I giornali di oggi danno grande spazio alla notizia che il boss di Bagheria Pietro Lo Iacono, in atto con l'obbligo di soggiorno a Santa Flavia, era nel mirino di un commando di killer che si preparavano ad ucciderlo,
L'urgenza degli arresti sarebbe stata determinata dal fatto che gli inquirenti temevano che i killer sarebbero potuti entrare in azione addirittura oggi ( "un sabato", si evince dalle intercettazioni).
Con questa accusa i pm Nino Di Matteo e Marzia Sabella, hanno firmato i provvedimenti di fermo nei confronti di quattro uomini che farebbero parte della famiglia mafiosa di Bagheria, anche se i loro nomi dicono poco ai non addetti ai lavori.
Sono: MIchele Modica, 53 anni e Andrea Fortunato Carbone, 43 anni, entrambi di Casteldaccia; Emanuele Cecala ,31 anni, di Caccamo, e Gaetano Fiorista, 32 anni, di Palermo.
Pietro Lo Iacono aveva avuto comminata nel dicembre del 2005 una condanna in primo grado a 13 anni per associazione di stampo mafioso.
Nel processo era emerso il suo ruolo di stretto collegamento con Bernardo Povenzano, oltre che di reggente della famiglia mafiosa di Bagheria.
Poco più di un anno fà la sentenza era stata annullata per un vizio procedurale: in poche parole, per un disguido, Lo Iacono non era stato tradotto dal carcere sino al Palazzo di Giustizia, mentre c'era una udienza del processo a suo carico.
Secondo le legge, questa omissione, avrebbe nuociuto al suo diritto a difendersi.
"Vizio insanabile", così lo ha definito la corte, che lo aveva rinviato ad un nuovo processo, annullando nel contempo la sentenza di condanna.
La requisitoria del pm Di Matteo per il nuovo dibattimento si svolgerà in Ottobre.
Nel frattempo Lo Iacono era sottoposto a misure di prevenzione.
Stando alle indagini, basate soprattutto sulle intercettazioni telefoniche, si è scoperto però che, nel frattempo, un altro tribunale si era riunito e deciso una pena ben più grave.
Naturalmente gli inquirenti stanno anche cercando di capire cosa sta cambiando negli equilibri di cosa nostra, dopo l'arresto avvenuto oltre due anni fà, di Bernardo Provenzano.
I fermi di ieri, se le ipotesi accusatorie venissero confermate dai Gip con la convalida e con l'arresto dei quattro,dimostrerebbero che è in atto un vero e proprio terremoto nell'organigramma mafioso.