I soldi incassati dai presunti sicari per eliminare su commissione Angela Maria Corona, strangolata e gettata sotto un ponte il 14 aprile, lungo la strada che collega Bagheria a Ciminna, avrebbero dovuto essere utilizzati anche per pagare gli avvocati e difendersi dalle accuse di omicidio premeditato e occultamento di cadavere.
Il retroscena emerge dalle intercettazioni contenute nell’ordinanza di custodia cautelare che ha portato in carcere la nipote della vittima, Francesca Maria Castronovo, e due stranieri che avrebbero materialmente commesso il delitto in cambio di diverse decine di migliaia di euro, l’ivoriano Guy Morel Diehi e il maliano Toumani Soukouna. Stamattina, difesi dagli avvocati Gabriele Lipani e Michelangelo Zito, hanno entrambi deciso di non rispondere alle domande del gip.
Chi sono i due presunti sicari
I due indagati non hanno storie semplici alle spalle. Soukouna è arrivato in Italia dalla Libia nel 2015, su uno dei tanti barconi approdati in Sicilia, in cerca di una vita migliore. Per un periodo, con un permesso di soggiorno per motivi umanitari, ha vissuto a Napoli e poi è tornato a Palermo, dove ha trovato alloggio alla Missione Speranza e carità di Biagio Conte. Il suo documento era scaduto, ma essendo proveniente dal Mali, dove la guerra civile si sta inasprendo, avrebbe potuto facilmente rinnovarlo. Diehi vive invece in città da diversi anni con la madre, che si arrangia facendo la badante. Ha fatto qui le scuole medie ed ha pure frequentato l’istituto alberghiero.
Le prove contro di loro
Oltre alla confessione della nipote della vittima che ha indicato i due stranieri come coloro che avrebbero materialmente ucciso Corona, la Procura di Termini Imerese ha trovato dei riscontri al suo racconto grazie all’analisi dei loro tabulati telefonici – le celle agganciate sarebbero compatibili con i luoghi in cui è stato compiuto il delitto – e alle immagini di alcune telecamere di sorveglianza. I due sarebbero ripresi mentre arriverebbero la mattina del 14 a Bagheria in bicicletta, per esempio. In alcuni tratti i video sono così nitidi da rendere perfettamente riconoscibili gli indagati e da vedere persino che – per via dell’emergenza sanitaria – indossano le mascherine. In un filmato si distinguerebbe nitidamente Soukouna a bordo dell’auto di Castronovo, mentre si dirigono verso la provinciale 16 per sbarazzarsi del cadavere.
Le intercettazioni
C’è una conversazione in cui i due stranieri parlano di soldi e poi ce n’è un'altra in cui Diehi chiede aiuto alla madre e le racconta che lui avrebbe solo aiutato a trasportare una cosa e che non avrebbe saputo che si trattasse di un cadavere. E’ la donna a suggerire di usare il denaro ricavato per pagare gli avvocati. “Dicono che sono stato complice di un omicidio – racconta Diehi mentre è nella caserma di Bagheria alla madre – che ho ucciso una donna… Stavamo andando a lavorare, lei mi ha chiamato dicendomi di venire ad aiutarla, non sapevo di cosa si trattasse, non l’ho uccisa… La donna mi ha detto che se l’avessi aiutata mi avrebbe dato dei soldi, siccome io avevo bisogno di soldi ho accettato, ma non sapevo di che tipo di aiuto si trattasse… Ma c’era qualcuno dentro un sacchetto”. E alla donna che continua a chiedergli “raccontami tutto”, risponde: “Stavo passando e lei mi ha chiamato per aiutarla, dicendomi di venire con lei a casa sua per far scendere qualcosa, invece era una anziana donna dentro un sacchetto… Io ho portato dentro la sua macchina e mi ha chiesto se conoscevo un posto dove buttare, io ho risposto che ero venuto solo per lavorare e non avevo idea”. La madre domanda: “Quando sono venuti ad arrestarti hanno preso i tuoi soldi?” e poi: “Io ti dico sempre di stare a casa, lo sai che non ho nessuno, ora come farò? Anche se chiamo l’avvocato chiederà soldi, come farò? Ti aiuterò, sei mio figlio, bravo o cattivo, non ti posso abbandonare, ma il problema è che non ho come fare per aiutarti, hai lasciato che ti prendessero i soldi che avevi, altrimenti potevamo usarli per pagare l’avvocato...”. E qui Diehi risponde: “Non hanno preso tutto”. La madre insiste: “Guy, dimmi la verità, sono stata io a metterti al mondo, a prescindere da quello che è successo, che sia bello o brutto… Hai aiutato la donna a commettere l’omicidio?”. E lui continua a negare.
Diehi, sempre mentre è nella caserma dei carabinieri, chiama anche Soukouna: “Delle persone sono venute a casa… Devi andare subito a casa mia… Non hanno visto i soldi che ho nascosto perché erano sopra l’armadio, hanno svuotato l’armadio però i soldi erano ben nascosti, in un sacco blu con delle scarpe… Ci puoi arrivare usando la sedia”. E l’altro risponde: “Ok, appena li prendo li do a tua sorella...” e Diehi: “Perché ho chiamato mia madre… nel caso attualmente chiedono (gli avvocati, ndr) 5, 6 mila euro”.