Non è possibile governare una città senza avere una idea del suo passato e del suo destino. Una comunità che non sa o non vuole interrogarsi sulla propria storia è votata ad un futuro incerto e infelice (I).
La città alla quale si fa riferimento è la Bagheria del 1996 e il prof. Lo Piparo ( in quegli anni anche assessore alla Cultura ) sottolineava , con un certo anticipo, una tendenza, che negli anni si sarebbe consolidata e non solo a Bagheria, all’abbandono della memoria storica e all’uso sempre più superficiale ma incisivo di narrazioni pseudo-storiche ad uso e consumo dei nuovi mezzi di comunicazione di massa.
Infatti è sempre più difficile trovare studiosi che pazientemente si dedichino , per anni e anni, alla ricerca dei documenti presenti negli archivi al fine di far luce su momenti della nostra storia. E se le istituzioni culturali e accademiche giustamente si occupano principalmente dei grandi eventi che hanno coinvolto milioni di uomini e donne è sicuramente più difficile il lavoro della ricerca storica intorno a paesi e personaggi della storia , a torto, definita “locale”.
Eppure dal 1996 (II) ad oggi un discreto drappello di studiosi bagheresi , di Santa Flavia, Casteldaccia e Altavilla Milicia (i Comuni dell’ ex-Baronia di Solanto ) che svolgono nella vita diverse attività professionali e/o accademiche ma accomunati dalla passione per la ricerca storica hanno prodotto validi contributi sull’Ottocento bagherese e su altri Comuni del territorio come Altavilla Milicia. In particolare parliamo di Biagio Napoli e Salvatore Brancatoiii autori del libro di imminente pubblicazione I misfatti prima della Mafia. Bagheria dal 1820 alla restaurazione borbonica, edito da Plumelia, Bagheria.
Biagio Napoli , oltre ad essere uno stimato medico, è noto ai lettori per i suoi numerosi e documentati articoli di storia bagherese e per le pubblicazioni ,scritte in coppia con il prof. Mimmo Aiello, sulla storia della passione cinematografica a Bagheria (IV) ; mentre il prof. Salvatore Brancato, che è di Altavilla, ha ereditato la passione per la storia da suo padre , il preside Gaetano Brancato, già studioso e ricercatore di storia del nostro territorio infatti Salvo Brancato insieme ad altri, si è occupato anni fa della storia della Milicia dal XII-al XIX secolo.
Ci si potrebbe chiedere perché proprio l’Ottocento affascina e interessa i nostri autori e alla domanda ha risposto, commentando un libro sulla Bagheria borbonica, il prof. Nino Morreale: << Quel secolo è veramente quello che ci ha visto nascere come comunità, con i suoi caratteri più netti.>>ve molto probabilmente la stessa cosa si può dire per i paesi vicini ( che nel 1826 costituivano il Comune di Solanto ).
Sui caratteri più netti della comunità bagherese si potrebbe discutere molto ma è indispensabile prima una attenta lettura del libro che è molto scorrevole e intrigante sebbene presenti una sequenza di valutazioni storiche,insieme ad una mole impressionante di documenti inediti del periodo borbonico. Notevole la narrazione ,quasi romanzesca, delle storie di principi e briganti,di malandrini e poveracci, di medici e sindaci coraggiosi e solerti durante il colera del 1837.Così anche le storie di quei disgraziati fucilati dalle Commissioni Militari perché si erano dati ad uccisioni e saccheggi durante l’epidemia, oppure di altri giustiziati perché scambiati per untori e infine di malavitosi che si ammazzano a colpi di roncola durante una processione colpiscono il lettore per la loro atrocità.
Viene fuori un affresco inquietante e fosco di un paese che, benché operoso e devoto al Re e ai Santi, sembra dominato da una violenza spietata che terrorizza i sudditi della piana della Bagaria.
Gli autori sgranano come un rosario i vari episodi insurrezionali, le carriere di Principi e sindaci , di giudici e briganti con un racconto nitido e preciso e sottolineano:
“ Il linguaggio freddo e asciutto dei documenti e dei verbali,da noi spesso riportati integralmente, lascia trasparire un clima molto inquieto, minacciato dalla frustrazione popolare e dalle sommosse, ma soprattutto dalla presenza brutale di comitive armate, fuorbanditi e criminali comuni. Le carte burocratiche e giudiziarie, solo apparentemente asettiche,hanno consentito di connettere tra loro, senza le distorsioni della retorica risorgimentale e del revisionismo borbonico,misfatti e personaggi del territorio, in un percorso non rigidamente cronologico che copre circa un trentennio. Un arco temporale breve, ma ricco di grandi eventi, perche tali sono le insurrezioni antiborboniche della prima metà dell’Ottocento”(p.5-6)
Le campagne sono il motore dell’economia bagherese e su di esse si versa sudore e sangue che si tramuta in una violenta lotta politica fra il vecchio mondo del baronaggio e il nuovo mondo dei ceti borghesivi. In questa dinamica sociale durissima un ruolo essenziale lo svolgono i briganti e gli “oscuri sodalizi di malfattori” che intuiscono l’intreccio tra politica e rivoluzione e anticipano il trasformismo deprecato dal Tomasi.
Ai fratelli-briganti Giovan Battista e Giuseppe Scordato sono dedicati due capitoli che si leggono come un racconto giallo.
Il libro è anche un saggio sulle origini della mafia senza le leggende giornalistiche e di fanta-storia e in un certo senso recupera la lontana ,ma attuale, lezione del concittadino prof.Enzo D’Alessandro che, nel 1959 , analizzava brigantaggio e mafia in Sicilia sia sotto i Borboni che dopo l’Unità (1820-70 ); indubbiamente la ricerca di Napoli e Brancato è più circoscritta ma va più in profondità.
Ho seguito passo dopo passo il loro lavoro tra carte e libri e ipotesi storiografiche e ne ho sempre apprezzato l’onestà intellettuale : ogni pagina è frutto di un metodo di ricerca accurato e di valutazioni soppesate rigo per rigo. Molto rimane ancora sullo sfondo e molto ancora c’è da lavorare per avere un quadro più articolato della storia della Sicilia e di Bagheria in particolare ma non possiamo che invitare gli appassionati di storia e letteratura all’utilissima lettura del non picciol libro “.
Mimmo Aiello
Il libro di Biagio Napoli e Salvatore Brancato I misfatti prima della mafia, Bagheria dal 1820 alla restaurazione borbonica, sarà disponibile nelle librerie di Bagheria e nell'edicola di PIazza Garibaldi da sabato 21 dicembre 2019.
Note:
I. Franco Lo Piparo, Nota introduttiva ad Andrea Scirè,L’Istituzione a Comune Autonomo di Bagheria.Documenti storici 1825-1826, ( ed.or. Casa Editrice “Radio”,Trapani, 1934) ristampa anastatica ed. Città di Bagheria, 21 settembre 1996, p.IV. Il volume venne ristampato in occasione del 170° anniversario dell’erezione a Comune di Bagheria che comunque nel 1826 si chiamava ufficialmente Bagaria. Il Comune di Bagheria fece pubblicare anche: Nicola Previteri, Don Gesualdo Pittalà sindaco e galantuomo borbonico, Ass.to ai BB.CC.-Bagheria, 1997 e Nicola Previteri, Verso l’unità .Gli ultimi sindaci borbonici di Bagheria, Ass.to ai BB.CC.-Bagheria, 2001.
II. Il bagherese prof. Enzo D’Alessandro, illustre storico medievista aveva scritto un volume importante sull’Ottocento siciliano con molti riferimenti a Bagheria: Brigantaggio e mafia in Sicilia, D’Anna, Messina-Firenze, 1959.
III. il prof.Salvatore Brancato ha pubblicato :Gaetano Brancato- Salvatore Brancato- Vito Scammacca, Un’insediamento rurale dell’area palermitana,Altavilla Milicia, secoli XII-XIX, Eugenio Maria Falcone editore, Bagheria 2011.
IV. Per gli articoli online vedi www.bagherianews; sul cinema a Bagheria : Biagio Napoli-Mimmo Aiello, Tornatore&Co. Storia di un cineclub, Eugenio Maria Falcone editore, Bagheria 2009 e Biagio Napoli-Mimmo Aiello, Storie del Cinematografo. Anime di celluoide a Bagheria dai Guttuso a Tornatore, Plumelia, Bagheria 2015.
Antonino Morreale, Premessa, a Nicola Previteri, Verso l’Unità.Gli ultimi Sindaci borbonici di Bagheria,Ass.to ai Beni culturali , Città di Bagheria, 2001, p.VII.
V. Sul tema vedi Antonino Morreale, La vite e il leone.Storia della Bagaria secc.XII-XIX, ed.Ciranna, Roma-Palermo, 1998;sulla cultura bagherese della seconda metà dell’Ottocento vedi Francesco Castronovo sacerdote ed educatore.La figura e l’opera nel 1° centenario della morte,Atti del Convegno, a cura di Stefano Battaglia - Lions Club Bagheria,1999; contestualmente utile il saggio biografico di Umberto Castagna, L’Ultimo Principe. Storia di don Francesco Paolo Gravina Principe di Palagonia, Arte tipografica editrice, Napoli, 1998. Don Francesco Paolo Gravina ( 1800-1854 ) fu l’ultimo Principe a risiedere a Villa Palagonia.