La Città delle Ville (parte I) - di Antonio Belvedere

La Città delle Ville (parte I) - di Antonio Belvedere

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Questo testo è stato scritto nel 1995 e pubblicato come conclusione al libro Il Palazzo Cutò di Bagheria, uscito proprio alla fine di quell’anno. Proprio dal titolo di questa ultima parte del libro, deriva la ben nota formula “Bagheria, città delle ville” che, nelle intenzioni dell’autore, guardava al futuro nei termini di un progetto urbano rigeneratore. Come questa formula sia stata usata (e abusata) negli anni, fino a svuotarla delle sue intenzioni originarie, è cosa risaputa. Ai lettori di Bagheria news ripropongo pertanto il “testo galeotto”, come contributo al dibattito delle prossime settimane.

Il restauro di ciò che rimane dei monumenti cittadini, e soprattutto una nuova grande stagione di risanamento urbano e territoriale, rappresentano i punti qualificanti di qualsiasi programma politico-culturale per Bagheria, se essa vorrà negli anni futuri aspirare ad un destino diverso da quello tracciato dalla speculazione.
La prospettiva di un distretto metropolitano ad alta specializzazione turistico-culturale pone due questioni fondamentali da affrontare. La prima riguarda la capacità di concepire i restauri dei singoli manufatti come nuclei generatori di un nuovo disegno urbano, di una nuova città più bella e vivibile. Intendiamo dire che la città e le ville devono rinascere insieme e pertanto bisognerà affrontare con coraggio il problema dei contesti in cui le antiche ville sorgono oggi, e che sono in parte da recuperare, parte da tutelare, altri da reinventare. La seconda questione riguarda il riuso dei beni monumentali di proprietà pubblica, e al tempo stesso le strategie per la fruibilità, anche se parziale e a solo scopo turistico-culturale, dei beni monumentali appartenenti a privati.
Della Villa-Palazzo dei Cutò a Bagheria rimane oggi solo l'edificio principale. L'intero complesso che una volta formava la villa è andato perduto, salvo alcuni resti delle aree esterne. Questa scarnificazione dell'antico impianto rende difficoltoso il primo approccio con l'edificio superstite. Circondato da una edilizia caotica e priva di qualità architettoniche, esso appare come una specie di corpo estraneo, troppo grande e pesantemente fuori-scala nella situazione presente. ll recupero di Palazzo Cutò, pertanto, non potrà prescindere da un progetto di riqualificazione dell'intera area gravitante intorno alla vecchia Punta Aguglia. Questa ha ancora oggi il suo baricentro nel crocevia formato dalla via Consolare e dal Corso Butera, e si estende da Villa Cattolica a Villa S.Cataldo, che ne costituiscono i confini ovest ed est. Queste due ville, la prima di proprietà comunale, la seconda dei P.P.Gesuiti, sono già accessibili ai cittadini. Villa S.Cataldo possiede inoltre uno degli ultimi parchi settecenteschi sopravvissuti alla speculazione. Più o meno a metà strada tra le due sorge la Villa Cutò, già proprietà comunale e dunque in attesa di un completo restauro che la restituisca ad un conveniente uso pubblico. Altre strutture monumentali rientrano in quest'area, e precisamente:
- la Villa S.Isidoro, che sorge oggi in un contesto di antiche cave "a cielo aperto" di rara bellezza, con vista sul golfo di Palermo. La guardiola della Villa da cui si accede al lungo viale che termina ad Aspra, si apre proprio sulla via Consolare.
- la Villa Rammacca, il cui viale inizia idealmente proprio nel punto in cui la vecchia Consolare è stata tagliata in due dalla linea ferrata (il tratto della SS 113 in asse con la villa prende appunto il nome di Via Rammacca). Per queste due ville, entrambe proprietà di privati, potrebbero predisporsi particolari convenzioni che incoraggino le iniziative di tutela da parte dei proprietari e disciplinino le modalità di accesso al pubblico. A Villa S.Isidoro si impongono inoltre il restauro del viale, della guardiola su Via Consolare, oggi sfigurata e cadente, la creazione di un "parco delle cave e dell'agrumeto" intorno alla villa. ll recupero di Villa Rammacca infine non può prescindere da quello di Monte Catalfano, la "montagna" per eccellenza di Bagheria e delle sue ville, oggi sfigurata dalle cave e dalle discariche.
Il "Progetto Punta-Aguglia" dovrà inoltre affrontare e risolvere i complessi problemi urbanistici legati alla presenza della ferrovia.
(continua)

(Antonio Belvedere, Il palazzo Cutò di Bagheria, 1995)

 

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