Usavano la tecnica cosiddetta del "cavallo di ritorno" i due complici, uno dei quali già arrestato dagli agenti della Polizia di Stato di Bagheria, che negli ultimi mesi avrebbero messo a segno stando agli inquirenti, diversi colpi.
La storia: la polizia aveva ricevuto negli ultimi mesi diverse denunce per furti di furgoni, di motoape, motocicli, attrezzi agricoli, auto ecc, che avevano però rivelato una caratteristica in comune, e cioè che dopo qualche giorno il derubato ritrovava il mezzo a poca distanza dalla propria abitazione.
Gli inquirenti della squadra investigativa avevano intuito cosa poteva starci dietro, mancava però la collaborazione delle stesse vittime, che definivano il ritrovamento assolutamente casuale.
Qualche giorno fa l'ennesima denuncia in Commissariato, di un uomo P.A. di 78 anni, bagherese, che intento a raccogliere olive, aveva subito in contrada Corvo a Casteldaccia il furto di un motofurgone Piaggio.
A questo punto la scena cambia: il derubato il giorno successivo al furto si vede arrivare in casa l'uomo che verrà successivamente identificato come Ignazio Lo Monaco, che gli dice che per 1200 euro si sarebbe "messo in mezzo" per fargli ritrovare il motoape rubato, preziosissimo peraltro per i lavori di campagna dell'anziano, che costretto dalle circostanze "aderiva all'invito".
La conversazione veniva però ascoltata da un giovane familiare del derubato, che si metteva immediatamente alle calcagna dell'uomo e contemporaneamente telefonava al 113 chiedendo una collaborazione alle forze dell'ordine che è arrivata tempestiva.
Di fatto il giovane e la polizia "pedinando" il "sensale" sono riusciti a ritrovare il mezzo rubato, e a quel punto è scattato l'arresto del Lo Monaco.
L'insegnamento che viene fuori è che dovrebbe esserci una maggiore collaborazione tra cittadini vittime di reati gravissimi e forze dell'ordine, che quando vengono messi in condizione di potere operare, riescono a dare risposte efficaci alla richiesta di sicurezza dalla gente.