Prima che la pittura figurativa avanzi con fatica è necessario dare fiato alla pittura astratta.
Questo è quello che avranno pensato un gruppo di artisti ritrovatisi a Roma da tutta Italia negli anni della ricostruzione, dopo la seconda guerra mondiale. Però non la pensava così Palmiro Togliatti che, nella mission della pittura social-realista identificava l’ideologia zdanoviana, ovvero, l’impegno creativo fondato sui principi del marxismo-leninismo.
Complice involontario di questo fermento è il nostro Renato Guttuso, e la sede fisica degli incontri è il suo studio di via Margutta. Ironia del caso, Guttuso più avanti sarà la spina al fianco del gruppo di amici, artisti che hanno preferito guardare oltre, prendendo le distanze da Palmiro Togliatti, consapevoli di perdere la battaglia ma sicuri che nel tempo avessero avuto la meglio.
Questo è quello che accadde: la guerra, quella vera (1939-1945), aveva lasciato macerie dappertutto che si presentavano agli occhi degli artisti come grovigli. E’ da queste visioni post belliche sono nati i ghirigori di Vedova, gli scarabocchi di Twombly, le bende di Scarpitta, le combustioni di Burri e le rocce dell’antica saggezza di Perilli. Questo particolare fermento metterà in discussione i canoni della pittura realista capeggiata da Renato Guttuso, ma che, d’anblè, resiste.
In questo clima di aspre polemiche, gli artisti non allineati all’ideologia del partito avvertono la necessità di riunirsi in gruppo, per contrastare l’egemonia social-realista sostenuta come si è detto da Palmiro Togliatti, il quale guarda con interesse la pittura come strumento propagandistico al servizio del Partito. Ciò nonostante, anche in assenza del buon auspicio nasce “Forma 1”. A firmare il manifesto sono: Carla Accardi, Ugo Attardi, Pietro Consagra, Piero Dorazio, Mino Guerrini, Achille Perilli e Giulio Turcato. Da questo momento è una continua battaglia a colpi di insulti da parte di Togliatti che aveva soprannominato il Gruppo “Forma 1” come il Gruppo degli “scarabocchi”, firmando i suoi attacchi con lo pseudonimo Roderigo di Castiglia.
Più tardi quando la globalizzazione cambia gli equilibri del mondo, e artisti come Robert Rauschenberg condizioneranno il nuovo corso dell’arte, si ripresenta il problema e questa volta gli artisti social-realisti devono cedere il passo agli artisti astratti.
Infatti, se oggi l’Italia è considerata nel mondo oltre che per l’arte del passato anche per l’arte del presente, lo si deve ad artisti come: Fontana, Scarpitta, Burri, Twombly, quelli di Forma 1, ecc, ma anche al futurismo, primo grande movimento d’avanguardia in Italia.
La foto: Opera di Achille Perilli del 1957. Collezione Museum Bagheria di Ezio Pagano