Quale futuro per Bagheria?

Quale futuro per Bagheria?

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Prendo spunto dall’articolo del Prof. Franco Lo Piparo pubblicato su questo giornale on-line, il 23 agosto scorso, per dare un piccolo contributo al dibattito promosso da Bagherianews sulle sorti del nostro territorio.

L’analisi del professore Lo Piparo riporta tante riflessioni condivisibili: compito di chi studia, approfondisce e diffonde qualunque dei saperi, è senz’altro quello di avvistare, magari con più lucidità e tempestività la strada lungo cui si avvia la nostra Bagheria, il disagio non solo economico che vive la nostra comunità, e di indicarci un futuro possibile.

Anche io non posso sfuggire in certi momenti ad un certo pessimismo, allorché vedo che il cambiamento è difficile, ed alcuni fenomeni, e tra questi la fuga dei giovani professionalmente più preparati e qualificati, non induce certo a ben soperare.
Però anche il professor Lo Piparo, mi pare di capire, un tentativo di disegnare una serie di “riforme” di metodo e di modelli di comportamento, che possano contribuire ad invertire una tendenza, le manifesta e ce le indica.

Anche perché, ed è questo a mio avviso, il punto fermo da cui partire, in questo paese io ci vivo assieme alla mia famiglia, e assieme a me ci vivono altre migliaia di famiglie.
Uno sforzo pertanto di progettare un futuro possibile deve essere comunque fatto, ed io da “tecnico” e nient’altro, intendo portare il mio contributo.


Sappiamo tutti come il comprensorio di Bagheria vive ormai da tanti anni una grave crisi economica, determinando l’emigrazione di diverse migliaia di lavoratori verso il Nord Italia e la fuga di cervelli, ovvero di personale qualificato, verso le aziende settentrionali o estere, portando ad un progressivo “impoverimento” del nostro territorio.
La situazione economica e sociale dell’area presenta le caratteristiche tipiche delle zone svantaggiate: basso tasso di attività, elevato tasso di disoccupazione, elevata incidenza, anche se in calo, del settore primario, tendenzialmente contenitore di occupazione marginale, un’elevata incidenza del settore delle costruzioni, un livello di occupati nel settore turistico (3% circa) che si attesta ai livelli nazionali ma che, date le potenzialità della zona, potrebbe essere ulteriormente sfruttato al fine di ridurre i gravi problemi occupazionali.

Lo scarso numero di imprese, inferiore non solo a quello nazionale ma anche regionale, evidenzia una carenza di imprenditorialità locale che si ripercuote non solo sul fattore occupazionale, ma anche sulla mancanza di concorrenzialità delle realtà locali nel contesto nazionale ed internazionale. Si tratta di un tessuto produttivo debole con tipologie produttive rivolte esclusivamente al mercato locale ed a bassa produttività.
Infine, Bagheria ha perso in gran parte la propria identità di “paese”, insieme alla cultura e alle tradizioni popolari, a causa della forte incremento demografico riguardante il travaso di cittadini provenienti dalla città di Palermo, diventando sempre più “periferia” della grande area metropolitana.

Spiegare le cause di questa crisi economica non è certamente facile e forse non è neanche questa la sede per discuterne.
Probabilmente è mancato un disegno generale di rilancio dell’economia e comunque non sono emersi in questi ultimi anni settori o comparti in grado di caratterizzare positivamente la ripresa economica del nostro territorio: l’industria agro-alimentare non riesce ad affermarsi oltre i confini locali, il settore delle costruzioni langue e riguarda soprattutto il comparto delle “ristrutturazioni”, l’industria manifatturiera è quasi inesistente, l’industria ittica risulta sempre più caratterizzata da poche grandi aziende che stentano ad affermarsi secondo una logica “distrettuale”, la cantieristica navale e il diportismo nautico, pur avendo grandi potenzialità, non riescono a decollare, infine il turismo e la fruizione dei beni culturali, pur innescando circuiti economici e sociali ad elevato valore aggiunto, riescono ad incidere ancora molto poco sulle dinamiche occupazionali.

Allora è più utile parlare di ciò che si “potrebbe” fare o si “dovrebbe” fare. Il momento è pure favorevole, visto che in questi gironi si insedia la nuova giunta e vi è una nuova maggioranza di governo della città. Mi auguro che dopo mesi di parlare di politica a causa delle elezioni nazionali, regionali e provinciali si torni finalmente a parlare di contenuti e di azioni concrete, in una città dove si parla ancora troppo poco delle principali questioni economiche da affrontare.
Infatti credo che lo sviluppo economico del nostro territorio passa necessariamente dalla risoluzione di alcuni “nodi” o “ambiti di intervento” urgenti su cui occorre intervenire, quali:

1. la disponibilità di aree industriali ed artigianali idonei alle esigenze delle imprese. Ancora oggi chiunque vuole avviare una nuova iniziativa imprenditoriale o vuole ampliare l’azienda già esistente non trova aree adeguate. Le aree artigianali previste nel piano regolatore generale e finanziate nell’ambito del Patto Territoriale di Bagheria non sono state ad oggi ancora realizzate, molte imprese i cui progetti hanno avuto un finanziamento dal Patto Territoriale non possono realizzare il loro investimento a causa della mancanza di aree idonee, non si trovano terreni e capannoni in regola con le normative urbanistiche vigenti.

2. la realizzazione e/o completamento di interventi infrastrutturali già progettati e finanziati, quali, ad esempio:
· il miglioramento dello svincolo autostradale, che oggi costituisce un grande limite alla mobilità urbana;
· il recupero della vecchia stazione ferroviaria e dell’ampio spiazzale antistante dove è previsto un parcheggio di 200 posti auto e consentirebbe di riqualificare l’intera area, oggi in evidente stato di degrado urbano;
· la realizzazione di un ampio parcheggio sotterraneo nei pressi di Villa Palagonia; · la riqualificazione del Corso Umberto e la sua parziale destinazione ad area pedonale, necessaria per migliorare la vivibilità nel centro storico;
· la creazione di un Parco Naturalistico Suburbano all’interno di Monte Catalano, dove verrà realizzato il primo Centro di educazione Ambientale del Mezzogiorno, che offrirà spazi per ospitare attività di educazione e ricerca, di visita ed accoglienza, un campeggio di sole tende, di eco museo, di fattoria-scuola, di aula verde, di giardino didattico;
· il restauro della Certosa;
· la realizzazione della barriera frangiflutti ad Aspra, indispensabile per il rilancio dell’economia della frazione marinara di Aspra;
· la ristrutturazione di Palazzo Butera e la sua prevista rifunzionalizzazione per attività polifunzionali, quali foresteria e residenza per studenti, opificio della pietra locale, Centro studi cinematografici ed arti visive, Centro di documentazione architettura barocca siciliana.

3. l’efficace funzionamento degli Uffici Comunali, al fine di renderli funzionali alle esigenze dei cittadini e delle imprese, quali, ad esempio, lo Sportello unico delle attività produttive o l’Ufficio Tecnico-Urbanistico, la cui azione ha grandi ripercussioni sul territorio. Se per avere le autorizzazione necessarie per l’avvio delle nuove iniziative imprenditoriali o per avere un cambio di destinazione d’uso occorrono ancora parecchi mesi, allora le iniziative imprenditoriali e i meccanismi di sviluppo tardano a mettersi in moto e scoraggiano quei pochi che vogliono rischiare o che vogliono mettersi in regola con le normative vigenti, incoraggiando invece fenomeni di abusivismo e di illegalità.

4. l’inserimento della città e delle sue Ville nei circuiti turisti nazionali ed internazionali. Il rilancio dell’economia del nostro Comprensorio passa necessariamente dalla valorizzazione del patrimonio storico-artistico ed architettonico che il nostro territorio offre, e dal suo inserimento nei circuiti turistici nazionali ed internazionali. Le poche migliaia di turisti che ogni anno visitano Villa Palagonia o Villa Cattolica stanno in Città solo qualche ora, sono generalmente “di passaggio” e la loro presenza non porta ad alcuna ricaduta in termini economici per gli esercizi commerciali, i ristoranti e gli hotel del nostro territorio.

Tali azioni possono e devono essere realizzate se vogliamo innescare processi di sviluppo virtuosi ed “autosostenuti”, partendo dal presupposto che lo sviluppo economico di un territorio dipende proprio dalla valorizzazione di alcune variabili quali gli investimenti produttivi, il patrimonio di risorse intangibili, il tessuto imprenditoriale, le risorse umane e quelle finanziarie.

D’altra parte la crescente attenzione ai fattori locali dello sviluppo esaltato il ruolo dell’Ente locale come “agente di sviluppo”, ovvero come animatore e partner delle imprese – esistenti o da creare – delle cooperative, delle associazioni, che ci sono e operano nel territorio e di tutti quei soggetti pubblici e privati da coinvolgere nell’azione di sviluppo. Ciò comporta che l’Ente locale abbandoni la tradizionale mentalità “amministrativa”, che consiste nell’applicare più o meno bene procedure formali stabilite e decise altrove, per assumere un compito di stimolo e mobilitazione delle strutture socio-economiche locali.


Roberto Lo Meo è funzionario di Sviluppo Italia Sicilia S.p.A., dove si occupa di marketing territoriale. E’ Dottore Commercialista, Revisore Contabile e Giornalista Pubblicista.