Riportiamo integralmente questo articolo di Dacia Maraini pubblicato sul “Corriere della Sera” di martedì 18 Novembre, ritenendo così di contribuire,
anche per la nostra piccola parte, alla conoscenza di questo significativo fenomeno editoriale e informativo che è “Il Nuovo Paese”.
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Sempre meno credo nelle analisi astratte e sempre più negli esempi.
Se vogliamo cambiare qualcosa nel nostro paese sarà bene fare conoscere chi lavora fuori dai riflettori, in situazioni difficili e rischiose.
Esempi di insegnanti appassionati, di cittadini onesti, di giornalisti coraggiosi, di giudici coscienziosi, di politici trasparenti.
Un esempio di ottima controinformazione civile è la rivista siciliana “Il Nuovo Paese” stampata a Bagheria da un gruppo di giornalisti responsabili e risoluti guidati da Vincenzo Drago.
La rivista è “una stella solitaria che non fa sistema”, dicono i suoi redattori.
Eppure va a ruba appena esce. Segno che l’attenzione c’è. Anche se l’indignazione non si trasforma in azione politica, ma stagna, impotente.
Paura? Forse. Ma non solo.
Anche acquiescenza, timore del futuro, incredulità, sfiducia e abitudine a pensarsi perdenti.
Bagheria, nonostante sia stata commissariata due volte per infiltrazione mafiosa (una terza volta è rimasta illesa per il sopraggiungere delle elezioni) rimane un “centro nevralgico della mafia siciliana. Avendo costruito, con la collaborazione di medici, avvocati, imprenditori, un modello operativo che calza a pennello per il popolo di Cosa nostra”.
Il commissariamento è un gesto di forza da parte dello Stato, ma perché secretare le relazioni delle ispezioni?
"Lo Stato dice e non dice, nasconde le sue verità..…ha una normativa che tutela i suoi funzionari anche quando sono evidentemente responsabili. Nessuno degli amministratori mandati a casa con il commissariamento è stato condannato. Neanche uno su sessanta.
Anzi, quando i carabinieri nel 2004, hanno richiesto un nuovo accesso ispettivo alla Prefettura per più di un anno sono rimasti inascoltati”.
Oggi, sostiene il Nuovo Paese, “la mafia a Bagheria ha messo in atto una campagna di pacificazione. In compenso chiede che i processi siano intralciati o sospesi”.
Il governo come risponde?
Con una spregiudicatezza strategia di contenimento della magistratura e di stravolgimento della legalità, ritenuti istituti pericolosi e sovversivi per il potere.
“I boss in Sicilia hanno bisogno di tempi lunghi. In pratica giocano le stesse carte per consentire al giovane Matteo Messina Denaro (latitante) di costruire ancora un nuovo profilo di Cosa nostra, sempre più anonima,sempre più holding, sempre più globale, sempre più finanza, sempre più dentro le istituzioni locali, dentro gli strumenti di pianificazione territoriale”.
“Qui come a Napoli la informazione e la controinformazione sono state viste come veleno”.
La rivista infatti continua a collezionare querele. Da cui per fortuna esce bene, con assoluzioni continue.
Ma l’esempio che dà la coraggiosa rivista trimestrale in formato libro, stampata con tanti sacrifici, a rischio continuo di essere cancellata, va conosciuto e fatto conoscere.
Poiché è da persone come queste che comincia la creazione di un tessuto connettivo sociale nuovo che può salvare il nostro paese dl degrado e dall’abbandono di sé.
N.B.: Il grassetto è una scelta della Redazione di Bnews