Un centinaio di partecipanti al convegno tenutosi a S.Teresa sulla costituzione di parte civile di enti, comuni e associazioni nei processi contro cosa nostra.
Tanti i sindaci di grossi comuni: sono presenti i sindaci di Bagheria, Casteldaccia, Santa Flavia, Misilmeri, Villabate, Trabia
e di quasi tutti i 15 comuni del Consorzio Metropoli est , che si pone ormai nel territorio come punto di riferimento non solo economico e progettuale, ma anche come presidio di legalità; non si può disconoscere il valore del protocollo firmato qualche giorno fa tra Metropoli est, per la sicurezza nei luoghi di lavoro, e la spinta e l'incoraggiamento data all'associazione antiracket guidata da Pippo Cipriani.
E sono proprio queste le argomentazioni che nella relazione introduttiva espone Salvatore Camilleri, presidente di Metropoli est, il consorzio di comuni promotore dell’iniziativa di oggi.
Presenti pure gli avvocati, alcuni dei quali giovani praticanti che prendono appunti, il management di Villa S.Teresa, televisioni e giornalisti.
Partecipa anche il procuratore capo della Repubblica Francesco Messineo.
Non tanti i politici, in particolare quelli bagheresi, che sembrano non amare molto questo tipo di iniziative: seguono effettivamente il convegno, il presidente del consiglio Daniele Vella, i consiglieri Amato e Gullì e gli assessori Tripoli e Pagano.
Una fugace apparizione verso la fine fanno i consiglieri di Bagheria, Castronovo, Giammanco e Vigilia.
Oltre dieci gli interventi che si sono susseguiti lungo l’arco di una discussione che è mandata avanti per oltre due ore, ed in tutti, trasversalmente ed unanimemente, viene riconosciuta l’importanza che oggi assume nei processi di mafia, la presenza come parti civili di comuni , provincie, regioni associazioni di categorie.
Biagio Sciortino oltre a portare i saluti, richiama l’attenzione del sottosegretario alla giustizia Giacomo Caliendo, che sostituisce il ministro Alfano assente, e a cui a conclusione del suo intervento consegnerà una memoria, sulla condizione della Pretura di Bagheria, che non solo non deve morire ma il cui ambito territoriale giurisdizionale, deve essere anzi rilanciato.
Nell’intervento introduttivo il “padrone di casa”, l’amministratore giudiziario delle imprese di Aiello, Andrea Dara, mette in risalto i problemi con i quali lui e i suoi collaboratori si sono dovuti confrontare dopo le vicende giudiziarie che hanno coinvolto il “patron” di S. Teresa: tutelare innanzitutto l’occupazione all’interno della strutture sanitarie, ma non solo, ricostruire un rapporto di fiducia con la pubblica amministrazione, leso dalla vicenda processuale di Michele Aiello, ripartire con tariffe meno onerose per la pubblica amministrazione, preparare il futuro.
E sembra questo forse alla fin fine il motivo vero del perchè il convegno viene organizzato in una sede così carica di valenze simboliche: il proporsi di Santa Teresa come soggetto che entro la fine dell’anno sarà presente con le sue strutture, le sue attrezzature e il suo personale medico e paramedico, in tutti i momenti della gestione del paziente oncologico, dalla prevenzione alla diagnosi, dal ricovero al trattamento e alla cura.
Sarà questo il grande salto, non solo di qualità, che proporrà Villa S. Teresa, come punto di riferimento non solo per la Sicilia e centro di eccellenza per il trattamento dei malati di tumore.
Un obiettivo ambizioso, che gli amministratori e gli operatori più qualificati sono fermamente intenzionati a raggiungere.
Poi gli interventi di avvocati, magistrati, politici ed esperti di diritto.
Dall’avvocato Alfredo Galasso, che fu avvocato di parte civile del Comune di Palermo nel primo maxiprocesso contro cosa nostra del 1986 e fu il primo caso di riconoscimento del ruolo di parte civile ad un comune, agli avvocati Cesare Terranova e Nino Caleca al preside della facoltà di scienze giuridiche Giuseppe Verde, che affrontano gli aspetti più squisitamente tecnici della questione.
Ai magistrati Cesare Vincenti e Ignazio De Francisci, che sottolineano l’importanza della costituzione di parte civile, delle associazioni ancor più di quella degli enti locali.
Cesare Vincenti, presidente della I sezione penale del Tribunale di Palermo, sostiene che la ammissione di parte civile di comuni, associazioni di cittadini e di categoria, di consorzi ed enti, riporta anche le motivazioni processuali, in un binario per lungo tempo lasciato “morto”, e cioè quella del fine risarcitorio nei confronti delle vittime che deve essere uno degli obiettivi del processo, oltre quello ovviamente di punire i colpevoli.
Ed è De Francisci ad affondare con il suo siluro, quell’antimafia spesso di facciata praticata dalle amministrazioni locali:
Non serve dice Ignazio De Francisci, pm della DDA, che i comuni si costituiscano parte civile nei processi di mafia, se poi i loro uffici tecnici sono gestiti in un certo modo e affidati a personaggi compromessi e collusi.
So bene – aggiunge quasi a volersi far perdonare l’affondo precedente - quanto sia difficile fare antimafia nelle piccole realtà locali.
Può sembrare un paradosso ma non lo è - continua De Francisci - può essere talvolta più facile per un magistrato condannare un mafioso, che per un politico di un piccolo centro tenere lontana cosa nostra dalla pubblica amministrazione; anche perchè l’amministratore di un comune, il mafioso se lo ritrova ogni giorno al bar, e magari quello che oggi è un uomo di cosa nostra, era ieri suo amico di gioventù o compagno di scuola.
Lillo Speziale presidente della Commissione regionale antimafia, mette in guardia rispetto al fatto che la normativa nazionale prevede di destinare al fisco un terzo delle somme destinate alle parti civili, possa essere visto come un messaggio sbagliato.
Assente il ministro della giustizia Alfano conclude il sen. Giacomo Caliendo sottosegretario alla giustizia e dice cose molto sensate.
Oggi c’è una consapevolezza diversa - dice il sottosegretario - nei confronti del fenomeno mafioso, nella magistratura, nella politica e tra la gente.
Occorre, conclude, che la gente non si comporti come il semplice spettatore di uno spettacolo, ma che scenda in campo e giochi la partita assieme alle forze che garantiscono la sicurezza e la legalità