All’alba di stamani, i carabinieri del Comando Provinciale di Palermo hanno dato esecuzione a 12 ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal g.i.p. del capoluogo (giudice Pasqua Seminara) su richiesta della D.D.A. palermitana
Il provvedimento cautelare scaturisce dalle indagini – convenzionalmente denominate “Senza Frontiere” – sviluppate dal nucleo investigativo del reparto operativo di palermo in oltre 7 mesi di attività sia tecnica di intercettazione video e audio sia di osservazione e pedinamento sul territorio ed incentrate su un complesso di sospetti appartenenti alla predetta famiglia mafiosa.
In particolare l’attenzione investigativa si e’ incentrata sulla figura del boss villabatese D’agati Giovanni, reggente della locale famiglia mafiosa il quale, dopo l’arresto di Mandala’ Nicola prima e di Mandala’ Antonino poi, è stato documentato come abbia preso in mano le redini della consorteria criminale, adoperandosi attivamente sia nel ferreo controllo del territorio – attraverso la sistematica imposizione del pizzo ai danni di imprenditori e commercianti, sia nella complessa attivita’ di riciclaggio e reinvestimento del provento delle attivita’ illecite in attivita’ economiche formalmente legali, tutte intestate a prestanome.
le investigazioni permettevano quindi di accertare.
Agli attuali assetti organizzativi interni e le rispettive funzioni direttive ed esecutive assolte in seno alla predetta consorteria, ridefinitisi a seguito – come detto – dell’arresto dei suoi vertici nel gennaio 2005 (operazione “grande mandamento”) nonché la stretta dipendenza della stessa famiglia di “Villabate” dal mandamento mafioso di “Bagheria”, recentemente decapitato con la nota operazione “Perseo”.
a tal riguardo – in particolare – è sufficiente infatti rammentare la documentata partecipazione dello stesso D'agati Giovanni all’incontro – registrato l’ 8 maggio 2008 – realizzatosi tra Scaduto Giuseppe, capo del mandamento di Bagheria, l’anziano Adelfio Salvatore, il figlio Adelfio Giovanni , capo del mandamento di Villagrazia, con il noto Capizzi Benedetto, capo “in pectore” della neo “commissione provinciale” di cosa nostra palermitana.
Le linee d’azione criminale fissate dall’attuale dirigenza della famiglia mafiosa di “Villabate” e rappresentate innanzitutto dalla diffusa attività estorsiva di imposizione del “pizzo” condotta con estrema dinamicità ed aggressività dell’organizzazione in danno di numerosi imprenditori e commercianti di quell’area, mediante la quale garantire anche il sostegno economico ai familiari degli associati detenuti.
Centinaia sono state infatti le conversazioni ambientali intercettate a bordo dell’auto del D’agati – i cui contenuti hanno poi trovato anche pieno riscontro nelle dichiarazioni rese da vari collaboratori di giustizia tra cui Bonaccorso, Greco, Campanella e Cusimano – attraverso le quali si è avuto modo di rilevare il completo assoggettamento di molti imprenditori locali al sistema creato dal d’agati per la gestione delle riscossioni del “pizzo”. quest’ultimo, infatti, avvalendosi della collaborazione di pochi ma fidati esattori, quali Fumuso Francesco Antonino, La Franca Gioacchino e Montaperto Giovanni, ha costretto numerosi imprenditori che operano nel settore dei trasporti, in quello del commercio e nel settore edile, alla dazione sistematica o periodica di somme di danaro, puntualmente raccolte dal d’agati e successivamente destinate ai familiari dei detenuti.
Tale organizzazione ha vissuto comunque un momento di difficolta’ allorquando il Montaperto Giovanni, effettuando un resoconto delle “entrate del pizzo” al suo capo famiglia, rappresentava il fatto che, a seguito del susseguirsi delle operazioni di polizia finalizzate a contrastare il fenomeno mafioso, non poteva piu’ insistere in maniera decisa con i commercianti, in quanto aveva notato maggiori resistenze rispetto al passato e, all’uopo, riferiva testualmente: “ai cristiani, oggi, ci si legge negli occhi che si vogliono fare sbirri !!!”.
Il reimpiego dei proventi delle attività delittuose della predetta famiglia mafiosa attraverso il fraudolento trasferimento di beni a soggetti terzi, così da eludere – tra l’altro – l’effettiva riconducibilità in capo all’organizzazione di due “agenzie” di scommesse sportive e di un “supermercato” di alimentari operanti in quel centro (le citate attività economiche sono anch’esse oggetto di contestuale provvedimento di “sequestro preventivo” disposto dalla medesima a.g. per un valore stimato di circa 12 milioni di euro).
proprio in relazione ai sequestri operati, e’ da evidenziare l’estremo interesse della famiglia mafiosa, ed in particolare del D’agati Giovanni, nel settore delle scommesse sportive.
il D’agati, infatti, risulta essere il reale titolare delle due agenzie sequestrate, gestite ed intestate fittiziamente a prestanome, anche loro tratti in arresto, le quali avevano la funzione di “ripulire” ingenti quantitativi di danaro illecito per poi trasformarlo in “danaro pulito”, impiegato soprattutto per creare nuova ricchezza lecita e provvedere nel contempo al sostentamento dei familiari di numerosi sodali, anche di estremo spessore criminale, attualmente detenuti.
Le indagini inoltre hanno accertato l’esistenza di intensi rapporti della famiglia di Villabate con gli stati uniti – ed, in particolare, con esponenti di spicco di cosa nostra newyorkese – finalizzati anch’essi al reinvestimento di capitali illeciti in attività commerciali sul territorio americano.
il servizio, che ha interessato principalmente la cittadina di Villabate, ma anche il Capoluogo e la vicina citta’ di Bagheria, ha visto impiegati circa 200 carabinieri.
I centri scommesse e l’attività commerciale oggetto dell’odierno provvedimento di sequestro sono:
(1) l’agenzia di scommesse denominata "punto snai web - scommesse ed ippica" sita in villabate via Giulio Cesare nr.28;
(2) agenzia di scommesse denominata "intralot - giochi e scommesse" sita in villabate in via Giulio Cesare nr.56 .
(3) esercizio commerciale denominato "sapori genuini" sito in Villabate viale Europa nr.190/a ;
Questo l’elenco degli arrestati:
1) D’agati Giovanni, nato a Villabate (pa) il 28 giugno 1940;
2) La Franca Gioacchino, nato a Villabate (pa) il 14 agosto 1953;
3) Fumuso Francesco Antonino, nato a Palermo il 3 luglio 1967 ;
4) Montaperto Giovanni, nato a Palermo il 2 luglio 1975;
5) Cuppari Maurizio, nato a Palermo il 24 giugno 1970;
6) Caracappa Marcello, nato a Palermo il 2. febbraio 1969;
7) Di Peri Maurizio, nato a Palermo il 19 settembre 1976;
8) Di Peri Davide, nato a Palermo il 18 luglio 1978;
9) Ribera Fabio, nato a Palermo il 24 giugno 1977;
10) Arena Salvatore, nato a Catanzaro il 21 ottobre 1960;
11) Arena Marco, nato a Palermo il 2 giugno 1985;
12) Alaimo Gianpiero, nato a alermo il 14 giugno 1975.
Comunicato Stampa del Comando Provinciale dei Carabinieri di Palermo