Bagheria: Se questa è civiltà, cos’è la barbarie?- di Ezio Pagano

Bagheria: Se questa è civiltà, cos’è la barbarie?- di Ezio Pagano

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Si dice degli amministratori locali di Bagheria “diamogli tempo”, le stesse cose che abbiamo detto per quelli di prima e prima ancora. Perché quelli di prima prima prima erano già un’altra cosa: non più ragazzi ma adulti con tanta esperienza, e le cose andavano meglio!


Durante l’amministrazione precedente avevo scomodato persino “Totò Termini”, per suggerire al sindaco di mettere a disposizione degli assessori, esperti di chiara fama, eliminando le decine e decine di baby consulenti di favore che non servono a nulla.
Perché dico questo? Ma perché, ascoltando le vanterie degli amministratori, di ieri e di oggi, mi pare di trovarmi ad un consiglio comunale dei ragazzi o ad un’assemblea degli scout o nella sede di una associazione caritatevole di quartiere, per citare solo istituzioni che mi stanno a cuore. Ma, ahinoi, Bagheria ha bisogno d’altro!
Infatti, se non si vuole rimanere delusi dalle risposte degli amministratori, non gli si devono fare domande come queste:
• Quale sarà la nuova identità di Bagheria, dato che quella del “verdello” non esiste più?
• Quale futuro si prospetta per il Museo Guttuso, visto che non è decollato con ingenti risorse, ora che mancano anche queste?
• Ci sarà mai, in Città, un presidio sanitario con annesso reparto maternità per scongiurare nei prossimi anni l’assenza di bagheresi nati a Bagheria?
• Bagheria potrà sperare in futuro di tornare ad essere una città pulita o dobbiamo rassegnarci a vivere in una città sporca e maleodorante?
Lo so! Vi starete chiedendo, cosa vuole Ezio Pagano? Vi rispondo subito:
Un distinto e ricco signore italo-americano, arrivato in Italia per trascorrervi un periodo di vacanza, seguendo le orme di Johann Wolfgang Goethe, in “Viaggio in Italia”, si reca in Sicilia per qualche giorno. Qui pensa di potersi inebriare con l’odore della zagara della “Conca d’oro”, ma, presto s’accorge che la “Conca d’oro” non esiste più, quando già aveva scoperto che l’Italia non è più il “Bel Paese”. Quindi dovrà accontentarsi del Genius loci e inserisce tra le mete da visitare il MUSEUM di Bagheria, dove sa di trovare “la bellezza”. Arrivato in via Cherubini trova una situazione a dir poco sgradevole. Giunto al Museum me ne parla, e mi convince che sarebbe stato meglio chiudere il Museum, finché l’amministrazione comunale non avesse risolto il problema, o, fin quando il “Signore” non avesse provveduto a mutare le condizioni di luce naturale, assicurando visibilità anche la sera. Questo perché via Cherubini è rimasta nel buio più totale per tutto l’autunno del 2018, rendendo pericolosa la circolazione sia a piedi che in auto, anche a causa delle buche. Per non dire dell’esalante odore nauseabondo dovuto all’immondizia a inizio di strada. Un controsenso, se si pensa a chi viene a Bagheria per vedere “la bellezza” e invece trova tanta sconcezza.
Ciò nonostante voglio chiudere dicendo “diamogli tempo”, e augurare a questa Amministrazione di saper fare la differenza, e no la differenziata, che comunque a Bagheria andrebbe organizzata meglio, dimostrando con i fatti e no con le parole che questo non è il paese di “Totò Termini”.
Auguri e buon lavoro a Filippo, anzi, scusate, al Signor Sindaco Filippo Tripoli, per come si usava dire ai miei tempi.

quadro museum

Antonio Corpora, olio su tela del 1957, cm 130x130 Collezione Museum Bagheria. Già collezione Banco Popular De Lima, Perù.