Mercoledì 18 febbraio alle ore 9.30, il Pubblico Ministero della Direzione Distrettuale Antimafia del Tribunale di Palermo Antonino Di Matteo incontrerà, nell'aula multimediale del Liceo Classico "F. Scaduto"di Bagheria,
un folto gruppo di studenti dello stesso Liceo Classico, dello Scientifico "S. D'Alessandro" e dell'Istituo Tecnico Commerciale "L. Sturzo, nell'ambito del progetto del locale Commissariato di P.S. Bagheria denominato "Educazione alla legalità ed alla responsabilità".
Ne parliamo con Domenico Barone (nella foto in basso), ispettore capo del Commissariato di P.S. di Bagheria che negli anni ha curato, di concerto con la prof.ssa Mariceta Gandolfo, i progetti per l’educazione alla legalità portati a compimento in collaborazione tra scuola e Commissariato.
Se la memoria non ci inganna, è la terza volta che il p.m. Nino Di Matteo (in foto), tra i più impegnati nelle inchieste contro cosa nostra, viene a Bagheria . Di cosa parlerà con gli studenti?
Intanto tengo a precisare che è la seconda volta che il Dr. Di Matteo, su invito del nostro Commissariato, partecipa ad un incontro con gli studenti bagheresi.
In un'altra occasione aveva partecipato a Palazzo Cutò ad una Assemblea cittadina contro racket e usura. Questa nuova occasione rappresenta una delle tappe del progetto di legalità che avrà la sua conclusione il mese di Maggio prossimo.
Come ogni anno incontriamo gli studenti delle scuole medie superiori cittadine per intraprendere insieme un percorso formativo tendente al contrasto di tutte le illegalità ed in particolare di quella mafiosa, vera piaga della Sicilia e responsabile del mancato sviluppo del nostro territorio.
Il magistrato si confronterà con i ragazzi anche alla luce della sua esperienza in delicate inchieste di mafia che hanno coinvolto diversi Bagheresi.
A Bagheria la pratica delle estorsioni, del pizzo e dell’usura, non vengono percepite, almeno a livello di opinione pubblica, come una vera e propria emergenza criminale, così come avviene a Palermo. Perché secondo lei?
Per quanto riguarda il pagamento del cosiddetto pizzo ad organizzazioni criminali, voglio precisare che nel 2005, a seguito dell'arresto di un nostro concittadino, (Giuseppe Di Fiore n.d.r.) è stato rinvenuto un diario ove erano stati appuntati i nominativi di diversi imprenditori costretti a pagare il pizzo per il solo fatto di potere lavorare.
Nel nostro comprensorio è ormai notorio che il pizzo non viene versato, a differenza di quello che accade in un grosso centro urbano come Palermo, in maniera capillare , ma si concretizza in forme più subdole e pervasive, che lo stesso imprenditore considera come un male minore: con assunzioni di persone strettamente collegate alla cosca mafiosa, costrizione tacita di acquisto di materiale da un rivenditore piuttosto che in altri e così via.
E mi pare che anche Lei l'abbia rilevato di recente in un suo articolo. C'è pertanto questa percezione sociale come dire "soffice".
Ci sono fatti recenti che vi fanno pensare ad una recrudescenza del fenomeno?
E’ un fatto, segnalato peraltro anche dagli organi di informazione, che negli ultimi sei mesi a Bagheria sono state date alle fiamme diverse autovetture, un Ufficio di una ditta che opera in città, e poi ancora sono state effettuati una serie di danneggiamenti sempre a ditte con sede a Bagheria, ed è stata rinvenuta una bottiglia piena di benzina con un biglietto minatorio davanti la sede di una impresa edile.
I segnali mi sembrano inequivocabili e anche inquietanti per chi vuole capire.
Cosa fate per combattere il fenomeno?
Facciamo molto mi creda, anche se nei dettagli non posso dirle cosa. Ci stanno loro, ma ci stiamo anche noi, è questo che mi sento di dire, in maniera molto sintetica.
Oggi le moderne tecniche e gli avanzati strumenti di investigazioni ci offrono nuove possibilità.
Lo scambio continuo di informazioni tra magistrati e forze di polizia, di qualsiasi colore sia la loro divisa,che lottano contro cosa nostra, danno la possibilità di raggiungere risultati prima impensabili cui tutti hanno partecipato.
Dall’agente appena entrato in servizio al carabiniere più bravo e esperto,
ognuno contribuisce con il proprio piccolo tassello a costruire il mosaico finale.
Anche l’usura è diffusa nel nostro territorio?
Pensiamo di sì: dico pensiamo, perché riceviamo scarsa o nessuna collaborazione da parte delle vittime.
Diffusissimo in questo periodo è quello proprio della microusura, della gente che va a chiedere in prestito, magari all’amico, al vicino di casa, addirittura al parente i 500 o i 1000 Euro per pagare una rata, per comprare qualcosa di necessario, per una spesa straordinaria e imprevista.
Talvolta, non sempre naturalmente, l’amico da benefattore può diventare la sanguisuga.
Nel nostro lavoro quotidiano incontriamo tante di queste storie drammatiche.
Il tentativo, fallito grazie all’operazione di intelligence di polizia e magistrati, di uccidere Pietro Lo Iacono, e i recenti arresti dell’operazione “Perseo”, in cui sono stati coinvolti dei bagheresi, disegnano uno spaccato di “cosa nostra” a Bagheria e nel territorio , in cui funziona ancora bene la catena di comando e controllo. Si pensava ad una mafia allo sbando e in difficoltà, invece si scopre una associazione viva che continua a tessere le proprie trame.
Le dinamiche delinquenziali svelate con il mancato progetto omicidiario a carico di Lo Iacono Pietro, ma anche i dettagli dell'operazione condotta dai Carabinieri di Palermo "Perseo", ci consegnano un quadro a dir poco allarmante della capacità delinquenziale e decisionale di gravi eventi della cosca mafiosa di Bagheria, ma il dato, a mio avviso, più grave e preoccupante è rappresentato dalla valutazione sociale che la cosiddetta società civile riserva a soggetti già tratti in arresto ovvero già condannati anche in via definitiva per reati di mafia.
Costoro anziché restare isolati nella società e nella coscienza civile vanno invece sempre a testa alta senza alcuna vergogna.
E per noi che rappresentiamo la legge è una cosa che fa male.
Incontrare un giorno al bar, il tizio, che magari il giorno prima è venuto da noi per la firma del registro dei soggetti sottoposti a misure preventive, riverito e baciato da cittadini comuni, professionisti, commercianti, imprenditori e politici, è per noi una cosa terribile.
E questo a Bagheria succede purtroppo quotidianamente.
Per questo quello che vorremmo far capire ai ragazzi, è che i mafiosi, vanno isolati: debbono sentire freddezza, ripulsa e .condanna morale, e non solidarietà come se fossero degli eroi.
La recente operazione Perseo , ha messo in luce la grande capacità di investigazione delle forze di sicurezza. A Bagheria la mafia ha un proprio “primato”, se così lo vogliamo chiamare. Vale a dire che non c’è mai stato un pentito locale che ha disvelato gli organigrammi della famiglia locale.Come mai?
Anche questo è una fatto già noto. La "famiglia" mafiosa di Bagheria, già dagli anni ottanta è stata sempre considerata tra le più temute e secretate nel panorama delinquenziale provinciale.
Infatti non si conosce ancora un collaboratore di giustizia bagherese.
Anche questa è una circostanza meritevole di riflessione, sulla quale naturalmente possiamo solo fare ipotesi di tipo sociologico, che non mutano però i termini del problema.
Alcune recenti indagini demoscopiche hanno messo in luce una grave disinformazione dei giovani sul tema della mafia. Al punto che alla domanda “Chi è Rocco Chinnici?, una altissima percentuale ha risposto: ”un mafioso”. Lei incontra spesso gli studenti: quale è l’approccio dello studente medio nei confronti della mafia? Che informazioni hanno sulla mafia? Che giudizio danno dei mafiosi?
Devo dire che l'approccio con gli studenti è sempre molto positivo.
E' vero tuttavia che trattandosi di un particolare percorso formativo che non si può concludere in un'aula scolastica, a volte sia noi che gli insegnanti abbiamo la sensazione che a tutto ciò non segua il necessario momento di riflessione in famiglia con i genitori o i fratelli maggiori, quindi il rischio è quello di non fornire le adeguate conferme che il giovane in età evolutiva necessità specie in un campo delicato come il contrasto alla mafia
Si fa abbastanza, secondo Lei, nelle scuole per far capire che la mafia, e il suo intreccio con la politica, è stato uno degli elementi che hanno determinato l’arretratezza e fa povertà della Sicilia?
Sono convinto che molto si è fatto in questi anni con i giovani a Bagheria e ne ho riscontro giornalmente con giovani che ho incontrato gli anni precedenti con cui sono rimasto in contatto.
Il problema maggiore come dicevo prima è, a mio avviso, la comunità degli adulti che forse non fornisce buoni modelli di riferimento ai giovani e forse.....purtroppo gli arresti degli altimi anni ne hanno data ampia dimostrazione.
Personalmente sono convinto che queste iniziative sono fondanentali per i giovani per il contrasto a tutte le forme di illegalità che voglio ricordare in questi hanno non hanno fin qui consentito a questa cittadina di potere crescere dal punto di vista economico.
Sono comunque estremamente fiducioso per il futuro.
Programma della mattinata di mercoledì:
ore 9.30 proiezione dello spot "qualcosa è cambiato" prodotto da rai Sicilia (durata 1.30)
ore 9.35 saluti del Preside del liceo Classico Prof. Domenico FIGA' e del Dirigente del Commissariato Dr. Luca Salvemini
ore 9.50 intervento di Paolo Zarcone - cantastorie che si esibirà sun un testo di Ignazio Buttitta
ore 10.00 incontro con il Dr. Nino Di Matteo e L'ispettore Capo Domenico Barone