Neanche l’hanno finito di ristrutturare e già è stato
promosso in Italia come luogo simbolo di intimidazioni mafiose.
Che bella promozione gratuita che ieri la cittadina delle ville si è vista arrivare dalle pagine nazionali del quotidiano La Repubblica.
La replica della giornalista del TG3 Maria Cuffaro a Dell’Utri che lamentava di vedere in video facce “gotiche e troppo “dark” è andata forse oltre le aspettative della stessa catapultandoci un intero comune che da anni tenta di affrancarsi da certi stereotipi.
“Mi sembra di stare sul Corso di Bagheria” - ha detto stizzita la giornalista - Viene uno e ti dice: come sta la famiglia. Ed è un avvertimento”. L’infelice battuta della Cuffaro ha tolto l’imbarazzo di rispondere al suo destinatario poiché di destinatario ne ha trovato un altro: l’esterrefatto comune di Bagheria.
A leggerlo bene e per intero, dopo l’iniziale sorpresa, si capisce bene che la giornalista intendeva sottolineare il tono intimidatorio delle parole di Dell’Utri ma la similitudine da lei usata distoglie dai termini reali della questione. Diciamo che la notizia che si evince dall’articolo, magari per un lettore distratto, è un’altra: sul corso di Bagheria si va ancora con la coppola e la faccia truce a fare intimidazioni.
Un’affermazione che nella politica ai tempi della Lega e delle nostalgie per il manganello non va bene affatto.
Nel pomeriggio di ieri non si sono fatte attendere le repliche del primo cittadino e degli amministratori bagheresi. Risentito il sindaco: “Vorrei che la giornalista avesse l'opportunità di spiegarsi meglio – ha detto Biagio Sciortino - la sua dichiarazione si riferisce a una Bagheria che non è l'attuale città delle Ville.
Passeggio nel recentemente ristrutturato, corso Umberto, ogni giorno, e non ho assistito a scene che descrive la Cuffaro".
Dichiarazioni di sorpresa e incredulità anche dall’assessore Gianluca Rizzo: “Non
so a quale Bagheria si riferisca la giornalista” e da altri amministratori bagheresi.
Tutti invitano la giornalista a “farsi un giro nella Bagheria del presente” e rivendicano i “passi avanti” compiuti dalla città rispetto allo stereotipo di città “di mafia”.
Soprattutto gli sforzi compiuti perla diffusione di una “cultura della legalità e dell’antimafia”.
Si attendono le prossime dichiarazioni della Cuffaro mentre Dell’Utri esce indenne dalla polemica che ha innescato.
E noi che ancora discutevamo sulla pedonalizzazione o meno del Corso.