Per Domenico Gargano, nipote di Antonino Tripoli, ucciso con tre colpi di pistola i primi di ottobre del 2008 nei pressi della stazione ferroviaria a Bagheria,
E' questa la sentenza pronunciata dal Tribunale che accogliendo le argomentazioni della difesa, ha sostenuto che l'accusa nei confronti del nipote, formulata in un momento di lucidità dal Tripoli qualche giorno dopo il ricovero in ospedale, dove sarebbe poi deceduto, era avvenuta in un contesto in cui Antonio Tripoli non aveva sufficiente lucidità.
Mancava anche, sempre secondo i difensori, un motivo valido che potesse giustificare un atto così violento, anche se a caldo, gli inquirenti avevano ipotizzato possibili conflitti di interesse tra zio e nipote.
Gli elementi di colpevolezza erano anche basati sul fatto che il Gargano fosse stato l'ultimo a vedere in vita lo zio, e questo aveva indirizzato le indagini degli inquirenti.
La Corte di Assise è stata di diverso avviso.