Studenti, docenti, collaboratori scolastici e genitori insieme in Piazza Politeama.
C’è chi indossa una maglietta raffigurante un pacco di sigarette con su la scritta: “La Gelmini nuoce gravemente alla salute”.
Un piccolo cartello alle spalle di uno dei tanti docenti che affollano via Libertà dice, invece: “Meglio bionda che Brunetta”. Un cartello più grande a mo di teatrino in cui appaiono Berlusconi, Tremonti e Gelmini, con le orecchie d’asino, porta la scritta: “Tre briganti e tre somari” con riferimento al “Rinaldo in campo”.
E’ stato un lungo e pacifico corteo quello che si è snodato stamani lungo via Libertà diretto a Piazza Politeama accompagnato da un fantasioso insieme di scritte e striscioni: tutti contrari ad una riforma approvata a colpi di maggioranza e in barba ad ogni forma di dialogo. Moltissimi gli studenti, gli insegnanti, precari o meno (ormai non fa più differenza) collaboratori scolastici e genitori. Forse non era mai accaduto che tutti gli interessati, coloro che a vario titolo fanno la scuola, il cuore pulsante dell’istruzione, sia sceso in piazza compatto. E a tutte le età: capelli bianchi o rasta il fine è lo stesso.
La Gelmini ha avuto il merito di riunire, non solo tutte le sigle sindacali, ma anche tutti gli operatori della scuola. Gli studenti vanno decisi, sicuri di stare dalla parte di chi ha ragione, informati dei fatti. Ogni istituto avanza col proprio striscione e insieme vanno docenti e ragazzi mentre sventolano le bandiere multicolori dei vari sindacati. C’è qualcosa di insolito, di irreale, in questa fiumana di gente che marcia civilmente in una Palermo bloccata, ferma anch’essa. Ogni tanto ci passa sulle teste un elicottero della Polizia e il corteo saluta festante.
E’ un corteo colorato, ordinato: soprattutto lunghissimo. Subito vengono fugati i timori del giorno prima. Non succede nulla, al massimo qualche petardo. Si cammina, si sta insieme, si parla, ci si ferma. Si incontrano docenti incrociati in anni di precariato su e giù per i tanti comuni della provincia di Palermo ed è un continuo abbracciarsi, farsi coraggio, mentre il sole appare e scompare tra le nuvole. Dietro di noi i ragazzi di Rifondazione intonano i vecchi inni e Bandiera rossa si fonde ai ritmi meno militanti dei giovani che stanno dinnanzi a noi e che saltano, parlano, intonano canti e rime estemporanee.
La lunga sfilata arriva in piazza Politeama, circa due ore dopo la partenza, ed è solo allora, più o meno attorno alle 11,30, che ci si comincia a guardare attorno per cercare di capire quanti siamo. Di fare una stima, un calcolo approssimativo. Saremo ottanta mila. Forse. Qualcuno vorrebbe dirigersi in Prefettura ma il corteo non è autorizzato ad andare oltre piazza Politeama. Ci si ferma, allora. In un piccolo furgone, sito proprio dinnanzi il chioschetto della musica al Politeama, in un palchetto improvvisato, si alternano studenti e docenti e anche qualche mamma preoccupata. “Vogliono rubarci il futuro” dice qualcuno. “Non glielo permetteremo - ribatte qualcun altro - al via subito con la raccolta di firme per il Referendum.”
Squillano molti cellulari, si telefona, si vuole condividere il momento. Una maestra, che indossa un grembiulino blu, dice che sulle Madonie sono circa in 1500 ma pare che in piazza del Popolo a Roma si sia raggiunto il milione di persone. Anche le nuvole in cielo sono scomparse ed è un sole caldo di un fine ottobre insolito che fa da scenario a questa immensa marea umana. “Non avrei mai detto che sarei sceso in piazza insieme a Rifondazione” – dice un’insegnante che non nasconde la propria appartenenza politica di destra. Ma oggi non c’è né destra né sinistra e i nostri politici sono tutti lontani anni luce.
E’ forse questa la più grande vittoria di chi ha deciso oggi di scendere in piazza.