E sul suo sfondo ci sta una "teologia" che l'autore identifica come specifica del

"cattolicesimo mediterraneo"

, e che tutti noi, meridionali o no, abbiamo almeno in parte respirato con la nostra educazione religioso-familiare.



Non c'è nessun rapporto di causalità fra teologia cattolica

(autoritarismo, disprezzo per la vita terrena, familismo amorale, culto del sacrificio ecc.)

e mafiosità

. Ma che tanto spesso di fatto le cose vadano insieme merita una attenta riflessione, anche da parte della gerarchia ecclesiastica.



Biografia dell’autore

www.augustocavadi.eu

 

Augusto Cavadi (Palermo, 1950) svolge attività di insegnamento e di consulenza filosofica presso scuole, università ed altre istituzioni culturali. Collabora con “Repubblica" (Palermo), “Centonove” (Messina), "Filosofia e teologia" (Napoli), "Narcomafie" (Torino) e “La nonviolenza in cammino” (Viterbo).

 

Curatore de Il Vangelo e la lupara. Materiali su Chiese e mafia, 2 voll., Dehoniane 1994, è considerato fra i maggiori esperti del rapporto fra cattolicesimo e associazioni criminali. Anche in questo libro intreccia teologia e impegno anti-mafia. Sul primo versante, è socio dell'Associazione teologica italiana e ha pubblicato tra l'altro: Fare teologia a Palermo, Augustinus 1985; Essere profeti oggi, Dehoniane, 1997; In verità ci disse altro, Falzea 2008. Sul secondo versante è autore tra l'altro di: Liberarsi dal dominio mafioso, Dehoniane 2003; Gente bella, Il pozzo di Giacobbe 2004; Strappare una generazione alla mafia, Di Girolamo 2005; La mafia spiegata ai turisti, Di Girolamo 2008 - trad. francese, spagnola, inglese, tedesca e giapponese 2008; Come posso fare di mio figlio un uomo d'onore? Coppola 2008. In collaborazione con il Centro siciliano di documentazione "G. Impastato" ha curato il volume A scuola di antimafia, Di Girolamo 2007.



Sinossi del libro

Il nazismo è nato e si è sviluppato all’interno di quel mondo che è stato sempre considerato cristiano. Certo, il nazismo o le ideologie simili ad esso sono l’antitesi della visione cristiana della storia e dell’uomo. Tuttavia non possiamo sottrarci,nella nostra riflessione,dal dover constatare che,comunque,queste tragiche ideologie hanno trovato terreno fertile proprio là dove la presenza della chiesa e dei cristiani era piuttosto rilevante

”.


Se la genesi del nazismo in terra cristiana ha posto e pone interrogativi scomodi

, possiamo evitare analoghe domande a proposito delle mafie? Questo libro vuole rispondere, essenzialmente, ad una questione: come è possibile che una società cristiana – a stragrande maggioranza cattolica – partorisca Cosa Nostra e Stidde,’Ndrangheta, Camorra e Sacra Corona unita? E le partorisca non come aborti mostruosi irriconoscibili, ma come associazioni in cui “tutti hanno una Bibbia. E tutti pregano. In tasca hanno sempre un santino.

 

O un’immagine di un Cristo, di una Madonna. Sono religiosissimi. E ostentano la loro devozione? …….. E’ intuitivo prevedere che un interrogativo del genere ne coinvolge,a valanga, molti altri. Impegnativi e impertinenti. E questo potrebbe spigare perché lo si è posto assai raramente.


Infatti, proprio in analogia con quanto avvenuto a proposito del nazismo, tentare di rispondervi costringe a mettere spietatamente a confronto la teologia delle Chiese cristiane e la teologia delle organizzazioni criminali

: sono distanti,anzi inconciliabili, o in molti punti si rispecchiano in maniera preoccupante? Nel caso, poi, che si scoprissero effettive somiglianze fra le due,si profilerebbe un’ipotesi sconcertante: nel Meridione italiano si è andata configurando,almeno dal XVI al XXI secolo, una teologia che ha - se non promosso – almeno reso possibile un fenomeno criminale di così vasta portata e di così lunga durata. E a questo punto sarebbe moralmente ed intellettualmente doveroso mettere in discussione, con coraggio,tale teologia tuttora dominante nel cattolicesimo mediterraneo. Ma qui si trova il nodo davvero gordiano della questione: mettere in discussione una visione di Dio, dell’uomo e della storia così inveterata e venerata non è esattamente un gioco da ragazzi.



Dalla quarta di copertina

Come può la maggioranza dei mafiosi dirsi cattolica e frequentare le chiese? Qualcosa certamente non funziona: o nella loro testa o nella teologia cattolica. O in tutte e due.

Come è possibile che una società a stragrande maggioranza cattolica partorisca Cosa nostra e stidde, 'ndrangheta, camorra e Sacra corona unita?

Un interrogativo del genere ne coinvolge, a valanga, molti altri. Impegnativi e impertinenti. E questo potrebbe spiegare perché lo si è posto assai raramente. Infatti per rispondervi l'autore ha enucleato i tratti essenziali della teologia dei mafiosi; ha scoperto preoccupanti rassomiglianze con la teologia 'cattolico-mediterranea'; ha delineato, per sommi capi, una teologia 'critica' che si configuri 'oggettivamente' alternativa rispetto alla visione teologia mafiosa.



Queste percorso intellettuale in tre tappe viene qui proposto alla riflessione dei credenti

(affinché, con spirito di autocritica, contribuiscano a portare più avanti il tentativo qui solo abbozzato), ma altresì all'attenzione degli osservatori 'laici' esterni rispetto alle chiese cristiane: è infatti un percorso che riguarda gli aspetti culturali di un fenomeno complesso come la mafia e può rivelarsi istruttivo sia per ampliare l'analisi scientifica sia per affinare le attuali strategie di prevenzione e di contrasto.