E’ questa la prima chiave di lettura degli inquirenti di fronte al duplice omicidio e al ferimento di un terzo uomo, di venerdì mattino a Misilmeri. Quei mandamenti colpiti dalla decapitazione provocata dagli arresti di capi riconosciuti avvenuta nelle ultime operazioni antimafia che hanno portato
Anche se non è ancora chiaro se il duplice omicidio di Paolo Lo Gerfo e di Gaspare Zucchetto, ed il ferimento di Ivan Sciacca, sia una risposta all’omicidio avvenuto a gennaio sempre a Misilmeri del fruttivendolo Pietro Lo Bianco, avvenuto clamorosamente in piazza, o un altro anello della catena e quindi il secondo atto di un disegno iniziato a gennaio.
L’arresto dei capi , come rilevano gli inquirenti, mette in moto dinamiche nuove dentro cosa nostra: ci sono personaggi che cercano di farsi spazio e di emergere nelle famiglie e nei mandamenti decimati dagli arresti. Da qui anche il fatto che i due girassero armati e con il colpo in canna, fatto che peraltro non li ha salvati dalla tempesta di fuoco dei killers.
E pare anche fondato il sospetto che ci potrebbe essere stata un talpa che abbia segnalato i loro movimenti.
A margine c’è da rilevare che il ventunenne Ivan Sciacca, figlio di un brigadiere dei CC. In forza alla stazione di Villabate, avrebbe dichiarato che i due gli avrebbero chiesto di accompagnarli, per dar loro una mano in campagna, a raccogliere nespole o a sistemare una motozappa non si sa; ma si fa strada l’idea che i due con la presenza di Sciacca pensassero anche di essere più sicuri, chissà.
Come pure si pongono dei problemi sui criteri di assunzione, che sono stati adottati per assumere il personale del Coinres, e quali siano i criteri di gestione e controllo esercitato sui dipendenti.
Da segnalare infine, per capire lo stato di cosa nostra in alcune aree del palermitano, stralci di una interessante intervista rilasciata dal p.m. Nino Di Matteo al Giornale di Sicilia.
"E’ un fatto particolarmente significativo –dice Di Matteo rispondendo ad un domanda di Alessandra Ferraro - che questo duplice delitto sia avvenuto a pochissima distanza di tempo dalle operazioni antimafia molto importanti realizzate in questi ultimi giorni."
"Questo vuol dire-continua Di Matteo- che la battaglia contro la mafia non solo non è vinta ma che cosa nostra, in particolar modo nella parte orientale della provincia di Palermo può contare su uno zoccolo duro molto difficile da penetrare".
Ed ancora : “La riflessione che posso fare è che i territori di Villabate, Belmonte, Misilmeri, Bagheria, Baucina e Ciminna, hanno una tradizione importante all’interno dello scacchiere di cosa nostra.
Rappresentano una roccaforte storica, formata da uomini d’onore appartenenti a famiglie il cui stampo è stato dato da Bernardo Provenzano".
Per concludere: “Il territorio orientale della provincia è meno interessato dai fenomeni delle collaborazioni con la giustizia o da vere e proprie denunce e ribellioni di massa. .Pochi si oppongono e ancor meno sono i pentiti: Francesco Campanella, Mario Cusimano, e, a Belmonte, Giacomo Greco".
E, aggiungiamo noi, nessuno a Bagheria.
nella foto: i corpi dei due uomini uccisi davanti al cancello della villetta dove sono stati sorpresi dai killers.