In una Palermo preda di un’interminabile crisi idrica si consuma la tragicomica epopea di una donna quasi normale, sempre sull’orlo di una crisi di nervi. Le giornate di Arianna si consumano nell’impari lotta contro motorini dell’acqua, autoclavi, recipienti di raccolta, idraulici minacciosi, gang di ladri che rubano impianti idrici.
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Il romanzo, l’intera storia del romanzo moderno, da Cervantes in avanti, può essere raccontata come una teoria dei luoghi.
C’è un nesso profondo tra scrittura romanzesca e spazialità. Il lettore europeo, ad esempio, ha scoperto, nella seconda metà del XX secolo, parti del mondo molto lontane dal suo luogo di nascita. L’Africa di Keren Blixen, e quella più densamente simbolica del Conrad di Cuore di tenebra, la Macondo di Marquez, la Bombay di Figli di mezzanotte di Rushdie. Luoghi che appartengono alla geografia del raccontare, e alla storia del romanzo europeo, storia che nessun lettore riceve in eredità, ma che ognuno conquista a modo proprio.
Da qualche anno noi lettori eurocentrici sappiamo che è vero anche il contrario: nelle province del mondo che per noi, tradizionalmente, costituiscono il nerbo stesso dell’esotico, i lettori hanno imparato a guardarci, e a percepirci, come il ‘loro’ esotico. Due esempi su tutti. Balzac e la piccola sarta cinese, di Daj Sije e Viaggio alla fine del millennio di Yehoshua.
L’effetto, abbastanza straniante, che suscita Da bere agli assetati, primo romanzo di Anna Li Vigni (Di Girolamo editore, 2008, € 15.00), si potrebbe riassumere così: la lettura ci restituisce, pagina dopo pagina, un’immagine esotica, altra, della città in cui viviamo e che ci illudiamo di conoscere bene.
Una Palermo de-costruita attraverso il filtro quasi minimalista e impietoso di un’ironia che trasforma la città intera in una sit-com collettiva; lontana, comunque, dall’immagine stantia, benché reale, di città-porto delle nebbie e sede naturale di un potere tanto ‘ascoso’ quanto ‘colombiano’, dinamitardo e beota.
Il romanzo, quando sa farsi provincia dell’esistenza, contiene di solito in sé, palesemente, la propria genealogia letteraria.
Proviamo a rintracciarne una per Da bere agli assetati.
C’è un luogo comune che è sempre sembrato particolarmente insopportabile nel discorso letterario sulla Sicilia e sugli scrittori siciliani: una specie di determinismo geo-politico, avallato anche da Sciascia, secondo il quale soltanto la costa orientale dell’isola, da Brancati a D’Arrigo, passando per Bufalino (ma è un Oriente che si spinge fino all’agrigentino di Pirandello e Sciascia) e tanti altri, sarebbe la patria del romanzo siciliano. E Luigi Natoli,verrebbe da chiedersi? Palermo sarebbe irraccontabile? E I Beati Paoli?
Da venti anni in qua, una generazione di scrittori palermitani si è presa la briga di raccontarci la città e la sua topografia maniera credibile e ‘normale’. Da Riotta, ad Alajmo, ma soprattutto a Piazzese. Altri, come Benfante, l’hanno posta a modello, nemmeno tanto implicito, dei loro ‘luoghi oscuri’. Li Vigni, in un certo senso, completa questa operazione di riappropriazione topografica della città da parte del romanzo contemporaneo, ma lo fa giocando con un topos ben presente nella tradizione letteraria isolana proprio a partire da Natoli: la città sotterranea, nascosta, indicibile.
Ma, se la città sotterranea di Natoli banalizza la stratificazione culturale e storica della città (pur non arrivando mai, ad esempio, alla pesantezza simbolica della Buenos Aires sotterranea di E.Sabato,) la Palermo inabissata della Li Vigni smorza quel topos, e lo rigenera, attraverso una delle componenti fondamentali dell’arte del romanzo (e del suo romanzo): l’ironia del dettaglio, dell’accumulo centrifugo dei dettagli.
Dell’accumulo ironico, demistificante, di dettagli che ci fanno riconquistare la città per percorsi eterodossi. Dettagli che sono l’anima stessa della macchina romanzesca (come ben ricordava Nabokov nelle sue Lezioni di letteratura, e prima di lui Flaubert, convinto della possibilità di rintracciare dietro al dettaglio la totalità).
La Palermo descritta dalla Li Vigni agonizza non soltanto per mancanza d’acqua: muore nell’aridità del linguaggio da cui è parlata. Ma agonizza, anche, perché è incapace di avere sete di altri tipi, e di estinguerla.
Muore perché cerca di colmare le sue voragini civili con l’illusione di essere diventata una sorta di postazione d’avanguardia culturale del mediterraneo, e finendo col vantare, invece, primati da Capitale del Regno delle due Sicilie più che da moderna città europea. “La cultura è in gran fermento a Palermo. Sei andato a vedere lo spettacolo di quel regista russo? Quale? Quello allestito in quel nuovo teatro ricavato dalle macerie vicino al porto. Ah, sì. Ne ho sentito parlare. Era recitato in russo. Mi hanno detto che è stato un successo: c’erano almeno venti persone e tutti sono rimasti seduti sulle panche di legno fino alla fine. Mi viene il ma di schiena solo pensarci” (p.88).
Una città pazzesca, bloccata, incapace di rinnovarsi, con una borghesia che manco i più triti cliché gattopardeschi sono in grado di dipingere convincentemente - tra un vernissage e un’installazione post-modern - in tutta la sua misera, vuota pochezza. Una borghesia, e una città intera, alla quale l’occhio attento della Li Vigni concede tutto ciò che è possibile: ma, giustamente, nulla di più.
Maurizio Padovano
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Omnibus Celeste 4° fermata, Conversando con l'autrice Anna Li Vigni: Maurizio Padovano e Franco Lo Piparo presentano "Da bere agli assettati", lunedì 23 giugno, ore 18.30, Teatro Branciforti di Bagheria. ...
Anna Li Vigni è nata a Palermo, dove vive e lavora. Studiosa di estetica e collaboratrice del supplemento culturale Domenica del Sole24ore, si è occupata, negli ultimi anni, di poetiche del Rinascimento e del Barocco. Ha pubblicato alcuni studi sull'immaginazione mistica di Ignazio di Loyola e sulla cultura gesuitica del Seicento, un volume intitolato Poeta quasi creator (Palermo, 2005) e ha partecipato alla stesura di volume sul tema dell'Annunciazione nella pittura siciliana, intitolato Sacre conversazioni (Palermo 2007). Ha anche curato l'edizione della novella rinascimentale in versi Historia di Maria per Ravenna (Milano 2007). Questo è il suo primo romanzoAl termine della presentazione verrà offerta una degustazione di vini dalle cantine dell'Azienda Agricola G. Milazzo