E' morto nella mattinata di lunedì Giovanni Nasca erede, padre e nonno farmacisti, di una generazione che sin dal 1870 aveva esercitato questa professione, ed il cui nome rimane strettamente legato alla città di Bagheria.
Non possiamo non integrare la notizia dolorosa, con un ricordo personale di Giovanni Nasca. Avevamo imparato a conoscere, sin da ragazzi, il padre Antonino, severo e burbero dietro il banco di farmacista in Corso Umberto: era stato segretario cittadino del Partito fascista, e le sue idee di conservatore postfascista non le dissimulava.
Quando iniziammo la nostra attività di lavoro nell'ormai lontano 1975, i contatti e la frequentazione con il figlio Giovanni, divennero frequenti e periodici.
Era Giovanni un uomo di sani principi, sempre gentile e distinto, anche lui conservatore e moderato, non fascista, ma rispettoso delle nostre idee che erano molto diverse dalle sue.
Ed è per questo che i nostri incontri di lavoro si trasformavano quasi sempre in accese discussioni politiche.
Ma Giovanni Nasca non era solo questo: faceva il lavoro di farmacista come un tempo, quando quella che oggi è una attività commerciale come tante altre era ancora una missione.
Consigliava come una volta avveniva, i pazienti, che un tempo erano meno informati di medicina su internet come sono quelli di oggi, e che spesso gli facevano domande un po' strampalate.
E lui era sereno, paziente, soprattutto con le persone più anziane e meno colte: spiegava, consigliava, convinceva, rassicurava, confortava.
Se dovessi dipingerlo, lo ritrarrei con lo sguardo attento, le spalle curve a leggere una ricetta, e, ahimè, con l'immancabile sigaretta accesa, le vecchie super senza filtro, se la memoria non ci tradisce.
Era una farmacia storica quella dei Nasca, e la loro preparazione e la loro professionalità era stata premiata: negli anni '80, se non ricordiamo male, era la prima farmacia di Sicilia, e una delle prime in Italia come volumi di fatturato e una di quelle che le aziende farmaceutiche assumevano come campione e a cui guardavano con particolare attenzione: per noi era quindi una grande responsabilità,e dobbiamo riconoscere che Giovanni Nasca nei nostri confronti fu sempre disponibile e professionalmente generoso.
In poche parole ci faceva fare sempre bella figura.
Negli anni '90 dovette affrontare assieme ai suoi familiari una prova terribile e dolorosa: la scomparsa nel marzo del 1996 del primogenito Ninni, e qualche anno dopo la perdita dell'attività e del lavoro, cui aveva dedicato tutta intera la sua vita.
Negli ultimi anni seguiva con grande partecipazione e passione le iniziative filantropiche della moglie Antonella Miloro, e l'ultima volta che ci vedemmo ci parlò del suo archivio fotografico ed in particolare delle foto delle statue di cera della Certosa.
Era questo un aspetto poco noto della famiglia Nasca, che in silenzio ha custodito alcune delle memorie più importanti per la nostra città.
Con Giovanni Nasca se ne è andato un bagherese perbene, che, a testa alta e con grandissima dignità, era riuscito a superare i momenti difficili cui il destino lo aveva sottoposto