C’è il politico senza scrupoli che visita il padre malato e finisce vittima delle proprie ossessioni. C’è il giovane che spia la dirimpettaia senza avere il coraggio di andare oltre e quello imprigionato in un’eterna adolescenza.
Sono storie di ordinaria incomunicabilità quelle raccontate in Pazzità, l’ultima raccolta di racconti, edita dalla Navarra Edizioni, da qualche mese nelle librerie.
Gli scrittori sono tutti giovani esordienti palermitani: Maria Luce Bondì, Sergio Cataldi, Nicolò Cavallaro, Antonio Ciaramitaro, Marco Corvaia, Franz Lupo, Mauro Maraschi, Tonino Pintacuda e Claudio Santoro.
Nove scrittori, per lo più trentenni, che intrecciano, nelle loro storie, solitudini, incomprensioni, rancori, ansie, aspettative, sogni, delusioni, rinunce.
Insomma, le complicazioni del quotidiano vivere in questa contemporaneità malata. Ma non solo. C’è la paura di mettersi in gioco, di superare le proprie prigioni interiori. Complice, forse, l’ombra di un’adolescenza prolungata che ostacola e chiude ogni possibilità di affermazione, di superamento di se stessi.
Il tono, a volte serio, a volte rinfrancato da una sana dose di umorismo, sottolinea dunque la complessità del quotidiano e l’impossibilità di un reale incontro anche all’interno di quelle vere e proprie trappole emotive che sono ormai divenute, per lo più, le famiglie.
Ne viene fuori un quadro alquanto inquietante e piuttosto sprovincializzato. Che era poi, si legge nell’introduzione, l’intento della curatrice Masha Sergio.
In linea con una certa tradizione nostrana, invece, il bagherese Tonino Pintacuda che, nel suo racconto surreal-popolare Cucuzze, narra la storia di un “adattamento” a lieto fine, usando un linguaggio intriso di dialettalismi che bene potevano, ad onor del vero, non usufruire di traduzione (Camilleri docet).
In tutti, comunque, l’agnello sacrificale di questi anni a perdere, è proprio l’autenticità immolata all’altare del sano e imperante egoismo quotidiano. Un falsetto al quale, spesso, si sacrificano anche gli affetti più cari e che, ormai sempre più, diviene tema fondante di nuovi contemporanei racconti (assai interessante, in merito, l’ultima raccolta del giornalista e noto scrittore palermitano Marcello Benfante: Cassata ad orologeria). Una follia moderna che in questo caso trova espressione in un neologismo: Pazzità, che non è ancora pirandelliana follia conclamata ma è di sicuro: disadattamento, incomprensione, soliloquio estremo.
Seppur con qualche ingenuità stilistica, che testimonia comunque il carattere di opera prima di alcuni racconti, bene ha fatto la Navarra edizioni (che ha indetto in merito un nuovo concorso) a dare voce a nuovi autori che, con il loro valido apporto, incrementano e vivacizzano il panorama culturale isolano.
Maria Luisa Florio